Scienza e vita – settembre 1954
Questo articolo costituisce un complemento a quello pubblicato dalla Gazzetta il 13 marzo 2019 "Sci nautico e Grand Hotel Miramare"
Uno sport che è anche un attraente spettacolo - Non è soltanto un armonioso ed elegante giuoco balneare, ma una autentica disciplina sportiva che, oltre a
richiedere un accurato addestramento atletico, esige da chi intende esercitarla una destrezza ed una presenza di spirito non comuni.
Capita ormai spesso di vedere correre eretta sulle acque quiete del mare, sfiorando a grande velocità la superficie liquida, qualche figura di uomo o di donna,
rimorchiata per mezzo di una fune da un veloce motoscafo. Lo spettacolo è fra i più attraenti: grandi spruzzi di schiuma accompagnano i frequenti balzi
dell'atleta, che, occorre pur dirlo, terminano talvolta in un pittoresco capitombolo, in verità sempre innocuo per la vittima, quanto divertente per gli
spettatori.
Lo sci nautico, che ormai è molto diffuso anche fra noi, è un esercizio elegante, piacevole per chi lo pratica. Non si creda tuttavia che questo giovanissimo
sport, apparentemente tanto semplice, sia un facile giuoco, e non richieda forza e abilità al pari e più di tanti altri; in realtà esso richiede il concorso di
tutti i gruppi muscolari ed è quindi, anche dal punto di vista atletico, uno degli sport più salutari.
Uno sport fra i più completi
Infatti chi pratica lo sci acquatico fa da tramite tra forze contrastanti: alla trazione della fune legata al motoscafo egli oppone la resistenza che gli sci
incontrano fendendo l'acqua. Lo sciatore deve combattere costantemente le variazioni di quello sforzo di trazione e di questa resistenza, compensandole col giuoco
dei muscoli e con opportune flessioni ed estensioni delle braccia e delle gambe. Tutte queste azioni e reazioni si svolgono durante la corsa sull'acqua alla
velocità di una cinquantina di chilometri l'ora; e ciò obbliga l'attenzione dello sportivo a mantenersi sempre vigile. All'intenso lavoro fisico si accompagna così
un lavorio cerebrale tutt'altro che trascurabile.
e uno spettacolo avvincente
In particolare le competizioni idro-sciistiche valgono a mettere in luce questa azione coniugata del corpo agile e della mente pronta. In queste occasioni, le
velocità raggiunte sono notevoli: 57 km/h per il salto, e fino a 70 km/h per lo slalom. Perciò le gare di campionato promosse dalle varie Federazioni
nazionali di Sci nautico sono fra i più avvincenti spettacoli acquatici che sia dato ammirare. Ogni anno una gara nazionale, oltre a designare i campioni di
ciascuna specialità, seleziona i 4 migliori sciatori e le 2 migliori sciatrici destinati a rappresentare ciascuna nazione ai Campionati d'Europa e del Mondo
(l'Unione internazionale di Sci nautico raggruppa 15 Paesi europei e mediterranei).
Lo sci nautico è nato dal cosiddetto acquaplano, ma ha subito col tempo una notevole evoluzione; per farne comprendere meglio la difficoltà, riteniamo opportuno
esporne qui brevemente i fondamenti tecnici.
Almeno a 35 km/h
Il materiale adoperato comprende, oltre al motoscafo di trazione, gli sci e la fune, un trampolino e i gavitelli occorrenti per segnare il percorso dello slalom.
Lo scafo traente può avere il motore fuori bordo o entro bordo; è comunque indispensabile ch'esso superi la velocità di 35 km/h, che è la minima necessaria per
ottenere la sostentazione dello sciatore.
Per l'esordiente, o per colui che nello sci nautico cerchi soltanto uno svago, potrà bastare un
piccolo scafo lungo all'incirca 4 metri, al quale un motore di 20÷25 cav riesce ad imprimere la velocità di 35÷40 km/h. Per imbarcazioni del genere
nel nostro Paese non c'è che l'imbarazzo della scelta. I cantieri italiani, fra i quali Riva, Lugaresi, Posillipo, Bianchi e Cecchi, Caviglia e altri, producono
scafi di primo ordine per eleganza e perfezione di lavoro, che, muniti di un buon motore, si adattano egregiamente a tutte le esigenze di questo piacevolissimo
esercizio. Chi desidera praticare lo sci nautico come sport vero e proprio dovrà valersi di un motore assai più potente (almeno 125 cavalli) che consenta la
velocità di 70 km/h, necessaria per il salto e per lo slalom; con tale potenza sarà inoltre possibile rimorchiare contemporaneamente 3 o 4 sciatori.
