Genova – giugno 1935
In un periodo in cui stenta a partire la nazionalizzazione del Parco, pubblichiamo questo articolo scritto al momento della sua costituzione come Ente Autonomo.
Perdoniamo l'enfasi legata al particolare periodo politico d'allora e richiamiamo quanto la "Gazzetta" pubblicò a ottobre 2015 nell'articolo "Ente Parco: un oggetto
complicato".
«Il "Parco di Portofino" fu creato nel 1935 con Legge n.1251 del 20/6/1935, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.166 del 18/7/1935 "Costituzione
dell'Ente autonomo del Monte di Portofino, avente sede in Genova". Volendo costruire una strada litoranea tra Santa e Camogli per favorire il turismo, l'intenzione
era ridurre il pericolo delle speculazioni immobiliari che avrebbero stravolto l'ambiente.
Difficoltà tecniche e problemi finanziari impediranno la
costruzione della strada: sarà invece mantenuto l'Ente autonomo, la cui struttura sarà ampiamente modificata da Leggi successive.»
Approvata dal Consiglio dei Ministri, presieduto da S. E. il Capo del Governo, nella riunione del 4 maggio scorso, successivamente presentata ed approvata alla
Camera dei Deputati (relazione dell'on. Besozzi di Carnisio) ed al Senato (relazione dell' on. Celesia di Vegliasco) la costituzione dell'Ente Autonomo del Monte
di Portofino, avente sede in Genova, è oggi Legge di Stato.
Come ha ricordate nella sua relazione il senatore Celesia questa legge ha notevolissimi e felici precedenti, quali ad esempio l'istituzione dell' Ente Autonomo
Tirrenia, quello dei Parchi nazionali del Gran Paradiso e dell'Abruzzo, del Parco nazionale del Circeo, senza parlare del più vasto e generale esperimento fatto con
la nota Legge per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico.
Il nuovo Ente è regolato da 15 articoli di cui, agli effetti della sua pratica attività, il 14° è senza dubbio il più importante. Detto articolo infatti
precisa che «L' Ente inizierà il suo funzionamento quando i contributi di cui all'art. 10 saranno stati debitamente deliberati e approvati nei modi di
legge».
Circa il funzionamento dell'Ente la legge prevede, quale somma minima complessiva sufficiente per l'amministrazione ordinaria, la somma di Lire 100.000 annue,
derivante dai contributi fissi della Provincia e del Consiglio Provinciale dell'Economia, dei Comuni facenti parte della Commissione amministrativa: Genova,
Camogli, Portofino, Rapallo, Recco, S. Margherita Ligure e di altri eventuali enti. E' superfluo ricordare che ancora prima che questo progetto fosse presentato al
Capo del Governo, per divenire decreto legge, tutti gli enti sopraccennati avevano già dato al progetto in esame la propria adesione più entusiastica. Tale
consenso, che sta a documentare la matura coscienza turistica dei dirigenti dei Comuni e degli Enti provinciali nei confronti della salvaguardia e della
valorizzazione delle bellezze naturali liguri, avveniva appunto in una riunione indetta in Genova da S. E. il Prefetto Gr. Uff. Umberto Albini, il 19 febbraio u. s.
In quella riunione aveva elevata ancora una volta la sua parola calda e persuasiva un assertore tenacissimo della conservazione e valorizzazione delle bellezze
naturali della zona di Portofino, l'industriale genovese Ettore Bocciardo che neppure il ritmo pesante degli affari non è riuscito a distogliere da quella che è
divenuta una sua seconda ragione di vita, la esaltazione delle bellezze naturali della nostra riviera di levante e di quelle particolarmente stupende di Portofino e
del Monte omonimo.
