Banca Popolare di Sondrio – agosto 2020
Santa Margherita Ligure si chiama così dal 1863. Prima era stata divisa fra due borghi rivali separati da una collinetta, Santa Margherita e Corte, riuniti nel 1812 per decisione di un grande che volle dargli il suo nome: Porto Napoleone. Fu breve gloria, e con la damnatio memoriae del piccolo ambizioso Corso si arrivò all'attuale simpatica denominazione, una santa, un fiore. E infatti "Santa" (come la chiamano i Tigullini) è ridente, bella, fiorita, meno deturpata dal cemento della contigua e rivale Rapallo, anche se un po' più cupa fuori stagione (il sole vi tramonta presto). C'è un mercato del pesce davvero di giornata (se uno sa in quale antro sotto i portici infilarsi), ci sono alberghi per tutti i gusti fra cui gli splendidi Imperiale, Continental e Miramare, c'è un cinema che ancora tenta qualche sortita di qualità e qualche spettacolo dal vivo, una buona biblioteca e associazioni culturali. Quella nella vecchia via dell'Arco, vico che probabilmente esisteva prima di gran parte dell'attuale cittadina, propone mostre, conferenze, film d'autore. Una volta agiva un'Associazione Amici di Santa Margherita, per la quale (nota personale) tenni la mia prima conferenza pubblica, su Ezra Pound, da poco defunto. Che in un tardo frammento dedicato alla sua compagna aveva scritto: «E lei era bella sulla spiaggia di Santa Margherita ».
Da Oscar Wilde a Camillo Sbarbaro
Artisti, scrittori, giornalisti vi sono infatti passati numerosissimi, hanno scritto e, se va bene, amato. Già Oscar Wilde nel 1899, in disgrazia, soggiornò
all'Albergo Colombo, ne scrisse alcune stanche cartoline, e non mancò di cacciarsi in uno dei suoi guai per l'amore «che non osa dire il suo nome»
(secondo la celebre definizione del suo amante e nemesi Alfred Douglas), sicché un fedele amico dovette accorrere, saldare i vari conti, portarlo via.
Certamente più fortunati i ragazzi di cent'anni fa Camillo Sbarbaro e il pittore Oscar Saccorotti, che celebrano la baia incantata di Paraggi e l'alberghetto
(di allora) dove, se ben ricordo, Gina Lagorio ambienta un racconto di una notte d'amore. «Ed era bella sulla spiaggia di Paraggi», potremmo dire.
Camillo Sbarbaro infatti era nato a Santa Margherita Ligure (ma preferiva gli amori mercenari cantati nelle sue allora scandalose poesie: Esco dalla
lussuria). Presto si trasferì a Genova e nel secondo dopoguerra a Spotorno, dove fece parte del circolo di Lucia Rodocanachi (con Gadda, Vittorini, Montale,
ecc.). Ma Santa Margherita, che di recente ha anche avuto un giovane sindaco poeta, a Sbarbaro ha dedicato un piccolo museo multimediale in una dépendance di
Villa Durazzo, con manoscritti e fotografie dei suoi licheni (Sbarbaro ne era esperto) e riproduzioni di quadri di amici come appunto Saccorotti e Paolo Rodocanachi.
Gli amori narrati da Lagorio e evocati dai paesaggi di Saccorotti sono più sereni e vacanzieri, anche borghesi, di quelli postribolari di Sbarbaro. Santa Margherita e Paraggi sono località eleganti, e lo erano già mezzo secolo fa, quando però tutto era più semplice e a buon prezzo per giovani poeti e innamorati. Alla ragazzaglia provvede, almeno dagli anni 1960 in poi, il Covo di Nordest, un tempo dancing tranquillo, in seguito discoteca. Era nato come progetto di teatro e porticciolo del musicista e barone Alberto Franchetti, progetto abbandonato con la Grande Guerra. Qui la costa si chiama Pedale, ed offre belle spiagge e locali attraenti sotto lo sguardo di poche belle ville nel verde. D'estate si riempie di barche piccole e grandi, ma l'acqua è di solito perfetta. La baia del Pedale, con il Covo a est (sembra che nel Ventennio gli avessero cambiato il nome per evitare l'omonimia con il celebrato "covo" mussoliniano), è chiusa ad ovest dal convento della Cervara, il cui nome deriva da Selva Nera, antichissimo, dove passarono Francesco I di Francia, Caterina da Siena e forse il poeta Geoffrey Chaucer, che fu ambasciatore inglese a Genova.
