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    Pezzi di storia

Caruggi, racconti di pietra
di Piero Vado

La Casana – 3/1991

Se si volesse contraddistinguere con un simbolo la Liguria non vi sarebbero dubbi.

foto 1 Pompeiana (IM)

Il "caruggio" riassume e rappresenta concretamente questo territorio multiforme che, in equilibrio tra rocce e acqua di mare, si stende ad arco, mutevole e pur simile nelle sue componenti essenziali. La ricerca etimologica ci dice che il vocabolo "caruggio" non deriva dal latino "carrus", ma dal medioevale "carrobbio" (che, a sua volta, proviene dal latino "quadrivium" che significa crocicchio), questo viene definito dal vocabolario Garzanti come "via stretta, spesso in pendenza, tipica nelle città e nei paesi liguri".
Sono migliaia i caruggi in Liguria, da Ventimiglia a Sarzana; affacciati sul mare o incuneati nei borghi montani, in un entroterra per buona parte ancora serenamente intatto; l'uno diverso dall'altro, con la sola comune matrice dell'esiguità dello spazio carrabile che crea per altro suggestioni pittoriche e comunanze antiche.
La definizione grafica del caruggio è molto più complessa; infatti che cosa differenzia una qualunque straduzza medioevale dal caruggio ligure?
Quale magia misteriosa ci fa riconoscere in quella specie di sentiero lastricato inserito tra le case, a volte diritto, a volte tortuoso, in piano o in salita, molto spesso ricco di scalinate ripide che si arrampicano per intrecciarsi con altre strade, il "nostro" caruggio?
Il caruggio non fu mai costruito a caso; il suo concepimento, coevo al borgo, non fu solo come mezzo di collegamento tra le case, ma anche come luogo di incontro, di sosta, di riposo e, talvolta, anche luogo di difesa contro gli intrusi.
Nelle cittadine sul mare i caruggi più importanti corrono parallelamente alla riva, distribuiti dietro le palazzate di case che a schiera si affacciano sulla riva, brevemente intersecati da altri, ortogonali, molto spesso formati da androni o sottopassaggi.
L'orografia del caruggio teneva conto del venticello serale che contribuiva a creare una continua ventilazione sia della strada che delle case, attenuando la calura estiva. Talvolta il caruggio ortogonale alla riva era adoperato per ospitare il grosso verricello manuale a crocera che serviva per alare o varare le grosse imbarcazioni da pesca o da cabotaggio.
Nei borghi montani, ove le case sono arroccate sul cocuzzolo del monte o distribuite lungo il crinale, lo schema del caruggio era legato al tema del labirinto, creando, in certi angoli del paese, caruggi ciechi, vere trappole per chi mostrasse all'esterno ostilità predone.

foto 2 Santo Stefano al Mare (IM)

Nel ponente ligure vi sono i caruggi più scenografici, quelli che pittori e scrittori descrissero con entusiasmo facendo conoscere, soprattutto all'estero, la nostra Liguria, richiamando l'attenzione di un mondo turistico che stava nascendo in quegli anni.
Per ironia, una delle ragioni che resero più suggestivo il caruggio ponentino fu proprio l'inserimento dell'arco di contrafforte antisismico che i frequenti terremoti del passato resero necessario. Durante la seconda metà dell'Ottocento, nella Liguria occidentale, vi fu un fluire di turismo d'elite che proveniva dalla costa Azzurra, considerata all'epoca la "Riviera d'Europa"; furono ospiti colti e raffinati in grado di comprendere, valutare, apprezzare ciò che la Liguria di allora offriva, inconsapevolmente, a piene mani.

