Il Mare – 10 ottobre 1954
Cinquant'anni d'arte e di lavoro
Domenica scorsa 3 ottobre ci siamo incontrati alla stazione. Il prof. Franceschetti stava seduto, in attesa del treno per Genova, leggendo il «Corriere della
Sera». Strano che fosse arrivato in anticipo, perché, dinamico come è sempre stato, i treni li ha sempre acchiappati all'ultimo momento, quando logicamente
non li ha persi. Mi sono seduto vicino a lui, cominciando a parlare del più e del meno. Il sole, generoso ritardatario, ci elargiva sulle spalle la dolcezza dei
tepori negatici in agosto. Il prof. Franceschetti, contrariamente al suo solito, aveva la cravatta. Sotto sotto ci doveva dunque essere qualcosa di importante. Ma
che cosa? L'ho saputo il giorno dopo, lunedì. La Confederazione Italiana dell'artigianato aveva indetto a Genova una solenne cerimonia per premiare i maggiori e più
anziani rappresentanti dell'attività artigiana ligure.
Oh, intendiamoci, il prof. Franceschetti, per quanto parli correttamente il genovese, non è assolutamente ligure, essendo nato a Bassano del Grappa nel 1888.
Trasferitosi però a S. Margherita all'età di tredici anni, ha respirato tanta di quell'aria rivierasca che ormai nei suoi polmoni, di veneto, non c'è rimasto più
nulla. Egli dunque dev'essere senz'altro considerato un tigullino d'ottima lega, di quelli che della nostra città conoscono a memoria vita e miracoli, di quelli
che ne hanno accompagnato le trasformazioni, vivendone attivamente le vicende liete o tristi, comprese le alluvioni, ad una delle quali, quella del 1915, egli
scampò per un vero miracolo.
Domenica scorsa dunque a Genova, in Palazzo Tursi, presenti le maggiori autorità della provincia e con l'intervento dell'on. Pignatelli, sottosegretario
all'Artigianato, è stata effettuata la consegna dei diplomi e delle medaglie d'oro agli anziani artigiani della nostra provincia. Ad ogni premiato strette di mano e
lampi di fotografi. In più al prof. Franceschetti, Presidente degli artigiani di S. Margherita, un'intervista alla Radio. «Si, sono contento di aver ottenuto
questa medaglia, perché essa
» ma un'onda di commozione gli trocò in gola le successive parole, gli occhi si inumidirono
In quel momento egli
rivide, veloce e nitido, il film della sua vita. Si rivide giovane, pieno di forza e di entusiasmo, a cavalcioni di una bicicletta, lungo la strada Aurelia. Tutti i
giorni, d'estate, da S. Margherita a Genova a forza di pedali, a lavorare senza respiro, per guadagnarsi i soldi da continuare gli studi. Si rivide giovane
diplomato all'Accademia Albertina di Torino, rivisse le prime battaglie artistiche e le prime affermazioni, ricordò le dure scalate sui ponti di legno nelle chiese
e nei palazzi di Sondrio, Torino, Genova, Milano, Roma, Caltanissetta, oltre a quelle, innumerevoli, compiute in tutti i paesi delle due riviere. Riandò col
pensiero a tutti gli avvenimenti tristi e lieti della sua carriera e riebbe la visione di un giardino in cui un giorno posò il primo mattone della sua casetta.
Quella commozione e quelle lacrime avevano dunque la loro giusta origine. In quella medaglia c'erano condensati oltre cinquant'anni di lavoro e di arte.
Cinquant'anni d'arte e di lavoro e un riconoscimento ufficiale per quanto il prof. Franceschetti ha fatto per conservare alla Liguria il suo carattere pittorico e
architettonico tradizionale. Egli infatti, oltre che il miglior conoscitore attuale del Seicento genovese, è anche il più strenuo difensore del colore e dell'anima
artistica della nostra regione. Cinquant'anni d'arte e di attività artigiana non sembrano però avere inciso minimamente sulla fibra di questo nostro concittadino
tanto illustre quanto modesto. Il prof. Franceschetti ancora oggi mantiene una giovanile freschezza, provata dal fatto che nonostante i suoi 66 anni suonati,
gagliardamente si sposta e circola a cavalcioni della sua fida anche se un po' malandata bicicletta
Dalle colonne de «Il Mare» siamo lieti di porgere al prof. Franceschetti le congratulazioni più fervide per l'alto riconoscimento ottenuto, che
certamente saranno condivise da quanti hanno potuto apprezzare le sue indiscusse qualità di uomo e di artista.
1 Il Palazzo Centurione Scotto di Castelnuovo fu portato in dote da Giovanna Marini che nella prima metà del 1700 sposò il principe Gio
Battista Centurione: due dei successori, Giulio (1791-1878, sposato con Anna Costa) e Vittorio Emanuele (1815-1890, sposato con Isabella Spinola), danno al palazzo
un'impronta architettonica ligure, in abbinamento con Villa Durazzo di Santa Margherita (acquisita dai Centurione nel 1832).
Nel 1919, dopo una notte trascorsa con l'industriale milanese Chierichetti, Giulio Centurione perse al gioco Villa Durazzo di Santa Margherita e successivamente
vendette il Palazzo di Casteluovo: merita raccontare, anche se estraneo alla storia di Franceschetti, un curioso episodio riportato nell'autobiografia del podestà
ing. Enrico Scachieri.
«La discussione per il compromesso di vendita del Palazzo Centurione
durò cinque ore, ma il principe non intervenne mai, anzi a un certo punto si
addormentò sulla sua poltrona e il suo rumoroso russare ci diede non poco fastidio.
Quando tutto fu pronto l'avv. De Angelis lo svegliò e gli disse "Giulio,
firmi qui e qui". Si seppe poi che quando il principe tornò a Santa Margherita e comunicò alla principessa Camilla di aver venduto la villa di Castelnuovo, ne seguì
una baruffa, anche perché egli non le seppe dire a quali condizioni l'avesse venduta.» Era il 29 luglio 1926.