Per finanziare la costruzione della basilica di San Pietro, Giulio II e Urbano VIII intensificarono la vendita delle indulgenze, provocarono l'indignazione e lo
scisma di Lutero e regalarono all'Europa un secolo di guerra civile, che comportò a sua volta, tra i mille altri lutti, il dimezzamento della popolazione tedesca.
Per la costruzione di Versailles il povero Colbert dovette tirare fuori per molti anni il 6 per cento della spesa pubblica francese, con un costo finale di 3
miliardi di dollari attuali. La storiografia ottocentesca, nel suo moralismo, attribuì all'indignazione popolare per le folli spese l'inizio del processo che
avrebbe portato alla Rivoluzione del 1789, a sua volta causa di milioni di vittime in tutta Europa.
Quando oggi godiamo della bellezza di San Pietro o di Versailles tendiamo a chiudere gli occhi sul loro costo finanziario e umano. Siamo ben contenti che queste
opere meravigliose siano tra noi e pazienza per le vittime.
L'idea di celebrare se stessi attraverso l'arte non è nuova, ovviamente nei limiti delle possibilità di ciascuno.
A Santa Margherita l'idea più brillante era venuta oltre dieci anni fa a un gruppo privato per la ristrutturazione di gran parte del waterfront (il
fronte mare): la proposta prevedeva un unico progetto con due componenti, un centro di talassoterapia e l'ampliamento del porto con una concessione di ben 90 anni.
La proposta aveva affascinato l'Amministrazione del tempo, che l'aveva accettata passivamente malgrado progetti simili trovassero in genere una giustificazione
economica su orizzonti di 35/40 anni e i numeri riportati derivassero da considerazioni e ipotesi molto superficiali, documentati in modo insufficiente.
La storia successiva avrebbe evidenziato con chiarezza tutte queste lacune.
Oggi ci troviamo di fronte a un progetto decisamente meno invasivo, ma che conferma tutti i limiti del confronto tra un'azienda privata con obiettivi bel chiari e
amministrazione pubblica non in grado di valutare tutti gli aspetti dei lavori.
Ci riferiamo in particolare alle "Sponsorizzazioni per interventi di restauro su beni culturali" che in questi giorni interessano il monumento a Vittorio
Emanuele II, ma che sono stati già effettuate su altri monumenti (Giuseppe Garibaldi, Caduti del Mare, Giuseppe Mazzini): Madonna di Ghiaia e Cristoforo Colombo
sembrano fuori dall'accordo.
La Società Vivenda srl, concessionaria pubblicitaria di Roma, propose nell'ottobre 2020 lo "sfruttamento pubblicitario in esclusiva di alcuni ponteggi di
cantiere da erigere per opere di restauro": seguì, come previsto dalla Legge, un bando rivolto ad altri eventuali interessati.
L'importo stimato è di ben 167.400 euro (di cui oltre 37.860 che, con le spese accessorie, portano a 50.000 la quota relativa a Vittorio Emanuele II), una cifra
significativa indicata dalla proponente che non ci risulta sia stata messa in discussione dal Comune
tanto deve essere coperta dagli sponsorizzati.
Peccato che la realizzazione dei ponteggi rechi un danno all'immagine della città e agli esercizi commerciali "oscurati": tanto più che i periodi previsti vanno
dal 1 luglio al 15 settembre.
L'art.16 del "Regolamento delle sponsorizzazioni" prevede "
controlli da parte dell'ufficio individuato come competente, al fine di accertare la
correttezza di quanto convenuto sia sotto il profilo normativo che per gli aspetti procedurali, tecnici, organizzativi e finanziari.": esiste un verbale per quanto
già fatto?
Si tratta di un'operazione conveniente? La risposta è: certamente SI per il privato, mentre per il Comune i cittadini si aspettano una risposta.