Requisito indispensabile è in ogni caso una perfetta stabilità di marcia dell'imbarcazione.
Sci più corti e più pesanti
Somiglianti nella forma agli sci da neve, gli sci nautici sono composti anch'essi di vari strati di legno, ma sono assai più larghi dei primi. Essi portano in
coda due piccole derive di legno lunghe 30 cm, larghe ed alte 1 cm. Talvolta v'è una sola deriva, di dimensioni un poco maggiori, fissata al centro della coda dello
sci. Gli attacchi, di gomma, fasciano e tengono stretto il piede; sono formati di un avampiede e di una talloniera mobile. Una quindicina d'anni fa usavano gli sci
lunghi: 2 m, 2,25 e perfino 2,50; oggi per i campioni le misure non superano in genere 1,65 m, per 18 cm di larghezza e 20 mm di spessore. In compenso lo sci ha
acquistato maggior peso: si preferisce oggi l'attrezzo di 3,500 kg (sci nudo), la cui adozione è stata favorita dal diffondersi della tecnica americana, soprattutto
per quanto riguarda il salto.
Gli sci usati per l'inversione della fronte sono cortissimi (1,20 m), ma più larghi (0,20 m); si preferiscono i tipi con la superficie di scivolamento
lievemente convessa che, liberando dall'acqua la spatola e il tallone, agevolano lo sbandamento e la rotazione dello sciatore su se stesso.
Un solo sci per i due piedi
Per lo slalom è anche in uso uno sci speciale, detto monosci: esso porta una deriva metallica dì notevoli dimensioni (preferibilmente in duralluminio
lucido) che, fissata alla parte posteriore, funge da perno e da punto d'appoggio all'atto del cambiamento di direzione o della perdita d'equilibrio. Lunga soltanto
20 cm, essa ha però 15 cm d'altezza e 2 mm di spessore.
Questo sci, oltre al solito attacco centrale che ferma un piede anteriormente, ne porta un secondo situato più indietro, nel quale viene ad infilarsi l'altro piede;
questo attacco supplementare è costituito di una semplice striscia di gomma.
Per le prove di campionato, la fune regolamentare deve essere lunga 21,50 m; ad essa, mediante un raccordo lungo 1,50 m, è fissato il trapezio di trazione.
Tuttavia, fuori gara, lo sciatore troverà più comoda una fune di 25 m, che lo terrà più lontano dai vortici dell'elica. Il miglior tipo di fune è quello in cotone,
del diametro di 7 mm, o in manilla; il nailon è invece troppo elastico. Per lo slalom il sistema di raccordo è formato da un V con rami lunghi 1,50 m, terminati da
due piccoli trapezi di legno lunghi 15 cm.
Trampolino e slalom
Il trampolino prescritto dal regolamento internazionale è formato di un tavolato di legno liscio, giuntato, lungo 7,20 m, largo 2,50÷3 m, con altezza
variabile: 1,80 m per gli uomini, e 1,50 per le donne. Esso è sorretto da galleggianti; la zona immersa deve essere lunga 0,60 m, con la parte inferiore estrema a
0,40 m sotto la superficie. Potrà essere opportuno, per gli esordienti, costruire un piccolo trampolino di prova, formato di un tavolato di 4x1,50 m, tenuto a galla
da barili vuoti.
Lo slalom, come nel caso dello sci da neve, consiste in una pista segnata; ma in questo caso il tracciato è invariabile. E' lungo 315 m, e deve essere percorso
nei due sensi a velocità prescritte; così, dato che due porte d'entrata e d'uscita si aggiungono ai 6 gavitelli del percorso, intorno ai quali egli deve girare
nell'andata e nel ritorno, lo sciatore è costretto a superare 16 gavitelli.
Per lo slalom occorre usare uno scafo pesante: gli angoli che il percorso dello sciatore forma con quello del motoscafo danno infatti luogo ad azioni di frenamento
e a spostamenti laterali sensibili, anche per un motoscafo pesante. Uno scafo troppo leggero accosterebbe per effetto dello sciatore e non potrebbe quindi, come è
necessario, seguire la linea retta segnata dalle cosiddette porte di direzione.
Dal salto d'onda all'inversione della fronte
Lo sci nautico comprende numerose figure: traccia diretta, attraversamento della scia, salto d'onda su 1 o 2 sci con distacco di almeno 30 centimetri, salto
della doppia scia, piccoli christiania, passo dei pattinatori, virate sullo sci interno con lo sci esterno alzato, cigno in avanti, marcia indietro, cigno
all'indietro ecc.; fino all'inversione della fronte sull'acqua e agli esercizi col trampolino.