Vi sono vari modi di esaltare la bellezza delle nostre mirabili regioni, dai canti del poeta all'articolo di giornale, dal minuzioso lavoro dello studioso e del
ricercatore, a quello del dirigente di opere pubbliche, dal cittadino che, invasato da una idea di bellezza, si presenta agli uffici competenti e affronta il
pericolo di lunghe anticamere, di temute incomprensioni, di ironici congedi, all'uomo politico che abborda le questioni portandole direttamente alle supreme
gerarchie. Il Grand'Uff. Ettore Bocciardo per il trionfo del suo sogno di bellezza è stato un po' tutto: studioso attento e ricercatore paziente, scrittore e
conferenziere, illustratore delicato ed appassionante, soprattutto e sempre instancabile. Egli ha avuto però una grandissima fortuna, quella di vedersi sin
dall'inizio incoraggiato nella sua fatica dall'allora capo della provincia ed oggi al Ministero degli interni S. E. Mormino: di trovare nel Preside della Provincia
una comprensione alata come il problema meritava, ed infine in S. E. il Prefetto Albini il realizzatore pronto e sensibilissimo che riusciva in breve tempo a far sì
che potesse essere presentato a S. E. il Capo del Governo uno schema di proposta di legge non campata sopra incognite future, ma che aveva già in sé ogni concreta
capacità di tradursi in atto, per la totalitaria adesione dei maggiori interessati.
La risonanza che ha il nome di Portofino in tutto il mondo non data da pochi anni. La letteratura latina non lo ignora, non lo dimenticano poeti e scrittori
italiani e stranieri. Ma la sua fama nel gran mondo turistico ha cominciato a dilagare soprattutto dall'inizio di questo secolo. Da allora non vi è giornalista o
letterato o turista straniero che venendo in Italia non chieda di conoscere questa meraviglia di cui ha sentito molto parlare. Con tutto ciò sono pochissimi coloro
che possono veramente dire di conoscerla. Di Portofino solitamente non si conosce se non ciò che si vede dal mare, ossia un piccolo settore, dato che la scogliera
che vi precipita a picco non permette alle imbarcazioni che lo costeggiano di contemplarlo nella sua regale interezza. Altrettanto avviene, per la conformazione del
monte, a chi lo raggiunge salendo alla vetta. Invece è tutta la fascia esterna tra Punta della Chiappa e Punta di Portofino, svolgentesi su una lunghezza di ben
6300 metri che accoglie nei suoi misteriosi anfratti tuttora per gran parte inaccessibili una regione che ha tutti gli attributi del fascino soprannaturale. E'
appunto la visione di questo incanto, ignorata da tutti i visitatori di Portofino, che suggeriva e faceva scrivere a chi aveva frugato con anima di amante e di
poeta tra la sua flora quasi intatta: «Svolgere sopra queste rocce attorno alle valli ed alle calanche, il tracciato pressoché invisibile di una strada
pensile, per ricercare inaspettati tesori della natura, ed offrirli con arte e con grazia all'ammirazione del mondo, per svelare la bellezza nascosta senza
menomarla, per elevare fino ad essa l'anima delle popolazioni perché esse la comprendano, ne abbiano gioia e ne diventino custodi consapevoli e gelose, è opera di
squisita civiltà».
Dopo aver affermato che «la bella strada studiata con intelletto d'amore» sarebbe stata l'opera base per la disciplina della integrità fisica e
panoramica che si invocava da una apposita legge, lo stesso scrittore aggiungeva: «Non Legge di inibizione che chiuda in una riserva ermetica per le
generazioni avvenire i tesori naturali del Monte, ma norma che indirizzi, solleciti, illumini le iniziative private verso opere di bellezza che diano contributo
alle attrattive della regione»1.
Ed ecco in qual maniera l'attuale Legge, prima di generare l'Ente Autonomo del Monte di Portofino, è stata generata a sua volta dalla visione di quella meravigliosa
strada che dovrà, un giorno, come un ricamo invisibile, insinuarsi tra pittoresco e pittoresco, per svelare quella successione di miracoli divini che oggi sono
vietati dalla loro stessa inaccessibilità agli occhi e alla gioia del mondo. Come la possibilità di creare la strada suddetta è stata la premessa prima al sorgere
della nuova benefica legge, così è appunto questa strada che dovrà essere l'opera principe della legge oggi emanata. Per immaginare questo capolavoro occorre
pensare non alle consuete pur bellissime strade, di cui oggi l'Italia è maestra e di cui l'Azienda Autonoma della Strada, Provincie e Comuni ci stanno dando esempi
superbi, ma ad una creazione tutta particolare, il cui compito non è più quello di avvicinare due luoghi con il mezzo più comodo e più celere, ma di avvicinare gli
uomini ai più inattesi, diversi e ignorati capolavori della natura. Si dovrà dunque, nella esecuzione di questa strada unica al mondo, «procedere con spirito
di grazia», e non crediamo che si possa meglio esprimere il valore essenziale della futura creazione se non usando le stesse parole del suo ideatore.
