Treccani Atlante – 19 + 20 novembre 2020
(precedente)
Secondo obiettivo
Migliorare la resistenza delle membrane cellulari allo stress ossidativo per proteggere le proteine di membrana che sono importanti per la regolazione delle
funzioni cellulari (recettori, trasportatori ecc.). Le membrane cellulari sono dotate di un meccanismo che cattura e scarica nel citosol gli elettroni spaiati che
generano reattività ROS e possono fare danno. Il meccanismo, analogo a un parafulmine, possiede una antenna di captazione (fatta di acidi grassi poli-insaturi: la
vitamina F), un cavo di connessione (fatto da un poliprenolo, il dolicolo) che convoglia gli elettroni catturati dalla vitamina F al meccanismo di scarico "a terra"
(cioè al citosol), costituito da un altro poliprenolo: l'ubichinone (coenzima Q). Le cellule sintetizzano facilmente dolicolo e ubichinone per la via del mevalonato
e dipendono dalla dieta per la disponibilità di vitamina F. (Attenti: inibire la via del mevalonato con le statine per abbassare la colesterolemia può ridurre la
resistenza allo stress ossidativo e far male se non ci si protegge con antiossidanti: ad esempio può manifestarsi un danno muscolare detto rabdomiolisi) Quindi
l'obiettivo di migliorare la resistenza può essere centrato assumendo vitamina F (con olio di pesce ricco di omega-3, o con qualche noce o con un cucchiaio di semi
di lino), meglio se al momento della rialimentazione dopo il digiuno (cioè quando l'organismo entra in fase anabolica e produce nuove citomembrane). Si può anche
mangiare la carne di pesci pescati in acque fredde (abituati a convivere con un alto stress ossidativo: nell'acqua fredda la tensione di ossigeno è molto elevata).
Terzo obiettivo
Accelerare il ricambio facendo lavorare al meglio i meccanismi che rimuovono i danni prodotti dai ROS (Autofagia e Apoptosi). È stato detto al capitolo 4 che
bisogna adottare un regime di alimentazione intermittente, che alterni periodi di digiuno abbastanza lunghi da stimolare una fase catabolica a momenti di buona
alimentazione (cioè a una fase anabolica). La durata della fase di digiuno può essere abbreviata, conservandone i benefici e alleviando il disagio, con un
trattamento che stimoli i meccanismi fisiologici di controllo e renda più intensa ed efficace l'azione della autofagia e della apoptosi (George Martin, gerontologo
di Seattle, ha proposto il nome P.I.S.A.: Physiological Intensification of Suppression of Aging). In pratica basta fare al mattino una colazione leggerissima; a
mezzogiorno prendere solo un tè (meglio se verde!); per merenda (alle 16) accontentarsi di una capsula dello stimolatore della autofagia e dell'apoptosi (ACIPIMOX)
e dopo circa un'ora (dopo le 17, al termine del lavoro) ingannare tempo ed appetito fino all'ora di cena con una lunga passeggiata (almeno un'ora) di buon passo; a
cena (non prima delle 20) si riscuote il premio: un pasto ricco di calorie (che fa recuperare almeno in parte le calorie non ingerite con colazione, pranzo e
merenda: il trattamento P.I.S.A non è una cura dimagrante, deve solo accelerare il ricambio), di proteine, di acidi grassi buoni (gli omega-3) e di frutta e verdura
di ogni colore.
L'attività fisica intensa aiuta perché aumenta il fabbisogno calorico, e quindi ingigantisce gli effetti del digiuno; mentre l'assunzione di
ACIPIMOX impedisce che l'aumento del bisogno di energia venga soddisfatto con acidi grassi liberati dal tessuto adiposo, obbliga l'organismo ad aumentare la
produzione di glucosio e consumare più aminoacidi, e quindi attiva la autofagia e la apoptosi per la degradazione di quanto di vecchio e guasto si è accumulato nei
nostri tessuti. Questo protocollo, chiamato D.A.N.I. (Dynamic Antiaging Nutritional Intervention) è ben tollerato e sicuramente molto efficace (approfondimento 2).
Altri dettagli possono essere trovati nella pubblicazione "L'Arte della Longevità in buona Salute" (ETS, 2012). Per avere maggiore effetto il trattamento può essere
ripetuto fino a tre volte alla settimana. Una alternativa meno impegnativa e pur sempre efficace? Dopo un pomeriggio attivo e una cena molto leggera (un caffélatte
verso le 20) prendere una capsula di Acipimox non prima delle 24. Al mattino ci si sveglierà allegri e attivi, pronti per la ginnastica e per una buona colazione (e
con il corpo ringiovanito). Naturalmente, anche a questi dosaggi bassissimi l'assunzione di ACIPIMOX va fatta sotto prescrizione e controllo del medico, meglio se
con la consulenza del gerontologo.