Per inversione s'intende la rotazione dello sciatore su se stesso, in uno o due tempi (360° o 180°). Lo sciatore corre in avanti; uno slittamento
laterale, congiunto ad una leggera trazione sulla fune di rimorchio, determina una brusca rotazione del corpo, fino a fargli assumere la posizione di marcia
indietro, con le braccia tese, all'altezza delle cosce, che tengono il bastone del trapezio di rimorchio. E' stata così compiuta una rotazione di 180° nel piano
orizzontale, dall'avanti all'indietro. Per tornare in posizione dì marcia avanti, lo sciatore prende appoggio sul braccio interno rispetto alla rotazione, mentre la
spalla esterna esegue un mezzo giro; si otterrà così una seconda inversione dall'indietro in avanti. Si possono anche effettuare rotazioni complete (360°),
doppie (720°) e perfino triple (1080°); la tecnica rimane pressoché la stessa, salvo che lo slittamento iniziale dovrà essere più graduale e più marcato
allo scopo di ottenere una perfetta concatenazione, senza la quale l'esecuzione perderebbe la voluta continuità e non sarebbe più valida. Tutti questi dietrofront
si eseguono, volendo, su un solo sci, e anche al passaggio sul trampolino.
S'intende che in campionato, a queste figure di inversione sull'acqua e sul trampolino, che sono le più difficili, viene attribuito nel punteggio il
coefficiente più alto.
Nello slalom lo sciatore corre più del motoscafo
Per l'attenzione e lo sforzo ch'esso richiede, lo slalom è la prova più dura dello sci nautico. Come nello slalom su neve, il minimo fallo ad una porta (e qui
ad un gavitello) compromette non soltanto la fase in atto ma anche l'intero percorso.
Questo genere di gara è uno spettacolo assai attraente, che mette in piena evidenza lo sforzo e il valore atletico. Anzitutto la velocità è molto alta: nei
momenti di punta per raggiungere il gavitello, lo sciatore corre quasi due volte più rapidamente del motoscafo, ciò che rappresenta una velocità intorno ai 70 km/h.
A ciò si aggiungono l'armonia dei movimenti (senza la quale lo sciatore verrebbe presto rovesciato), le posizioni in rottura d'equilibrio, il grande spruzzo d'acqua
prodotto dalla deriva unica: tutto l'insieme contribuisce a dare un'impressione avvincente di forza e di eleganza.
Come sulla neve, lo sciatore acquatico deve irrigidire le anche; le due gambe, fra loro vicine, formano pertanto, a partire dal piede, un vero blocco
sciatore-sci. La fune durante l'intero percorso deve rimanere sempre tesa. Così, mediante l'estensione dì un ramo del V terminale, e precisamente di quello
esterno alla virata, l'atleta dispone di un punto d'appoggio costante mentre lo sci ruota sul suo asse (in questo caso la deriva in duralluminio fissata a 6 cm
dall'estremo posteriore dello sci). Se lo sciatore lascia che la fune si allenti, egli è presto costretto ad aprire le braccia, ciò che lo stanca, lo squilibra e fa
variare la sua posizione rispetto al motoscafo. Questa posizione dev'essere assunta fin dalla prima porta, di cui lo sciatore sfiora, senza toccarlo, il gavitello
di destra e deve essere mantenuta da un estremo all'altro del percorso. La manovra è la seguente: lo sciatore si lancia a tutta velocità tirando sulla fune, fino
all'altezza del primo gavitello, intorno al quale gira almeno a 3 m al largo; opera allora il cambiamento di direzione, sfiora il primo gavitello e, attraversando
la scia, dirige verso il gavitello n. 2 sul lato opposto. In campionato, il percorso di andata (8 gavitelli) si esegue a 42 km/h, quello di ritorno a 45 km/h; per
le donne, queste velocità sono ridotte rispettivamente a 40 e 43 km/h. Nel caso in cui più concorrenti abbiano superato felicemente lo stesso numero di gavitelli,
si eseguono percorsi supplementari, con velocità aumentata di 3 km/h ogni volta, rispetto a quella iniziale di 45 km/h.
Quando si salta non bisogna guardare l'acqua
Il salto è un esercizio veramente impressionante, prerogativa degli sciatori più provetti.
