Gazzetta Nazionale della Liguria – 15 dicembre 1798
Anche dopo la morte hanno voluto gli uomini orgogliosi essere distinti dai loro simili, e si sono arrogati il diritto di marcire nobilmente in sepolcri privilegiati.
Non contenti di calpestare le Leggi naturali dell'Eguaglianza nel corso della loro vita, hanno immaginato il sangue illustre, per entrare in questo Mondo con
distinzione; e per uscirne con distinzione, hanno immaginato i Funerali, e i Sepolcri.
Entro nelle nostre Chiese, e le vedo disseminate di Lapidi amovibili, che si aprono e si chiudono ogni giorno, per ricevere delle migliaja di cadaveri: Questi
Tempj adunque che noi chiamiamo la Casa di Dio, il Ricovero de' Fedeli, sono un vasto Deposito di carne umana, che marcisce, una cloaca di schiffosità e di
putredine, e il luogo più immondo e contagioso di tutta la Città: i Vivi che li frequentano, passeggiano sopra i Morti, e vanno ad ammorbarsi divotamente di
esalazioni cadaveriche, e di miasmi pestiferi; e a respirare la tabe, l'infezione, e la morte.
Abbiamo veduto, non rare volte, in queste belle Fabbriche micidiali, dedicate a Dio, e alla Peste, cadere semivivi, all'aprirsi di una Sepoltura, i
Sotterattori, e i circostanti, e morire, uno dopo l'altro, sopra i cadaveri. Abbiamo veduto ancora, di tempo in tempo, alcuni Fedeli, genuflessi per avventura sopra
i Sepolcri, venir meno all'improvviso, e tramortire in mezzo alle loro orazioni: Abbiamo veduto finalmente, alla calda stagione, quanto sono ingombri di fetore e di
disgusto questi sacri Carnaj; e chi sa di quante infermità, di ignota origine, sono cagione i maligni effluvj di sì fatti abitacoli, egualmente famigliari e comuni
ai Vivi, ed ai Morti.
Il Popolo di buona fede, assuefatto a venerare le usanze più assurde, quando si presentano in apparato di Religione, non è informato certamente, che proibiscono
i Concilj, e segnatamente il Concilio di Praga del 563 di seppellire i Morti nelle Chiese; e che ben lungi dall'essere un dovere di Religione il contaminare
di umana putredine gli Altari, è un'empietà verso Dio, e gli uomini, di cui non sono mai state capaci le Nazioni più barbare: tanto è vero quel che dice
Rousseau, che gli errori e i pregiudizi che acquistiamo, nel coltivarci, sono a noi bene spesso più nocivi e fatali della Barbarie medesima.
Noi siamo colti, ma abbiamo inventato e praticato fino al giorno di jeri il tormento della tortura: noi siamo colti, ma abbiamo conservato fino al giorno di
jeri la Santa Inquisizione; e conserviamo anche al giorno d'oggi le Leggi atroci e ridicole contro il Maleficio e la Magia: noi siamo colti, ma vegliamo la notte, e
dormiamo il giorno; e ci abbreviamo la vita in mille maniere coll'intemperanza, la dissolutezza, e i rimedj; e poi ci chiudiamo nelle Chiese coi Morti, essi di
sotto, e noi di sopra, assoggettandoci, senza avvedercene, ai supplizj di Mesenzio.
Non abbiamo certamente imitate dagli Antichi queste usanze crudeli. I Greci, e gli Etruschi abbruciavano i loro cadaveri, e conservavano le ceneri. I Romani
avevano adottato il costume medesimo ai tempi dei re; e si sono poi introdotti i Sepolcri, al cominciamento della Repubblica, ma però in luoghi lontani dalla Città;
le sole Vestali, e pochi Individui delle famiglie più benemerite avevano il privilegio di essere sepolti in Roma.
Si sono aboliti in seguito anche questi privilegj, e abbiamo ne' Codici parecchi Rescritti di Adriano, di Diocleziano, di Massimino, che
stabilivano delle pene severe contro chi avesse ardito di seppellire i Morti dentro la Città.
I Chinesi, i più antichi e ragionevoli di tutti i Popoli, ergono i loro campanili sepolcrali in luoghi deserti ed eminenti, intendendo, forse, con tale
cerimonia, di collocare i loro Morti, per quanto è possibile, vicini a Dio, e lontani dagli Uomini. Finalmente la maggior parie delle Nazioni Cattoliche hanno
aperto gli occhi, e chiuse per sempre le loro Chiese ai Cadaveri, e scavati de' Cimiterj in luoghi aperti e inabitati.
In Francia, in Germania, in Toscana, in Sicilia, in Roma ecc. non è più permesso da lungo tempo, ai Morti di infettare i vivi
, e noi Liguri, noi
soli, saremo gli ultimi a adottare una così saggia Instituzione! e secondare le voci imponenti dell'Umanità, e della Religione!
Io morirò povero, come son nato, e non farò testamento; ma se: mai divenissi ricco, dichiaro, ch'io farò testamento, espressamente per diseredare il mio Erede,
fosse anche mio figlio, se soffrirà che io sia seppellito altrove che nel Cimiterio della Foce, ove sono seppelliti i poveri, o in altra piaggia più lontana.
Renderò, anche dopo la Morte, un importante servigio alla mia Patria: i buoni Cittadini prenderanno il mio esempio; e la nostra dissoluzione innocua servirà di
alimento ai fiori e all'erbe che ci cresceranno d'intorno, e non di veleno e di lue ai nostri fratelli.