APPROFONDIMENTO I
Gli effetti dell'inquinamento. Che cosa accade a Taranto?
Sessanta anni fa Taranto era una città bellissima e poverissima, su due mari (mar grande e mar piccolo), con un porto importante. Per queste ragioni Taranto fu
prescelta per farne un polo industriale. Nel 1965 venne inaugurato dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat il IV Centro Siderurgico Italsider, il più
grande centro per la produzione dell'acciaio in Europa. Grazie a questa nuova realtà industriale, e disponendo di un grande porto mercantile, la città conobbe un
marcato slancio dell'economia locale, con conseguente aumento della popolazione e del reddito pro-capite, e divenne negli anni a seguire zona di insediamento di
cementifici, raffinerie ed industrie metalmeccaniche. Migliaia di navi hanno portato milioni e milioni di tonnellate di minerali ricchi di ferro. Milioni di
tonnellate di scorie hanno "arricchito" il territorio di inquinanti pericolosi per la salute. Le ciminiere hanno disperso nell'aria diossina, gas tossici,
particolato fine.
Purtroppo nell'ambiente di Taranto sono stati immessi molti inquinanti che aumentano lo stress ossidativo, inclusi metalli (Fe, As, Pb, Cr, Va, Ni); particolato
fine (PM10, PM 2,5); gas tossici (NO2, SO2); idrocarburi ciclici (Benzene, Antracene, Benzopirene ecc.); diossine; asbesto. Le conseguenze si sono fatte attendere a
lungo (il periodo di "incubazione" di molte malattie invecchiamento associate può superare i venti anni) ma alla fine stanno arrivando, e sono impressionanti. A
TARANTO L'INVECCHIAMENTO BIOLOGICO È PIÙ VELOCE CHE ALTROVE E AUMENTANO TUTTE LE MALATTIE DELL'ETÀ ANZIANA (I TUMORI NON SONO L'UNICO PROBLEMA)
Come spesso accade i più sacrificati sono i più deboli (i bambini):
Bambini mortalità 1.o anno + 20% Malattie perinatali + 50%
APPROFONDIMENTO II
Effetti benefici della alimentazione intermittente. Qualche esempio
HOMA index è un indice calcolato dai valori di insulinemia necessari per mantenere la glicemia ai livelli osservati. Inferiore a 1 nelle persone di età inferiore a 20 anni aumenta poi normalmente con l'età, tanto da raddoppiare a 50 anni. Ciò è dovuto all'accumularsi nelle membrane cellulari di recettori ormonali danneggiati dallo stress ossidativo per l'imperfezione dei meccanismi riparativi. La terapia HAART ingigantisce il fenomeno inibendo il ricambio delle proteine di membrana. Il trattamento DANI contrasta l'effetto indesiderato di HAART stimolando il ricambio.
APPROFONDIMENTO III
L'aria non costa niente (per ora) ma è il bene più prezioso
Ne usiamo più di 15 Kg ogni giorno (contro 1 Kg di cibo e 2 Kg di acqua); senza si muore in minuti (senza cibo si può vivere per due mesi; senz'acqua per due
giorni); giunge a pochi micron dal sangue, cui cede subito ossigeno e ogni gas inquinante, che quindi giungono a tutte le nostre cellule in pochi secondi. Allora
perché la maltrattiamo, sporcandola di ogni tipo di gas nocivo (anidride solforosa e solforica, ossido e biossido di azoto, ozono, idrocarburi, ecc) con scarichi di
automobili, riscaldamenti e ciminiere? Perché non la si rispetta e protegge almeno come si fa con il cibo del nostro piatto e l'acqua del nostro bicchiere? Che
senso ha farne una discarica bruciando i rifiuti nei così detti "termovalorizzatori", per poi respirarne i fumi e immettere direttamente nel sangue le tossicità che
contengono?
La Natura ci difende solo da pericoli per la salute simili a quelli che erano nell'aria di decine di migliaia di anni fa, non dai molti, nuovi, di oggi.
Anidride solforosa e solforica, ossidi di azoto e ozono si sciolgono nei fluidi che umidificano gli epiteli delle vie respiratorie. Gli acidi che le anidridi
formano con l'acqua (acido solforoso e solforico) e il danno radicalico da nitrossidi e ozono causano infiammazione e compromettono la funzione dell'epitelio
ciliato delle vie respiratorie, che depura l'aria dal nostro nemico numero uno: il particolato.