Del resto, come è noto, il progetto della strada approntato dagli uffici della provincia auspice la entusiasta opera del preside della Provincia Grand'Uff.
Gardini, ha già avuto il premio migliore presso la Consulta nazionale per le bellezze naturali, la quale non solo ne ha approvato il progetto, ma ha ritenuto di
dover accompagnarne l'approvazione con uno speciale voto di plauso. Secondo gli uffici competenti quest'opera grandiosa, che resterebbe unica quale concezione
arditissima di valorizzazione paesaggistica, assorbirà oltre 500.000 giornate lavorative, e potrà essere finita in meno di tre anni. La spesa complessiva si
aggirerebbe intorno ai 15 milioni.
Certo il turismo ligure avrà in questa opera il suo più bel monumento. E come è vero che la bellezza è universale, non è temerario presumere che al
raggiungimento dei fondi necessari concorrano tutti coloro che della glorificazione delle meraviglie di Dio hanno più vivo il culto. Un illustre personaggio
francese che ebbe occasione di compiere giorni sono una escursione a Portofino, a chi gli descriveva le linee del progetto, innanzi all'esuberante rigoglio del
Monte, non esitò a dichiarare che la Riviera avrebbe trovato in esso le ragioni di un primato che nessuno avrebbe più potuto sottrarle. Il marchese De Capitani
d'Arzago, presidente della Cassa di Risparmio Lombarda, in occasione di una riunione a Portofino Vetta dei rappresentanti delle Casse di Risparmio italiane, non
restò a sua volta meno ammaliato, e con una subitanea felicissima rievocazione dell'apostolato svolto da Arnaldo Mussolini per elevare negli Italiani il culto della
montagna, ebbe a dire che anche il grande istituto lombardo avrebbe potuto essere presente, nel nome di Arnaldo, alla mirabile opera in progetto. A sua volta la
Cassa di Risparmio di Genova la quale, come è noto, è proprietaria degli immobili alberghieri e della zona di Portofino Vetta, vedrà nella strada progettata,
opportunamente collegata da un raccordo con la vetta, le ragioni del più insperato incremento dello sviluppo turistico e del valore del suddetto patrimonio. Nei
confronti di Genova, in particolare, non v' è dubbio che l'opera progettata verrebbe a elevare in sommo grado il suo prodigioso complesso di attrattive turistiche,
in quanto se è vero che Genova finisce alle porte di Bogliasco è pur altrettanto vero che la ospitalità di Genova e la sua stessa ininterrotta continuità edilizia
costiera trovano i loro termini naturali al promontorio di Portofino. L'architettata costruzione, come è facile prevedere, provocherà un siffatto grandioso
afflusso, soprattutto domenicale e festivo, da rendere necessaria la istituzione da Genova di appositi treni ed autoservizi per convogliarvi a migliaia i
visitatori. Infine, poiché sarà istituita una modica tassa per poter percorrere la suddetta strada, il gettito presumibile farà si che l'investimento del capitale
occorrente non troverà ostacoli per il suo sollecito afflusso.
Se la strada, come abbiamo veduto, sarà il capolavoro dell'istituito Ente Autonomo del Monte di Portofino, assai complessa è l'opera che lo stesso Ente è
chiamato a svolgere sin dal suo inizio. L'articolo 2 della Legge precisa infatti:
«Nel territorio del Monte di Portofino delimitato come all'articolo precedente sono vietati:
Nell'art. 4 è fatto inoltre esplicito cenno della disciplina «delle acque sorgive nascenti nel Monte di Portofino e che si riconoscono necessarie alla conservazione della flora e della fauna» mentre gli articoli 11 e 12 precisano le pene che l'Ente è autorizzato ad applicare nei confronti dei trasgressori.
Per citare solo qualche esempio, vediamo che per le infrazioni alla disciplina delle bellezze naturali, le pene variano da L. 200 a L. 1000 e che «quando si
tratta di costruzioni è obbligatoria la distruzione della costruzione e la remissione in pristino». Per le infrazioni alla disciplina che tutela le specie
vegetali più rare, la pena varia da L. 25 a L. 100 per ciascun esemplare.