A passeggio con Isaiah Berlin
Il territorio di Santa Margherita Ligure infatti si estende dalla collina di Pagana che la divide da Rapallo fino a Paraggi, alle soglie di Portofino, che è
riuscito a conservarsi comune indipendente. Il tutto si può percorrere a piedi in poco più di un'ora, in cui si godrà il paesaggio unico del golfo, da Sestri
Levante a Portofino, il verde della collina, edifici spesso importanti, i vari aspetti della cittadina, il vivace porto di turismo e soprattutto ancora di pesca,
che pare fosse in passato considerato più sicuro di Rapallo (donde appunto "Porto Napoleone") e che per fortuna non è stato ancora sfigurato irrimediabilmente da
banchine e cemento (come in qualche modo si è fatto a Rapallo aggiungendo al vecchio porticciolo, rimasto abbastanza immutato, l'ingombrante e sfortunato Porto
Riva, distrutto dalla tremenda mareggiata dell'ottobre 2018).
In alternativa, il visitatore può salire dal porto di Santa alla chiesa di Nozarego (altra vista magnifica fino al Tino e magari alla Corsica) e da lì
procedere in collina fin sopra Paraggi, alla cappella di San Girolamo, patrono dei traduttori, e proseguire verso Portofino passando per una zona di mulini dove
può anche capitare di regalarsi un piatto di trenette al pesto. La baia di Paraggi era infatti dotata di molti mulini, il grano vi arrivava via mare e qui veniva
macinato.
Sulla punta verso Santa si trova il bel castello di Paraggi, un antico fortino trasformato in abitazione incantevole (come quello di Portofino) dai Brown (inglesi
residenti a Genova fin dal primo Ottocento). I Brown affittavano queste loro residenze, e nel 1911 (leggo in un libro di Marco Delpino) vi abitò il drammaturgo
Gerhart Hauptmann, uno dei tanti Nobel per la letteratura transitati nel Golfo (Mann, Yeats, Eliot, Hemingway, Mistral
).
Sul sentiero collinare che da Nozarego conduce a Portofino mi è capitato spesso di passeggiare con un altro illustre ospite (e cittadino onorario di Santa), Sir
Isaiah Berlin, studioso di Oxford (ma nato a Riga) che verso il 1960 si costruì con la moglie una casa sulla collina di Paraggi, e portava amici letterati e
studiosi sulla spiaggia, ormai più mondana di quella di Lagorio-Saccorotti, e nella retrostante trattoria Ginetta. E qui naturalmente si parlava di tutto lo
scibile (Berlin era uno specialista di Vico, Herder, Herzen e di intrighi internazionali e accademici) e i professori oxfordiani recitavano Pindaro in greco con
voce baritonale. Berlin era famoso per i suoi monologhi (non del tutto comprensibili perché si mangiava un po' le parole) e confesso che una volta mi assopii sulla
spiaggia ascoltandolo mentre tante fanciulle in fiore mi passavano sotto gli occhi e quando mi ridestai lui stava ancora confabulando.
