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Turismo invernale, un sogno nel cassetto?
di Patrizia Di Forte

Portofino Coast Gazette – febbraio 2020

Il nostro territorio può ambire a un rilancio nell'Altra Stagione

Il turismo in Liguria è nato come turismo climatico.

manifesto Leonetto Cappiello, 1907/1908

I primi turisti venivano in Riviera alla fine dell'800 per il clima mite, l'eccellenza degli alberghi e del servizio e la qualità della vita.
Le cittadine rivierasche, animate da una frizzante vita sociale, ospitavano per lunghi periodi una clientela internazionale benestante, che amava contemplare le bellezze del paesaggio, fare passeggiate, praticare sport, rilassarsi in buona compagnia, godere dei benefici derivanti dalla talassoterapia, largamente praticata, e dei piaceri della buona tavola, coccolata nel lusso dei prestigiosi Grand Hotel, che andavano sviluppandosi lungo tutta la costa.
Successivamente, dopo la seconda guerra mondiale, le nostre cittadine hanno esercitato un forte richiamo per il jet set internazionale, trainate dai personaggi hollywoodiani che si ritrovavano a Portofino e dai locali alla moda della Riviera. Portofino, Rapallo, Santa Margherita Ligure e tutta la costa circostante sono diventate mete ambite e conosciute in tutto il mondo, e questo tratto di riviera si è guadagnato un posto tra le destinazioni internazionali di maggior pregio e fama.
Già durante il periodo fascista iniziava però a prendere forma il turismo invernale montano, e dopo la seconda guerra mondiale, con la realizzazione di numerose piste da sci sulle Dolomiti, la Montagna incominciava a richiamare sempre più turisti durante i mesi invernali, innescando un processo concorrenziale nei confronti della Riviera accelerato dal progressivo accorciarsi delle distanze dovuto allo sviluppo del trasporto aereo che ha reso via via sempre più accessibili destinazioni esotiche e lontane.
Così la Riviera Ligure, come molte altre destinazioni marine del Belpaese, ha iniziato a registrare una contrazione delle presenze nei mesi invernali, senza essere in grado di mettere in campo adeguate politiche per attrarre turisti. Alcuni alberghi hanno scelto di attrezzarsi per accogliere meeting, magari trasformando gli eleganti saloni in sale congressi. Altri invece hanno deciso di rassegnarsi a una stagionalità breve che sostanzialmente incomincia con la Pasqua e termina all'inizio di ottobre.
Davvero troppo poco per una destinazione prestigiosa come la nostra. Troppo poco per la nostra economia, basata in larga parte sul turismo, per la vita delle nostre cittadine, costrette a un letargo forzato e innaturale durante l'inverno, per l'esistenza stessa di alcune aziende turistiche, soprattutto di quelle poche che, eroicamente, scelgono di restare aperte tutto l'anno.
Il sogno di un turismo invernale deve dunque restare chiuso in un cassetto?
Oppure è ancora possibile pensare che, mettendo in campo strategie concordate, innescando una forte collaborazione tra la parte pubblica e quella privata, ricercando risorse e finanziamenti, ponendosi obiettivi precisi e controllabili, sia possibile rilanciare il turismo invernale nella nostra destinazione?
Quando si parla di destagionalizzazione, ci si riempie talvolta la bocca di parole a cui spesso non fanno seguito fatti concreti.
Destagionalizzazione è in sé una parola abbastanza priva di significato, in quanto implica dare per scontato che la "stagione" sia quella estivo/balneare e tutto il resto sia "altro", quando invece sappiamo bene che ogni segmento turistico ha la sua stagionalità e che si tratta davvero, comprendendo questo importante passaggio, di scegliere a quale turismo puntare per attrarre turisti anche nell'"altra stagione".
Quindi, se andiamo ad analizzare quali sono i segmenti turistici che possono portare presenze nei mesi autunnali e invernali, ci accorgiamo per esempio del turismo culturale, di quello sportivo, del turismo degli eventi aggregativi, del turismo del benessere, di quello escursionistico, del turismo scolastico, di quello silver, di quello enogastronomico, solo per citarne alcuni.
Una volta individuati i segmenti che più si adattano all'offerta del nostro territorio, dovremmo essere capaci di fare squadra, individuando con chiarezza i punti di forza per creare dei prodotti competitivi e promuoverli adeguatamente, e lavorando con impegno sui punti di debolezza per trasformare le negatività in positività.
Rafforzare l'accoglienza, chiedere alle amministrazioni locali di favorire con apposite misure l'apertura degli alberghi e dei servizi nei mesi invernali, organizzare eventi di grande richiamo, utilizzando anche le risorse derivanti dalla Tassa di Soggiorno, lavorare in termini comprensoriali, realizzando davvero quell'unità territoriale di cui si parla da troppo tempo, sono gli strumenti di cui disponiamo per trasformare questo sogno in realtà e dare una reale prospettiva di crescita al turismo del nostro comprensorio.

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