Il principiante limiterà le sue ambizioni a superare semplicemente il trampolino, imparando a rimanere perfettamente inerte durante il passaggio. Cinquanta
metri prima del trampolino, egli si disporrà esattamente sull'asse di questo, e l'affronterà con le gambe leggermente flesse in posizione di sicurezza, col corpo
un po' piegato, gli sci orizzontali e distanti 30÷40 cm, gli avambracci flessi, lo sguardo fisso all'orizzonte sopra la cresta del trampolino, rivolto ad un
punto ch'egli dovrà continuare a fissare finché non avrà ripreso contatto con l'acqua. Così non sarà tentato di abbassare il capo, cosa che produrrebbe, all'uscita
dal trampolino, una rottura d'equilibrio in avanti con rischio di caduta. Lo sciatore toccherà il trampolino lievemente a sinistra della mezzeria, affinché la
trazione laterale del motoscafo non lo trascini fuori del tavolato prima ch'egli ne raggiunga la sommità. Al momento del contatto, la trazione della fune
(leggermente in diagonale) tende a farlo cadere in avanti, ed è quindi necessario compensare adeguatamente questo squilibrio.
Come eseguire il salto in gara
Il salto in gara richiede una tecnica affatto diversa. Lo sciatore infatti, anziché disporsi molto tempo prima sull'asse del trampolino, si pone, all'incirca 80 m
prima di questo, all'estrema destra della scia del motoscafo; allora, mediante una violenta trazione, egli ripassa le due onde della scia, ciò che gli consente di
giungere a 4 m dal trampolino con una velocità fortemente aumentata: mentre l'andatura del motoscafo, rigorosamente controllata, è di 57 km/h, la velocità dello
sciatore, per effetto di questa trazione diagonale, raggiunge quasi i 75 km/h. Operando allora un repentino mutamento di direzione mediante una forte inclinazione
trasversale degli sci, il saltatore riceve l'urto del tavolato a gambe tese, per tentare di ottenere all'uscita, con una maggior trazione, un aumento di altezza che
gli consentirà un salto più lungo. Questa tecnica, adottata dagli Americani nel Campionato del mondo del 1953 a Toronto, ha permesso a costoro di conquistare nel
salto un vantaggio di 6 metri in confronto dei migliori atleti europei. Con velocità e altezza di trampolino rigorosamente identiche, si sono infatti conseguiti i
progressi seguenti:
1948: Campionato d'Europa (Ginevra): 14 metri;
1953: Campionato d'Europa (Portschac): 24,50 metri;
1953: Campionato del mondo (Toronto): 30 metri.
Un passatempo attraente
All'infuori della tecnica di gara, esiste tutta una serie di esercizi e di figure che ricordano in certo modo il pattinaggio artistico, e costituiscono una
difficile disciplina di scuola.
Colui che considera invece lo sci nautico soltanto come un piacevole passatempo, potrà aumentare le attrattive e il divertimento praticandolo con un gruppo di
due o tre amici: si possono allora innalzare piramidi umane, comporre eleganti coppie dì figure, giuochi d'equilibrio, con sciatore portante e portato; la
difficoltà potrà aumentarsi ancora eseguendo questi esercizi in monosci. Lo sciatore potrà girare come una trottola, sostituendo allo sci un piatto volante,
disco di 70 cm di diametro con due attacchi al centro; l'atleta provetto potrà perfino cimentarsi nello sport dello sci senza sci, che abbiamo visto in film
americani, e che alcuni campioni incominciano a praticare questo anno anche in Europa.
Nessun pericolo, ma è necessario un minimo di prudenza!
Con un po' di fantasia, lo sciatore esperto non trova limiti alle sue esercitazioni: e d'altra parte non corre seri rischi, perché lo sci nautico non è uno
sport pericoloso. Termineremo tuttavia con alcuni consigli di prudenza.
La sola condizione, assolutamente indispensabile, è che lo sciatore sia abbastanza buon nuotatore in modo da potere, in caso di caduta, aspettare qualche minuto
che il motoscafo venga a raccogliere il naufrago
Comunque è ovvio che, quando si affronta il salto col trampolino, aumenta il rischio di cadute più violente. Nelle prime prove, il saltatore deve perciò
indossare un salvagente a giacca del tipo yachting, che attutisce gli urti al torace, con pericolo di frattura delle costole, evita il dolorosissimo colpo al
fegato, e nel contempo aiuta lo sciatore a mantenersi a galla in caso di stordimento per incidenti. La fiducia in sé risultante da una tale protezione e sicurezza
rende più facile per il principiante l'introduzione ad una così bella, ma ardua disciplina sportiva.