Nel lontano 1908 un cronista scriveva:
Santa Margherita è la città degli assenti. Assenti sono i cittadini suoi che ritornano dall'America ricchi sfondati; assenti i poveri diavoli che vivono pescando
nel bel golfo Tigullio, mercando fra gli ulivi, attorcendo canapi robusti, sulla spiaggia.
I primi si disinteressano della cosa pubblica, desiderosi soltanto di quiete e di tranquillità; i secondi vedono succedersi al potere uomini divisi fra di loro
da profondi odi, non politici, ma personali, senza più aiutare il trionfo di questi o di quelli, convinti come sono che dagli uni o dagli altri sarebbero, come
furono, ingannati.
Questo popolo è politicamente così accidioso che esita perfino dinnanzi al lieve sforzo di conchiudere.
Dal che si deduce che, là dove non sono partiti politici, ma personali, prima di tutto, il controllo delle minoranze sulle maggioranze è difficile o vano,
perché le minoranze non sono sorrette dalla diffusa simpatia del pubblico, e poi le lotte sono senza echi e senza fecondità.
a Santa Margherita – dove i partiti si chiamano: non socialista o repubblicano o clericale, ma: Maragliano, Giovo, Larco, De Barbieri
Ci ha fatto tornare in mente quanto leggemmo in un social del 2007:
- A Santa Margherita il potere è da tempo immemorabile in mano a dieci persone (uno per mille degli abitanti), che se lo scambiano con la sceneggiata di qualche
baruffa su cose secondarie
- Cento persone si ritagliano la loro fetta di potere assecondando uno o l'altro dei dieci, ma prima di tutto curando i propri interessi
- Mille persone credono di avere potere solo perché lo annusano
- Novemila campano alla giornata: o pensano ad altro o si fanno abbindolare da chi è più sfacciato nella campagna elettorale. In pratica subiscono.
Possiamo chiamarlo un nuovo feudalesimo.
Con il sistema maggioritario chi vince le elezioni controlla la giunta e il consiglio comunale: l'unica differenza rispetto al fascismo è che si chiama sindaco
anziché podestà e che giunta e consiglio, almeno formalmente, esistono.
Allora o il sindaco ha spirito democratico e coinvolge tutti, bontà sua, oppure fa e disfa come vuole: quello che succede a Santa Margherita.
Con un potere così ampio è facile cadere in tentazione e fare leva sul potere, giocare sul sentimento di chi ti ha visto nascere, approfittare di chi ha bisogno
di te come medico.
E se non stai al gioco minacciare ispezioni, negare permessi, fare terra bruciata intorno a te: tutte cose difficili da provare ma ormai talmente diffuse da
essere credibili.
Non è mafioso un comportamento come questo?
Per riconoscerlo dobbiamo arrivare a livelli siciliani, napoletani o calabresi?
Forse Santa Margherita è come il castello di Marganorre1, che fece dire a Ludovico Ariosto nel suo Orlando Furioso (Canto XXXVII,
104):
Ma 'l popolo facea, come i più fanno,
ch'ubbidiscon più a quei che più in odio hanno.
In un regno ingiusto c'è la connivenza colpevole dei sudditi: il potere del tracotante sovrano si fonda proprio sugli accoliti che lo sostengono («ché
sempre notte e giorno / si trova più di mille uomini intorno» 84) ma che poi, con la stessa foga, gli si rivoltano contro quando la dittatura è stata
abbattuta.
1 Crudele tiranno. Le vicende narrate nell'Orlando furioso si svolgono nel periodo in cui i Mori passano lo stretto di Gibilterra e occupano la
Spagna fino ad arrivare a insidiare Parigi, scontrandosi con l'esercito cristiano di Carlo Magno.