Treccani Atlante – 19 + 20 novembre 2020
(precedente)
E' consuetudine ormai affermare che la vecchiaia inizia a 65 anni. Perché? Perché è da questa età che le malattie della età avanzata cominciano a manifestarsi
in tutta la loro gravità con frequenza progressivamente crescente nella generalità della popolazione, facendo aumentare in maniera straordinaria il numero e la
durata dei ricoveri in ospedale. Si noti però che come il decadimento senile è funzione esponenziale dell'età a partire dai 30 anni, così anche l'incidenza delle
malattie proprie dell'età anziana comincia ad aumentare con andamento esponenziale proprio da quella età, cioè dal momento in cui l'invecchiamento comincia a
ridurre le funzioni (figura 3).
I costi? Presto detto, considerando che il costo medio di ogni giorno di degenza sta continuamente aumentando (ad esempio, dai 427 euro del 2000 agli 832 euro
del 2011). Un conto che, in assenza di correttivi, continuerà a crescere esponenzialmente. Si ricordi che molte altre malattie risentono negativamente
dell'aumentare dell'età. Ad esempio, il progressivo indebolimento delle difese immunitarie rende l'organismo sempre più vulnerabile dalle malattie infettive, che
divengono sempre più frequenti, gravi e lente a guarire: così negli anziani la polmonite è malattia gravissima malgrado la disponibilità di antibiotici, e le micosi
dell'alluce giungono ad interessare il 50% delle persone di oltre 70 anni.
(continua)