foto 3 Genova

Le cittadine di Bordighera, Ospedaletti, Sanremo, Diano Marina, Alassio ebbero per prime l'impatto con questi ospiti che si spinsero sempre più ad oriente per incontrare - nel golfo del Tigullio - Portofino, S. Margherita Ligure, Rapallo e, ancora oltre, Sestri Levante, Levanto, sino a Portovenere e Lerici.
Ma dopo la scoperta delle cittadine sul mare, l'avventura della ricerca continuò per giungere ai paesi dell'entroterra, attraverso le profonde valli, strette, mal servite da strade carrozzabili, ma proprio per queste difficoltà, ancora ricche di tesori etnici ed architettonici affascinanti.
Ogni valle offriva infiniti aspetti di una vita che si era sviluppata nei ritmi perfetti delle stagioni e delle riserve naturali. Le genti del luogo, isolate per difficoltà di comunicazione, avevano, nelle zone spesso impervie e inospitali, creato una loro civiltà nella quale il linguaggio, le costumanze, le leggi, i sistemi di coltura erano tanto perfetti da poter giungere sino a noi pressoché intatti. Così per le loro abitazioni, concrete, essenziali, nelle quali ogni muro, ogni nicchia, ogni contrafforte aveva un suo motivo e nella pietra appena sbozzata il suo elemento primario.

foto 4 Perinaldo (Valle Crosia - IM)

Questo è ciò che scoprirono viaggiatori illustri e raffinati di ceppo inglese, francese, tedesco ecc. che si meravigliarono di trovare nel cuore della vecchia Europa tanta ricchezza genuina che raccontava la sua storia popolare nei castelli che sovrastavano i borghi, nelle torri solitarie, nelle mura di cinta delle case-fortezza, nei ponti arditi e possenti gettati da roccia a roccia, attraverso forre profonde, nelle case contadine costruite con pietra dalle fondamenta al tetto.
Una Liguria tutta da gustare, intatta nei suoi profumi genuini, nei sapori dei suoi cibi composti di mille erbe aromatiche, nelle architetture modeste ma razionali; una Liguria talmente suggestiva da far dimenticare a quei turisti un po' "snob" le loro vacanze raffinate sulla "Costa Azzurra", ove la vita mondana si svolgeva tra ville e lussuosi hotels.
In alcune incisioni ottocentesche e nelle vecchie foto di Alinari possiamo riscoprire il fascino di una Liguria del secolo scorso e capire il significato di quell'entusiasmo di scoperta. Ancora oggi chi raggiunge certe borgate montane insinuate nel profondo delle valli, troverà nell'entroterra non troppo contaminato dal turismo di massa, un contatto umano tra il contadino e il frantoiano che ricorda, anche se in tono minore, le esperienze entusiasmanti dei viaggiatori dell'Ottocento. Ciò che permette al caruggio di esistere come espressione spirituale, sono le architetture spontanee.

foto 5 Cisano sul Neva (SV)

E' facile trovare ancora oggi, sui gradini e sui muretti di pietra del caruggio, alla sera, gente anziana, l'una dirimpettaia all'altra, intenta in serena conversazione, a godere del "ponentino" che a refoli corre lungo il caruggio, portando, oltre al fresco, il profumo dei campi.
Ed è allora che il caruggio assume il suo vero significato, inteso a far rivivere, giorno dopo giorno, quel rapporto umano di convivenza che la nostra attuale civiltà ha irrimediabilmente strappato e distrutto. Sottolineo che quanto ho detto riguarda il borgo montano d'altura a carattere contadino, mentre nei paesi situati sulla fascia costiera il traffico veicolare rumoroso e caotico che transita ininterrotto e i rumori innaturali delle radio ad alto volume, degli stereo, delle TV hanno sconvolto l'atmosfera naturale ch'era componente essenziale e, direi, spirituale del "salotto fuori casa" ch'era il caruggio.
I terremoti (l'ultimo, il più disastroso, di cento anni fa) ricorrenza drammatica del ponente, le distruzioni dell'ultima guerra ed infine la scriteriata ricostruzione hanno favorito la distruzione di un immenso patrimonio storico del quale il caruggio era parte essenziale. La nascita di case anonime, non in coerenza stilistica con le costruzioni vicine più antiche, ha alterato quell'essenza unitaria, pittoresca e suggestiva, che racchiudeva secoli di buon senso creativo.

foto 6 Riomaggiore (SP)

