Celivo, Centro Servizi al Volontariato della provincia di Genova - aprile 2004
Storie di volontariato a Genova
A Compagna è fondata il 21 gennaio 1923. Fra l'anno di istituzione ed il 1972, il suo Statuto conosce cinque edizioni (l'ultima è aggiornata al 1991), tre sono
originariamente redatte in genovese - lingua ufficiale dell'associazione – due in italiano.
La sua ragion d'essere, tuttavia - espressa a tutt'oggi nell'articolo Primo – resta inalterata: "A Compagna fondä o 21 de zenâ do 1923, a l'é
l'associassion di Zeneixi amanti de Zena e da sò taera, giö:si de antighe glorie, de bellesse, de tradissioìn, da parlâ e di costummi da sò gente, a-o de
feua e a-o de d'äto de ogni fede politica e religiosa"1.
Il nome rimanda direttamente alla gloriosa storia medievale cittadina ed alle sue tradizioni di consociativismo indipendente. La Compagna era infatti
un'istituzione genovese della quale ci è già tramandata notizia dal Caffaro, nel 1099. L'annalista non specifica in dettaglio la sua natura: gli storici sono
propensi a credere che si trattasse del "primo nucleo associativo, giuridicamente organizzato, sul quale si è poi sviluppato il Comune genovese, come ente
territoriale dotato di una sua autarchia nell'ambito del tessuto costituzionale dell'Impero"2.
Nata come associazione nobiliare a carattere privato, durante il XII secolo la Compagna si trasformò in un soggetto assai simile al Comune, dotato di
giurisdizione territoriale e Statuti che avrebbero di lì a poco acquisito vigore di legge non più soltanto per i suoi associati ma per tutti i cittadini.
Comune e Compagna finirono per essere sinonimi, anche se il primo avrebbe mantenuto un ruolo ed un rilievo storico ben oltre il tramonto della seconda, i cui
fini e connotati precisi restano oscuri. Parallelamente - e forse precedentemente - alla Compagna cittadina esistevano le compagne rionali, che riunivano sotto
un'unica insegna gruppi di cittadini organizzati su base territoriale; nel XII secolo erano otto: Castello (un tempo sestiere di Palazzolo), Maccagnana (la zona che
va da Sant'Ambrogio a Canneto), Piazza Longa (San Bernardo, San Donato e Giustiniani), San Lorenzo (il Duomo), Soziglia, Porta (San Pietro di Banchi), Portanuova
(la zona della Maddalena e San Siro), Borgo (Fossatello e Sant'Agnese), in epoca più tarda vi si aggiunsero Pre e Santo Stefano.
Proprio gli stemmi delle compagne rionali sono rappresentati sul verso del gonfalone della società, che fu inaugurato il 9 dicembre 1923 al Politeama Genovese,
in coincidenza con la celebrazione della cacciata degli Austriaci da Genova (10 dicembre 1746); il 23 dicembre avvenne invece il suo battesimo nel Santuario di N.S.
di Loreto, ad Oregina. Uno dei fondatori, Umberto Villa, ne aveva concepito ed abbozzato il disegno.
Dello stendardo - che testimonia le vestigia di una tradizione la cui memoria e difesa costituisce la sua ragion d'essere, e che viene esibito nelle cerimonie
ufficiali - l'associazione va particolarmente fiera. Quello originario, ormai usurato, fu sostituito con uno nuovo inaugurato nel 1976. I suoi colori sono molto
sobri, non vivaci, nell'intento di trasmettere forza e temperanza, con toni ruggine e nero su bordature, fiammule e dentelli che si ripropongono di richiamare i
colori delle carene delle navi. Domina il recto la scritta A Compagna sotto la quale è raffigurato il primo santo patrono della città e protettore
della Liguria, San Giorgio, in cotta di maglia bianca su cui campeggia la croce rossa; il verso, sotto la scritta Zena, porta i simboli delle otto compagne
rionali in testa e al piede mentre esibisce al centro un Grifo rampante ad ali spiegate. Su entrambi i lati le figure sono incorniciate e, come le scritte, dipinte
a mano.
