Il Mare – 25 luglio 1954
Qualche premessa. Quando i Longobardi si insediarono nel territorio italiano (sec. VI) spesso disposero gruppi militari in zone di specifico interesse a presidio di
confini, di passaggi obbligati in valli o fiumi. Furono questi insediamenti le così dette arimannie1, dal nome del miles longobardo per
eccellenza e furono formate da truppe scelte, da quei soldati che già Tacito nella sua «Germania» aveva posto in rilievo per la loro
«nobilitas».
Anche per le nostre coste si procedette a stabilire questi corpi di guardia quando, ai tempi di re Rotari, quasi settant'anni dopo la prima invasione, i
Longobardi, scavalcato l'Appennino, si affacciarono alla bellezza del nostro mare.
Un'arimannia i documenti mostrano a Recco e un'altra a Lavagna; nell'un caso e nell'altro esse avevano la funzione di presidiare lo sbocco dì valli che ponevano
- con relativa facilità - in rapporto la costa con un retroterra dove il centro monastico di Bobbio e l'abbazia di fondazione longobarda di Brugnato rappresentavano
buoni punti di appoggio e tappe lungo le strade.
Ma, in assenza di documenti scritti, queste arimannie sono spesso identificabili anche in base ad altri elementi tra i quali il principale è quello delle
dedicazioni delle chiese. I milites longobardi erano infatti a quel momento ancora ariani ed avevano a loro protettori determinati santi identificati per studi
fatti sia nella zona lombarda che in quella spoletina.
Tra questi santi S. Giorgio è veramente tipico, per quanto ereditato dai Longobardi dalla cavalleria bizantina; ma quando gli arimanni dedicavano le loro chiese
ariane a S. Giorgo (o anche a S. Michele, altro loro protettore come mostra il S. Michele di Pavia e il santuario nazionale longobardo al Gargano) provocavano la
reazione locale cattolica che tendeva allora ad elevare nelle vicinanze qualche chiesa dedicata frequentemente al malleus haereticorum, S. Martino.
Orbene questo è proprio il caso di Portofino: alta sullo scoglio la chiesa di S. Giorgio, la chiesa dei dominatori stranieri, giù nell'abitato il S. Martino
cattolico, dei fedeli alla chiesa di Roma. La stessa posizione topografica è quasi simbolica. Lo scopo dell'insediamento arimannico è palese; controllare quel mare
sul quale i Bizantini erano ancora i dominatori e quindi impedire un eventuale sbarco. Del resto le parecchie donazioni da parte di sovrani di terreni nella
penisola e fino alla Cervara provano l'esistenza di quelle zone fiscali sulle quali sorgevano le arimannie, così come lo dimostrano il successivo sorgere di
castelli e di rocche di guardia.
Con la base di Recco e quella di Lavagna (e forse la località di Bardi - non si sa perché ribattezzata in questi ultimi anni spiaggia del Tigullio e parco
Tigullio rifiutando una denominazione che si trova nei documenti genovesi fin dalla fine del XII secolo - si riporta ad un toponimo «Longobardi») il
sistema difensivo si vede ben delineato. E Portofino, già noto nell'antichità per il suo porto, era utile e prezioso per questo presidio longobardo che, passato poi
a poco a poco al cattolicesimo, trovò negli originari abitanti marinai capaci e spesso eroici, coi quali l'antico sangue degli arimanni germanici venne a fondersi
(come poteva il biondo teutone resistere ai fiammeggianti occhi delle fanciulle, sempre belle, allora e oggi, di Portofino?) creando individui che ancora oggi
conservano nella loro dignità e nel loro sereno orgoglio la coscienza di una nobilitas originaria. E' stata forse questa coscienza di essere se stessi che ha
aiutato ad impedire che la splendida insenatura venisse insozzata da quelle ridicole costruzioni che tanto buffamente si innalzano nel Golfo.
Vorrei che ogni volta che sull'alta roccia sventola la bianca bandiera crociata il nostro pensiero ricorresse anche a quegli antichi arimanni, milites nobili,
che da lassù scoprivano la bellezza del mondo nel mare vivente. Essi forse contribuirono alla formazione di quella coscienza avventurosa che tanto doveva cooperare
alle conquiste dei navigatori-commercianti liguri (e forse cooperarono di più quei militari, scolte armate, che i grandi signori feudatari di ampie zone, ma lontani
nei rapporti e negli interessi dai comuni abitanti romani), alla grandezza nel mondo della Superba, di cui Portofino era ed è splendida perla non sporcata, Deo
gratias, da fabbricati che, dati gli esempi a tutti noti purtroppo, si armonizzerebbero alla sorprendente bellezza del golfo di Portofino, come l'irritante fracasso
del crollo di una colonna di casseruole di alluminio ad una perfetta esecuzione della sesta di Beethoven.
1 collettività di arimanni, guerrieri direttamente dipendenti dal re; avevano terre concesse ereditariamente, ma inalienabili