Alcuni paesi si sono in parte salvati; altri, come Varigotti, conservano nel centro storico strutture antiche dai mirabili volumi; Portofino, nel Levante, riassume nelle case dipinte che si specchiano nell'acqua del porticciolo una chiara testimonianza di come si possa ricevere da modeste case di pescatori, mantenute intatte, messaggi di poesia e di bellezza che il mondo ci invidia.
I valori costruttivi del passato, nati solo da esigenze specifiche, sono divenuti nel tempo, un gioco mirabile, vivace e composito, ricco di luci e di ombre e di colori.
Non c'è mai in uno scorcio di caruggio una somiglianza totale con un altro; essi sono sempre diversi, come lo è un essere umano.
Ed è proprio questo continuo rispecchiarsi nell'uomo il vero valore architettonico del caruggio nel quale i rumori non naturali sono gli intrusi.
Nei paesini delle Cinque Terre, nello Spezzino, quelli sul mare intendo, le esigenze del terreno furono tali che i caruggi furono costruiti a vari livelli di quota e quindi, ancora oggi, troviamo che i collegamenti tra essi sono realizzati con ripide, tortuose e lunghe scalinate.

foto 7 Noli (SV)

Sono caruggi diversi da quelli del ponente: in questi del levante, così a picco sul mare, si sente profonda la risacca sullo scoglio, il profumo delle alghe gettate dalle mareggiate al sole delle rocce e si intravede, come una fiammata verde, un frammento di mare con scaglie di sole che riempie tutto il caruggio e ci fa intendere quale mirabile connubio tra terra, vite, roccia, mare sia la Liguria.
A questo punto mi sembra opportuna una rapida carrellata da occidente ad oriente per incontrare direttamente la realtà di questo "racconto di pietra" che si chiama caruggio.
A Ventimiglia Alta i caruggi sono sapidi di umanità e di storia; in alcuni tratti si aprono brevi piazzette con fontane e chiese in pietra rosa di vetusta bellezza. In Val Nervia Dolceacqua, Isolabona, Rocchetta Nervina, Apricale, Pigna, Castelvittorio, Buggio sono borghi dell'entroterra che ci offrono, nei loro cuori storici, un richiamo del passato fatto di suggestioni e di angoli segreti nei quali non è raro trovare antiche misure granarie, botteghe medioevali e archivolti che si inabissano, cupi e misteriosi, nella profondità del monte. A S. Biagio della Cima, Soldano, Perinaldo, alle spalle di Bordighera, nel silenzio dei caruggi c'è il racconto delle antiche fatiche di secoli di lavoro nei campi che continua ancora oggi con gente venuta dal sud.

foto 8 La Pigna (Sanremo)

A Bordighera Alta, come nella "Pigna" di Sanremo, il caruggio mantiene la sua identità popolare, anche se un maggiore rispetto ambientale gioverebbe alla visita turistica.
La valle Armea, con il Poggio e la medioevale Ceriana, è tutta un invito alla conoscenza di un frammento di Liguria giunto a noi dal passato; Bajardo, solitario sul colle, mostra le profonde ferite del disastroso ultimo terremoto che distrusse completamente la vicina Bussana Vecchia.
Nella valle Argentina, a Taggia, Badalucco, Montalto Ligure, Carpasio, Triora vi sono esempi notevoli di caruggi ornati di portali in pietra nera locale, ricchi di silenzi, di luci e di ombre, di profumi d'erba che giungono dalla campagna e nell'aria suoni felici come il frinio dei grilli e delle cicale o il canto degli uccelli e delle cascatelle.
In questo entroterra ligure si sente viva la presenza delle antiche generazioni di contadini che vissero faticosamente e con intensità la loro vita di lavoro lasciando testimonianze concrete in queste case che formano villaggi e paesi e testimonianze sublimali fatte di sensazioni che neppure una colata di cemento a volte riesce a distruggere.
Nella valle del S. Lorenzo, Civezza, Boscomare, Pietrabruna, Torre Paponi, Lingueglietta, Costarainera con i loro frantoi di olive, le "fasce" e i muretti di pietra, assieme ai caruggi sono una presenza del passato che non deve scomparire in questa Liguria che stiamo vendendo giorno dopo giorno.
Così anche nelle valli di Imperia; quelle del Prino, di Caramagna, dell'Impero dove le dolci colline sono punteggiate di paesi montani, minuscoli ma importanti, ognuno con la propria storia e le sue tradizioni.