Ancora la Riviera degli "Inglesi"
La Riviera degli "Inglesi" ha continuato a esistere fin quasi alle soglie del 2000. Negli Anni Sessanta c'erano ancora i ricevimenti ben frequentati in case
private dove si potevano incontrare attori, musicisti, pittori, scrittori oltre a numerosi pensionati dalle carriere variopinte che di domenica si riunivano nella
chiesa anglicana di Rapallo, poi definitivamente chiusa. Erano persone affabili, buoni bevitori, di mezza età, curiosi, che si scambiavano visite nei loro villini e
appartamenti. Nella frazione di San Lorenzo della Costa che domina Santa e il Tigullio, un vecchio castellaccio era stato acquistato da una coppia inglese, i
Miller, che abitavano solo il piano nobile. Sopra c'erano stanze in abbandono con documenti vecchi di secoli, al piano terra una cappella con lapidi funerarie dei
Della Torre ivi sepolti. Li andavo a trovare con qualche amico per salire sulla torretta e vedere il lato mare e l'interno di Rapallo con San Martino e Ruta. Con
loro una volta andai a Portofino al "Grillo", la casetta dell'ultimo degli Herbert della Villa Altachiara, Auberon, e li fotografai insieme a Ezra Pound ottantenne
e a una figura di curioso messaggero di cultura della Riviera tutta, il genovese Alberto Pescetto, anche lui un mondano (traduttore dal russo di professione) che
conosceva "tutti". I Miller non erano persone eccezionali, ma rappresentavano, come i Baber del castello di Portofino, una gentry sopravvissuta alla guerra
che, finché l'economia tenne e la Riviera non divenne più costosa, poté acquistare residenze formidabili e portarvi la loro vita, i loro canti natalizi, grammofoni
con musical americani, cene in abito lungo.
Questo mondo incantato, ma vissuto realmente, era stato descritto nel 1915 dal barone Alfons von Mumm nel volume Mein ligurisches Heim, illustrato con le foto dell'autore e ricco di informazioni su cittadine, monumenti e sentieri. Vi si raccontava la festeggiata visita del Kaiser con il suo yacht a Portofino nella primavera del 1914. Era la pace prima della tempesta. Mumm, che era stato ambasciatore in Cina e altrove, visse la sconfitta e poi, tornato nel suo "Castello San Giorgio" di Portofino, la Conferenza internazionale di Genova del 1922 da cui uscì il Trattato russo-tedesco di Rapallo, e intrattenne nella sua villa i partecipanti fra cui Walther Rathenau. Nel libro degli ospiti Rathenau scrisse, citando Petrarca: «I' vo gridando Pace, pace, pace». Si sa come poi finì (lo stesso Rathenau fu ucciso poche settimane dopo).
A Mumm interessava soprattutto il paesaggio naturale unico della Riviera, il mondo ancora pressoché intatto di contadini e pescatori che convivevano felicemente con
la piccola borghesia e il turismo di lusso. Facciamo un salto in avanti di mezzo secolo e troviamo la Riviera del jet set, moda e mondanità, sfruttamento dissennato
del territorio, fortunatamente fermatosi in tempo sicché ancora oggi una tavola imbandita in un agriturismo di San Lorenzo della Costa offre una delle migliori
esperienze che possano capitare a un uomo o una donna del Duemila, meglio se insieme per rinnovare gli idilli cantati da scrittori e raffigurati da pittori:
«E lei era bella sulla collina di San Lorenzo
».
La "bomboniera" sul mare
Un libretto di storie di amoretti fra baie e sentieri pubblicato a Santa nel 1987, Quasi una fantasia di Alberto Pedone, evoca quella atmosfera
spensierata anni '60, alla Sorpasso di Dino Risi e Racconti d'estate di Gianni Franciolini (girato fra Rapallo e Portofino).
Ma il Tigullio ha avuto voci di ben altri scrittori più o meno laureati, da Salvator Gotta, nume tutelare che vi ambientò alcune storie pubblicate dal suo vicino di
casa Arnoldo Mondadori, all'estroso viaggiatore Vittorio G. Rossi dalla incisiva calligrafia, il cui prezioso archivio (donato a Santa) attende ancora una
sistemazione, che racconta di aver trascorso a piedi nudi l'infanzia sulla spiaggia di Ghiaia, al pugliese Nino Palumbo, con casa a San Michele di Pagana, narratore
delle "giornate lunghe" dell'Italia del boom e delle spiagge (prive di anima?) e delle giornate drammatiche della Resistenza (a Santa Margherita, come nelle
cittadine vicine, il nazifascismo fece molte vittime).
