Treccani - 23 giugno 2022
Dopo 4 anni di lavori, il Parlamento italiano ha finalmente approvato la "legge SalvaMare"1, contenete le disposizioni per il recupero dei
rifiuti in mare, nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare.
La legge rappresenta un passo importante verso la tutela e la salvaguardia dell'habitat marino, sempre più minacciato dalla crescente presenza di
rifiuti. Si stima che ogni anno nel mondo vengano riversate in mare quasi 300 mln di tonnellate di plastica, rappresentando circa l'80% del marine litter, le
cui conseguenze stanno alterando in modo irreversibile l'ecosistema marino.
Per marine litter si intente qualsiasi oggetto industriale che
successivamente è stato scartato, eliminato o abbandonato in ambiente marino e costiero.
Rispetto ad altri habitat, il mare lo conosciamo poco dal punto di vista scientifico poiché solo il 20% è stato osservato, esplorato e studiato. E'
importante ricordare come il mare sia essenziale per la vita umana, non solo perché fornisce sostentamento alimentare ed economico, ma perché produce più del 50%
dell'ossigeno e assorbe circa il 30% della CO
Il fenomeno del marine litter non riguarda solo gli oceani, ma interessa anche il Mare Mediterraneo, dove ogni anno vengono riversate circa 230 mila
tonnellate di plastica. Inoltre, l'alta concentrazione di microplastiche, alimentata da un ridotto ricircolo delle masse d'acqua che ne facilita l'accumulo, sta
trasformando il Mediterraneo in uno dei mari più inquinati al mondo, provocando danni irreparabili alla straordinaria biodiversità del Mare Nostrum.
Fenomeni come l'ancoraggio selvaggio, la pesca a strascico e altre attività antropiche influiscono negativamente sulle praterie sommerse, essenziali per la
produzione di ossigeno e la cattura della CO
Le praterie sono composte essenzialmente da posidonia oceanica, un organismo essenziale per l'ecosistema del Mediterraneo, sottolineato anche dalla direttiva UE
Habitat 92/43, perché adempie a diversi compiti: produce ossigeno, offre riparo e funge da area di riproduzione per molte specie ittiche ed infine previene
l'erosione costiera. In Italia si stima che oltre il 30% delle praterie sia andato perduto, e il trend per i prossimi anni è destinato a peggiorare.
Nel nostro Paese le iniziative a contrasto del marine litter sono una realtà ben consolidata già da alcuni anni ma, senza un chiaro quadro normativo,
rischiavano di rimanere azioni isolate. La legge appena approvata corregge un vulnus legislativo squisitamente italiano, un unicum a livello europeo.
Prima della SalvaMare, i pescatori che durante le loro attività raccoglievano in modo accidentale i rifiuti, e successivamente li conferivano a terra,
rischiavano di essere denunciati penalmente per traffico illecito di rifiuti. Inoltre, essendo considerati quest'ultimi come rifiuti speciali, i costi dello
smaltimento ricadevano in capo al comandante dell'imbarcazione. I pescatori, principali fruitori del mare e consapevoli delle conseguenze legate alla presenza di
rifiuti sulle loro attività, erano impossibilitati a offrire un aiuto concreto per contrastare il fenomeno.
La SalvaMare supera questo vulnus, introducendo le definizioni di rifiuti accidentalmente pescati (RAP), quelli recuperati durante le attività di pesca, e di
rifiuti volontariamente raccolti (RVR), attraverso appositi sistemi di cattura. I RAP vengono equiparati ai rifiuti prodotti dalle navi, come previsto dalla
direttiva europea 2019/883, relativa agli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei rifiuti delle navi. Inoltre, diventa gratuito lo smaltimento, da
effettuare presso gli appositi impianti portuali di raccolta, e ove non disponibili, presso i centri gestiti dai Comuni. A fronte dell'impegno assunto da pescatori
e imprenditori ittici, si prevede la creazione di un sistema di incentivi e riconoscimenti ambientali per il lavoro svolto.
La legge dedica anche spazio alla gestione delle biomasse vegetali rinvenute sui litorali, utili a ripristinare le aree danneggiate sia in mare che lungo la
costa. Inoltre, conferisce ai Comuni, agli enti gestori delle aree marine protette e alle associazioni ambientaliste la possibilità di attivare nei territori
campagne di pulizia.
Oltre a rivedere la normativa sullo smaltimento dei rifiuti, la SalvaMare vuole promuovere, attraverso il supporto del ministero dell'Istruzione, lo sviluppo di
un'educazione ambientale nelle scuole, attraverso attività di sensibilizzazione sui temi ambientali e la diffusione delle corrette pratiche sul conferimento e
recupero dei rifiuti. Tale disposizione rientra nel solco tracciato dalla modifica costituzionale dello scorso febbraio che introduce, tra i principi fondamentali,
la tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi. La SalvaMare diventa un ottimo veicolo attraverso il quale sviluppare una vera economia circolare.
La SalvaMare trae spunto da alcune iniziative attivate sul territorio nazionale che si sono rivelate essere delle vere e proprie best practice, senza le
quali difficilmente la legge avrebbe visto la luce. Un valido esempio è stato Arcipelago Pulito, iniziativa promossa nel 2018 da Regione Toscana, Legambiente e
Unicoop Firenze, che, grazie all'aiuto offerto dai pescatori locali, ha permesso di raccogliere 18 quintali di rifiuti che successivamente sono stati riciclati e
trasformati in nuovi oggetti. Gli ottimi risultati raggiunti dal progetto hanno trasformato Arcipelago Pulito in una best practice meritevole di essere
presentata alle istituzioni europee. Infine, è stato determinante il sostegno offerto da tutti gli stakeholder del mare, dalle associazioni di categoria come
Federpesca, Confitarma e Assoporti, alle associazioni ambientaliste come Marevivo e Legambiente.
La SalvaMare rappresenta un ottimo passo in avanti per contrastare il fenomeno del marine litter, ma non ci si deve fermare qui. Il mare è uno spazio
condiviso e serve la reale collaborazione di tutti, istituzioni, imprese e società civile per ottenere un cambiamento tangibile.
1 Si tratta della legge 17 maggio 2022 , n. 60 (G.U. n.134 del 10 giugno 2022) "Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque
interne e per la promozione dell'economia circolare"