PM10
PM2,5
Perché sono così pericolose? E' semplice! Sono più piccole del particolato che può contenere batteri. Noi siamo i discendenti di chi
riuscì a pulire l'aria dai batteri, impedendo loro di giungere al polmone e causare polmonite, una infezione mortale. Siamo capaci di ripulire bene l'aria che
respiriamo dalle particelle con diametro aerodinamico di 10 o più micron (cioè più grandi delle PM10). In parte le fermiamo nelle fosse nasali; altre vanno a
sbattere sulla parete posteriore del rinofaringe dove l'aria deflette di 90° per avviarsi alla trachea (lì, dopo la nascita, si forma la tonsilla faringea, che
produce le immunoglobuline (IgA) che proteggono dalle infezioni aerodiffuse. Però se cresce troppo l'organo ostacola il respiro: le adenoidi); altre ancora
sedimenteranno sullo strato di muco che riveste trachea e bronchi, dove l'aria, rallentando, ne lascia il tempo. (Il muco, spinto dalle ciglia dell'epitelio
vibratile alla velocità di 2 cm/min, riporterà poi i batteri al faringe in meno di 10 minuti, prima che possano moltiplicarsi!. Respirare aria fredda – peggio se a
bocca aperta – raffredda l'epitelio; le infezioni virali e i gas tossici lo danneggiano; entrambi questi fattori disturbano il moto ciliare, rallentano il muco e
danno ai batteri tempo per moltiplicarsi e causare bronchite e polmonite: ad esempio, post-influenzale, post-morbillosa). I problemi oggi vengono dalla presenza
nell'aria di molte particelle più piccole, da noi prodotte bruciando combustibili fossili. Le PM10 (le polveri inalabili) sono ben trattenute nel tratto superiore
delle vie respiratorie: fosse nasali, faringe, laringe; mentre le più fini PM 2,5 (le polveri respirabili) giungono fino ai piccoli bronchi e agli alveoli
polmonari. A seconda della sede di arresto e del contenuto in elementi (ad es. carbonio, piombo, cadmio, arsenico), composti (nitrati, solfati, composti organici) o
miscele complesse (ad es. scarichi di veicoli diesel) le particelle possono causare irritazione (secchezza) o infiammazione di naso e gola, costrizioni bronchiali,
aggravamento di malattie respiratorie croniche (asma, bronchite), ed anche neoplasie. Negli alveoli intervengono le cellule difensive (i macrofagi alveolari), che
reagiscono contro queste intruse come reagirebbero contro i batteri: tentano (inutilmente) di ucciderle bombardandole con ROS e di digerirle con enzimi idrolitici,
e così danneggiano il tessuto polmonare. Il danno causato da ogni particella fine penetrata negli alveoli si somma agli altri e accelera l'invecchiamento del
polmone (invecchiamento estrinseco) anticipando nel tempo la comparsa di enfisema, fibrosi e di riduzione dell'elasticità (compliance) del polmone, con conseguente
declino di ventilazione, diffusione dei gas e ossigenazione del sangue venoso.
Contro queste nuove nemiche la difesa è difficile. Non si può smettere di respirare! Serve quindi praticare con urgenza la prevenzione, sia ambientale che
personale, cioè ridurre la produzione e la inalazione delle polveri. Ogni particella fine fa danno. Non basta contenere la concentrazione delle PM sotto i limiti
pericolosità stabiliti per legge (troppo elevati: media annuale inferiore a 40 μg/m3 e massimo giornaliero di 50
μg/m3 per non più di 30 giorni). In molte città (anche a Milano) già oggi il particolato riduce l'aspettativa di vita di quasi 2 anni
(0,77 anni ogni 10 μg/m³ di PM2,5); il PM10 aumenta l'asma tutto l'anno e le bronchiti in inverno (anche a causa degli idrocarburi policiclici che veicola); il
PM2,5 aumenta il rischio di insorgenza di tumori. Le statistiche dicono che in Europa le PM contribuiscono ad almeno 400000 morti premature ogni anno; che ogni
aumento di 5 μg/m³ di PM 2,5 aumenta del 18% il rischio di morte per tutte le cause. In attesa che si superi il ricatto occupazionale e che l'intervento del
legislatore sia più efficace è bene che ognuno pensi alla propria salute. Soprattutto nelle città conviene tappare le fessure da cui può entrare in casa aria
inquinata. Altri suggerimenti: arieggiare le stanze solo al mattino presto, quando ancora non c'è traffico; impiantare in casa e nell'auto purificatori di aria;
camminare lungo le vie meno trafficate; non stare a lungo all'aperto in luoghi trafficati; indossare filtri facciali protezione 3 (maschere FFP3) o almeno filtri
endonasali. Si ricordi che l'attività fisica in ambienti polverosi aumenta la respirazione e quindi anche il danno. Qualche beneficio può venire da un buono stile
di vita alimentare e dalla supplementazione di preparati antiossidanti a base di polifenoli e resveratrolo in rapporto ottimale.
(continua)