foto 9 Ceriana (IM)

Oltre Imperia, Diano Marina e i paesi del suo entroterra che subirono pesantissime distruzioni con il terremoto del 1887, rinascendo alla vita con strutture e concezioni viarie moderne che non prevedevano ovviamente gli stretti caruggi medioevali.
Cervo, che si proietta sul mare, fiera con la sua chiesa barocca e le case tinte di rosso dal sole calante conserva nel suo grembo tanti suggestivi caruggi.
Poco oltre troviamo Laigueglia e Alassio, con lunghissimi caruggi che infelicemente sono chiamati "budelli", un termine dispregiativo che mal si adatta a queste vie vive di gente e di commerci.
Anche a Loano, Pietra Ligure, Finalmarina vi sono lunghissimi caruggi eternamente percorsi dal turista in vena di compere.

foto 10 Cervo (IM)

In Albenga il centro storico è ancora segnato dalla geometria del "castrum romano" con il cardo massimo e il decumano dai quali si dipartono vie minori che sono i caruggi più suggestivi di questo centro che conserva i più bei monumenti del ponente.
Non sono da meno i borghi dell'entroterra albenganese, nati per esigenze difensive e trasformati in seguito in paesi a vocazione agricola.
In un mare di serre e di ulivi, come nell'Imperiese troviamo quattro valli a raggera in cui vivono borghi storici come Villanova, Cisano sul Neva, Zuccarello, Castelvecchio di Rocca Barbena, Pieve di Teco, Cosio d'Arroscia, Mendatica, ecc. ricchi di tanti caruggi per lo più ancora intatti, sia nelle genti che nella loro primitiva pietra a vista.
Anche nel Loanese e nel Pietrese vivono borghi interessanti; uno per tutti Verezzi, miracolosamente conservato intatto, che riesce ancora a raccontare attraverso le sue strette viuzze di campagna e i suoi caruggi la storia commovente dei contadini del passato.
Nel Finalese, sposati con il paesaggio naturale più bello della Liguria, esistono paesi e borgate che conservano nel loro cuore storico caruggi d'incantevole suggestione e non è raro incontrare anche in questi luoghi gente straniera che ha deciso di trascorrere la sua vita nel silenzio e nella semplicità di questa Liguria interna.

foto 11 Boccadasse (GE)

In questo tempo di incertezze e di perdita di identità non sappiamo più godere del vivere naturale ritmato dal respiro solenne della natura e cerchiamo spesso, senza trovarlo, quel benessere spirituale che la città non ci può dare.
L'antica cittadina di Noli, conserva nel suo grembo, splendidi esempi di caruggi, pittoreschi e solenni, sempre sfiorati dalla brezza marina che si "sposa" col "ponentino" giunto dalle colline che rinserrano ad arco il borgo medioevale. Vicoli totalmente marini, con gente che ha da sempre dimestichezza col mare.
Sino a pochi anni fa era consueto trovare vecchie e pescatori intenti a ripulire i tremagli o a "allestire" palamiti, mentre giungeva ritmato il suono frusciato dell'onda sulla sabbia.
Savona ha ancora un frammento di medioevo nel gruppo di case affacciato sulla vecchia darsena, un pugno di case, molte torri, tanti portali in ardesia e numerosi caruggi.
Quelli di Albisola, invece, restano nella memoria dei vecchi: stretti, ombrosi; nei pochi slarghi soleggiati, ampie distese di tavole con sopra lo stovigliame fresco, appena tornito, allineato ad asciugare. Ancora oggi sui superstiti muri s'incontrano pareti di mattoni refrattari sui quali si appoggiava l'argilla molle perché indurisse. A Celle Ligure, a Varazze, a Cogoleto, ancora caruggi con sapore di turismo, ricchi di oggetti colorati e di gente.
Ad Arenzano, Voltri, Pegli, Pra, Cornigliano, Sampierdarena, la pesante trasformazione turistica o industriale ha fatto scomparire l'aspetto antico di questi paesi rivieraschi che nel secolo scorso era simile a quelli citati precedentemente. La "Grande Genova", ancora oggi ricchissima di caruggi che sono veri solchi tra le case, ci mostra nel suo centro storico una ricchezza profusa a piene mani, con archi gotici in pietra che affiorano dagli intonaci sgretolati, dalle targhe in marmo che ricordano gli antichi sestieri corporativi e le "madonnette" che sopravvivono ancora numerose, talune artistiche, altre popolari ma significative di un'epoca.