Dal 1973 arriva un reportage scintillante, Il nous reste l'Italie della francoamericana Jane Rouch, che per scrivere questo libro affittò un appartamento
proprio sopra la spiaggia di Ghiaia e si intrufolò nei circoli che contano raccontando i riti cultural-mondani spiritosamente. «Nulla eguaglia l'eleganza
desueta di Santa Margherita Ligure, designata "Zona del silenzio, evitare rumori e frastuoni inutili"». Così introduce la sua descrizione della "Bombonnière-
sur-Mer", dove guarda vivere «i silenziosi liguri, tutto un universo alla Tati, a metà fra Peynet e Marquet, fidanzati che si interfotografano sulla diga, va
e vieni di motopescherecci che mi danno l'ora, palme reali impennacchiate per le feste, yacht di cui conosco i movimenti ("Vedi, il Wanderer è partito per
Malta")».
Jane Rouch era di per sé un personaggio, aveva viaggiato e scritto in Africa con il marito regista-etnologo, aveva trasformato il suo appartamentino in un'uccelliera molto francese, aveva una voce roca di fumatrice, e le orecchie ben tese per cogliere i bei nomi: «Da Ventimiglia alla Spezia, il tamtam funziona come nel Sahara e si apprende presto cosa succede lungo l'autostrada: "Rex Harrison è di ritorno, il suo cane Homer sta meglio", "Laura è partita per la Jugoslavia", ecc. Fra i "centri di trasmissione" di pettegolezzi e notizie della costa segnaliamo a Portofino La Gritta, a Paraggi il Carillon, a Santa Margherita il Colombo, a Rapallo la Pensione Canali, il Biancaneve, la chiesa anglicana, la biblioteca internazionale e soprattutto la Villa Chiara, una casa di riposo dove piace languire e si muore di rimpianti». Questa Villa Chiara era la clinica di mio padre Giuseppe Bacigalupo, che la racconta nel suo libro Ieri a Rapallo. «E' dolce – continua Jane – farvi salotto sotto i banani, in compagna di alcune duchesse, sotto lo sguardo carezzevole del dottor Bacigalupo, grande amico di Ezra Pound che era un habitué della Villa Chiara, dove del resto sono deceduti Kay Kendall, una delle mogli di Rex Harrison, la sorella di Lillian Gish e Max Beerbohm, un caricaturista britannico del bel fiore fin de siècle».
Beerbohm aveva conosciuto e fatto caricature di Oscar Wilde, e dal 1910 aveva deciso che Londra non faceva per lui e si era ritirato a Zoagli con la moglie
Florence, che disegnò sulla terrazza del suo Villino Chiaro. Un'altra di quelle belle a cui un grande o piccolo uomo deve la felicità.
Jane Rouch evoca con ironico stupore la vita stravagante della cittadina che ama e fa propria per alcuni anni, con le sue Befane del Vigile, leggende,
processioni e numi locali come Vittorio G. Rossi e il trattore che le dice: «Oggi c'è molta gente, grazie a Dio, ma il bel mondo, no, quello è finito, sì, i
signori non ci sono più».
Trascorre un altro mezzo secolo dal soggiorno di Jane Rouch, questa bella (anzi "belle laide") sulla spiaggia di Ghiaia, e nel golfo giganteggiano le navi da
crociera e gli yacht degli armatori russi. Ma ancora passano puntuali i motopescherecci, e le barche a vela vecchie e nuove resistono e appena finita l'alta
stagione hanno il golfo quasi tutto per sé. Il sovraffollamento, con tutte le sue conseguenze, resta il problema di fondo di cittadine cresciute più del dovuto,
che si trovano invase in alcuni periodi da migliaia di villeggianti, automobili e motorini. I ragazzi, beati loro, si affollano d'estate verso mezzanotte nella
centrale piazzetta per decidere cosa fare nelle ore piccole. Sono chiassosi e fanno pensare a un consumismo sfrenato, ignaro dei drammi della miseria che si
svolgono poco lontano. Il mondo dei nonni era certamente più pacato, le distanze sembravano renderlo più umano.
Tutto questo si offre alla riflessione del turista e residente consapevole. Ma passano alcune settimane e la "bomboniera-sul-mare" si svuota felicemente, la si può passeggiare tranquillamente, indugiare in vecchie botteghe e scoprire nuovi scorci, e magari leggere fra i palmizi qualcuno dei narratori e viaggiatori che ci hanno preceduto da queste parti.