A proposito di queste specie vegetali che saranno elencate in apposito regolamento ci piace ricordare che sin dal 1868 il cav. dott. Giovanni Casaretto, in una
dotta conferenza tenuta a Chiavari, richiamava l'attenzione degli studiosi, e delle autorità tutorie in particolare, sull'interesse eccezionale che offriva la flora
di Portofino.
Tale interesse non è per nulla ancora oggi diminuito, come ha potuto assicurarsi con appositi sopraluoghi il prof. Augusto Beguinot, direttore dell'Orto
Botanico di Genova e professore ordinario presso la nostra Regia Università. L'eminente studioso ha potuto infatti affermare che il Monte di Portofino riunisce in
sé tutta una singolare varietà di interessanti specie vegetali quali molto raramente si riscontrano in altri luoghi.
Tanto più delicato sarà sotto questo aspetto il compito di tutela dell'Ente, in quanto la valorizzazione che ne verrà al Monte e il conseguente aumento di
visitatori, tanto più imponente a strada ultimata, costituiranno altrettanti motivi per dover eliminare il pericolo di un rapido sfruttamento erboreo, reso fino ad
oggi difficile dalla inaccessibilità stessa dei luoghi. Ma la disciplina prevista dalla legge dovrà manifestarsi tanto più vigile non solo nei confronti dei
turisti, quanto in particolare nei riguardi dei carbonai che in date stagioni si insediano sul monte con le loro capanne e che, per l'avvenire, favoriti da maggiore
facilità di trasporto, non troverebbero più alcun ritegno alla loro opera di distruzione. D'altra parte l'apertura della strada rappresenterà il più vigile occhio
aperto oltre che sull'abusiva esecuzione di tagli boschivi, anche sui pericoli degli incendi che per cause non sempre chiare, si sviluppano nei boschi del Monte.
Basta ricordare gli incendi del marzo del 1926, dell'agosto del 1928 e dell'ottobre del 1930 di cui ancor oggi si vedono le mortificanti distruzioni.
Delle bellezze naturali di Monte Portofino fanno parte integrante non soltanto le dovizie erboree, ma anche quanto ha rapporto con la fauna e soprattutto le
numerose specie ornitologiche. E' noto come già in parte gli uccelli vengono durante l'inverno a rifugiarsi in questa oasi particolarmente riparata dai venti del
nord, così che con la conseguente applicazione del divieto di caccia si verrebbe a richiamare in breve tempo la nidificazione di tutte le specie non migratorie,
creando una zona ideale di riproduzione.
Nei 1.075 ettari di giurisdizione dell'Ente Autonomo del Monte Portofino sono comprese altre cospicue attrattive, come, tra i monumenti, la famosa Abbazia di S.
Fruttuoso e Torre Andrea Doria, l'oratorio di S. Nicolò dì Capodimonte, l'oratorio di S. Giorgio a Portofino e l'Abbazia della Cervara, per non citare che i
maggiori. Mentre per le sue spiagge marine, al fine di evocare visioni incomparabili basta citare un nome per tutte: Paraggi. Per questi gioielli in special modo la
nuova legge significa qualche cosa di più della salvezza definitiva; rappresenta anche maggiori possibilità finanziarie, altrimenti sempre difficili a trovarsi, per
portare a termine quell'opera generosa che il fascismo vi ha iniziato attraverso l'opera vigile della Sovintendenza ai Monumenti.
Il turismo ligure ha salutato con il più schietto entusiasmo la nuova Legge, mentre non ha potuto a meno di valutarne la eccezionale importanza nella stessa
sollecitudine con cui non solo le autorità genovesi ma, primo fra tutti S. E. il Capo del Governo ne ha voluta li immediata attuazione. Questa, come abbiamo veduto,
avrà integrale applicazione con l'insediamento del Consiglio di amministrazione dell'Ente, e poiché si tratta di dar vita ad un organismo i cui compiti sconfinano
per la massima parte da quelli prettamente utilitari che guidano i regolamenti disciplinatori di ordinarie attività economiche, vogliamo augurarci che chi sarà
chiamato a dirigerlo, saprà dare allo spirito della legge una così vibrante incarnazione, da farne, come è nei voti di tutti, un organismo veramente, assolutamente,
fascisticamente vivo e vitale.
1 Ettore Bocciardo - «Paraggi» - maggio 1931