Testata Gazzetta
    Pezzi di storia

Ai "treuggi"
di Marisa De Barbieri

Gens ligustica in orbe – n.3/2001

Il bucato: oggi sarebbe un lavoro "extra mœnia" - Come ci si comportava nelle faccende domestiche quando non esistevano tutte le comodità di oggi

foto 1 Un suggestivo scorcio dei Truogoli
di Santa Brigida a Genova,
sormontati da un "gran pavese"
di biancheria distesa

Il treuggio1 è di due tipi (ma avete visto quanti treuggi ci sono a Sant'Ilario di Nervi?): c'è quello a sezione doppia, una per lavare e una per sciacquare per ogni singola lavandaia, e c'è quello promiscuo, una gran vasca per lavare e una più piccola per sciacquare; quest'ultimo può creare problemi di intolleranza di vicinato di lavaggio, soprattutto nell'epoca in cui parliamo nella quale la tubercolosi era endemica e quindi temutissima, perché infettava rapidamente tutta la famiglia a partire dai più giovani e praticamente senza rimedio dal momento che la streptomicina2 non era stata ancora inventata e la tibazide3 era scarsamente risolutiva e costava come una mucca.
Per pateli, fascieue, taccoin, drappetti, catainette4 sono richieste insaponature di giorni. Quale che sia il sistema usato dalla nostra lavandaia, il lavaggio è seguito dall'operazione dell'arruxentà5. Per la giancaia6 il tocco da maestro consiste nell'immergere nell'ultima acqua pulita, contenente i panni bianchi, una pezzuola gonfia di turchinetto7: operazione delicata, perché un piccolo errore di dose anziché dare lo splendore del bianco pulito, dà una tinteggiatura a stelle e strisce. Per i pantaloni di fustagno, invece, consigliato un ultimo sciacquo in acqua bollita con la "lelloa"8.
Vien da sé che lasciati i panni al vento per un giorno, vanno poi stirati.
E ritorna il nostro focherello. Se la massaia è benestante possiede il ferro a carbone, un monumentale oggetto, che ha finito i suoi giorni nelle seconde case di nostalgici, che riempiono le sue fauci, un tempo fumanti di sbuffi e vapori, di fiorellini secchi o freschi; quand'era ancora un utensile che esercitava la sua professione, veniva riempito di carbone rovente, preso dal fornelletto con le pinze e con una carica durava parecchio. Di più però è usato il ferretto di ferro compatto, o meglio i ferretti, perché in questo caso ne occorrono almeno due. Il ferretto va messo direttamente sul carbone rovente a scaldarsi e sostituito immediatamente da un secondo quando viene preso per stirare; un panno è pronto per pulirlo dalla cenere e dal carbone, prima di passarlo sui colletti. Ma quando è sufficientemente caldo? Semplice: quando sputandoci sopra, lo sputo salta. E come si regola la temperatura per il lino piuttosto che per la seta? Uno dei tanti misteri che non riuscirò mai a chiarire.

foto 2 A Santa Margherita

Infilata una bugatinn-a (pezzuola con zucchero) nella boccuccia urlante dell'ultimo nato per chetarlo, la massaia passa a riassettare la casa. E no, cari amici, questa è una scena tanto idilliaca quanto irreale. Poteva accadere, e raramente per una giovane sposa primipara in una giornata di pioggia scrosciante, e magari nel periodo prepasquale. Perché non si sottraggono braccia alla schiavitù della terra, soprattutto braccia di giovani donne. Riassettano la casa i bambini, dai quattro anni in su: che poi è un lavoro facilissimo e quasi inesistente. Si tratta semplicemente di fare i letti ogni tanto, dal momento che le lenzuola si cambiano una volta al mese e il saccone di foglie di granoturco che funge da materasso, si rifà una volta all'anno, e di pulire per terra; il pavimento è di legno grezzo o di mattoni ed è la prassi che sia ricoperto da mattina a sera di ogni sorta di sozzeria. Un bambino, maschio o femmina, è indifferente, preso un secchio di acqua fredda, con larghe manate sparge un po' qua e un po' là il liquido per sedare la polvere e quindi con una scopa di saggina asporta il materiale più grossolano: fine.
Altro discorso merita la lucidatura annuale dei "rami": qui interviene la nonna con la sua esperienza antica. Ad una ad una le belle pentole di rame, che tutte le famiglie hanno (e ce ne sono così poche in giro adesso, perché durante l'ultima guerra i contadini le hanno fuse per fare il verderame da dare alla vigna contro la peronospora), dicevo, le belle pentole di rame vengono portate all'aperto e con la sabbia dell'aia e un po' di pietra pomice tirate a lucido, lavate e lasciate asciugare al sole.
Altre attività di casa vengono svolte in questo spazio aperto, dal taglio dei capelli di tutta la famiglia, alla preparazione della mesc-ciua9 per il menestron, a lato le verdure dell'orto, in grembo il grilletto10 nel quale cadono ridotte a cubettini; ed anche un timido tentativo di giardinaggio, rose, lillà, giunchiglie, nelle ore morte, all'alba o a mezzogiorno, quando il solleone costringe al riposino, per ingentilire le montagne di stallatico, gli effluvi degli animali da cortile, il cane rinsecchito alla catena da sempre, e anche per ingentilire se stessa e recuperare da un angolo nascosto di dignità la propria femminilità.


1 Trêuggio: truogolo, lavatoio, vasca ripiena di acqua
2 antibiotico
3 battericida
4 panni, fasce per bambini, toppe, biancheria
5 sciacquare
6 biancheria
7 materia di color indaco
8 edera
9 mescciûa, mescolanza di patate, cavoli, fagioli, zucca, rape e melanzane che si cuoce con pasta o riso
10 scodella

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