foto 12 Corniglia (SP)

La grande città con il suo pulsare vivo non può rispettare il caruggio come nei borghi di campagna; esso diviene il mezzo di transito, luogo di scambio commerciale di tutti i generi, luogo ove si tratta di tutto. Tra le case altissime, si aprono, talvolta piccoli spazi, veri francobolli di selciato, quasi sempre occupati da bancarelle di minutaglia. Si sente in questi vicoli genovesi il fermento internazionale che caratterizza la grande città di mare. Talvolta ci appare un prezioso portale che quasi sempre racchiude un atrio signorile ricco di colonne o un cortile o un giardinetto nobiliare in pessime condizioni. Si mischiano, nell'intricata rete dei caruggi genovesi la storia dei Dogi e quella dei marinai delle galere, in un tutto unico che solo Genova sa amalgamare.
Ora Genova ha una grande occasione; può, se vuole, riportare il suo centro storico, che si dice il più grande d'Europa, alla dignità che gli compete.
Ancora frammenti di Genova, deliziosi e incantati, che si ritrovano sulla costa orientale dei quali il più celebrato è Boccadasse che racchiude nel suo grembo marino una manciata di case e di caruggi.
A Nervi, ma soprattutto a Bogliasco e a Sori, piccoli delicatissimi caruggi in salita ornano queste cittadine sul mare. A Camogli "dai mille velieri" i caruggi non sono le strade ove transitano e sostano le auto ma le lunghe scalinate che legano a varie quote queste strade. I lunghissimi rettilinei caruggi di Chiavari con le loro colonne disarmoniche, talvolta inclinate da cedimenti del suolo sono espressioni e interpretazioni del caruggio che ritroviamo anche a Lavagna. A Sestri Levante il caruggio più importante si arricchisce di portali barocchi in pietra nera.
Caruggi ponentini e levantini: sono ambedue aspetti diversi di una stessa poesia.
Visitiamoli però in inverno, quando la Liguria ritorna nostra e la possiamo gustare lentamente come una vivanda rara.
In val di Vara il borgo, tolto qualche raro esempio come Groppo, Rio, Varese Ligure e pochi altri non ha caruggi, non solo per le recenti ristrutturazioni che hanno fatto scomparire la casa storica, ma anche come concezione strutturale che si avvicina all'architettura toscana.
Anche in Val di Magra, che offre esempi di borghi in collina, ricchi di armonia e di passato, il caruggio (o ciò che si intende per tale) diviene straducola, viuzza medioevale nella quale sussiste tutta l'armonia spirituale del caruggio ligure, ma non la sua architettura.
Chi percorre le strette vie di Ameglia, Vezzano, Montemarcello, Ponzano, Arcola, Nicola, Sarzana, Falcinello, Castelnuovo Magra non può non rimanere ammirato da come il paesaggio e l'architettura dei borghi siano stati conservati con tanto amore, freschi e ordinati, oggi com'erano ieri; ma se con il pensiero si corre ai caruggi ponentini, si sente che qui la Liguria ha perso quell'identità rude, povera, aspra che la rende così diversa dalle altre regioni d'Italia.

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