In 80 anni di attività, A Compagna ha promosso ed ha partecipato ad innumerevoli iniziative di carattere storico-culturale. Talvolta commemorative - come la
deposizione annuale della corona sul monumento di Balilla, in Portoria, proprio in occasione di quel dieci dicembre in cui fu inaugurato per la prima volta il suo
vessillo - talaltra di vera e propria rievocazione storica, come nel caso della sua iniziativa forse più rappresentativa: il Confuego.
O Confeugo era una fra le cerimonie più significative dell'antica Repubblica Genovese: se pure attestato a partire dal secolo XIV, è probabilmente di
origine ancora più antica. Coincideva con il Capo d'Anno, che in epoca medievale era festeggiato il 25 dicembre, si svolgeva pubblicamente nella mattina della
vigilia e ritualizzava l'omaggio del popolo - rappresentato dall'Abate - alle autorità cittadine nella persona dapprima del Podestà, poi dei Capitani del Popolo e
infine (a partire dal 1339) del Doge. Gli Abati del Popolo furono istituiti nel 1270 quando il potere venne affidato ai due Capitani del Popolo Oberto Doria e
Oberto Spinola (la diarchia degli Oberto) e godevano del privilegio di sedere in mezzo ai due Capitani. La loro funzione era essenzialmente mediatrice: mirava a
mantenere l'equilibrio tra il potere signorile e quello cittadino; non erano privi, però, di alcuni compiti istituzionali e di rappresentanza.
La cerimonia del Confuego vedeva originariamente protagonisti gli Abati rappresentanti delle Podesterie del Bisagno, del Polcevera e di Voltri, ma fu ben presto
limitata al solo Abate del Bisagno. Aveva inizio con una sorta di scambio di consegne fra il vecchio Abate ed il suo successore che avveniva sul Bisagno, in
località delle Albere, all'altezza di Borgo Incrociati. I due notabili - il nuovo era vestito con toga, collare e berretto senatorio - prendevano posto su due
pietre conficcate nel terreno a poca distanza l'una dall'altra: a monte il predecessore ed a valle il successore. Il primo offriva al secondo lo stendardo di San
Giorgio con alcune invocazioni e proteste.
Quindi il nuovo Abate s'incamminava, affiancato sulla sinistra dal notaro sindaco del villaggio, verso la città, a piedi o in portantina. Lo seguiva un grosso
tronco d'alloro ornato di rami verdeggianti e nastri bianchi e rossi: il confeugo. Chiudevano il corteo alcuni contadini appartenenti alle famiglie più in
vista dei dintorni; fra loro si muovevano iportatori di bandiere. Quest'ultime misuravano tre palmi in quadro, con l'asta lunga quattro palmi e mezzo e venivano
fatte roteare intorno al collo, al corpo e alle gambe gettate in aria ed afferrate, nel cadere, per l'estremità dell'asta impiombata.
La scorta militare dell'Abate era composta da 25 granatieri con baionetta in canna; attraverso la Porta Romana e la Porta dell'Arco, al rappresentante del
popolo venivano resi gli onori militari. Giunto infine a Palazzo Ducale, il corteo era salutato dalla guardia in armi. L'Abate, lasciato il confeugo nel
cortile, si presentava al Doge e con deferenza profferiva le rituali parole Ben trovòu Messé ro Duxe (Ben trovato signor Doge) mentre il Doge rispondeva
Ben vegnùo Messé l'Abbòu (Ben venuto signor Abate).
La cerimonia proseguiva con l'offerta al Doge da parte del rappresentante del popolo di un mazzo di fiori finti, di parole augurali e notizie sullo stato della
valle; la massima autorità contraccambiava con un biglietto Cartulario della Banca di San Giorgio da 100 lire. Infine il corteo si scioglieva.
L'ultima parte della cerimonia si svolgeva la notte successiva, allorché il Doge ed i Collegi - in presenza dell'Arcivescovo - appiccavano il fuoco al confuego
e vi gettavano sopra un vaso di vino, zucchero e confetti. La tradizione voleva che i tizzoni del tronco fossero sacri e dotati di poteri magici: il popolo si
accalcava per potersene accaparrare uno e chi ne veniva in possesso lo custodiva gelosamente.
Per evitare disordini il Comune dovette provvedere a distribuire i resti del rogo in equa misura tra i cittadini3.
Nel 1499, durante la dominazione del re Luigi XII di Francia, la cerimonia fu soggetta ad una prima abolizione. Riprese nel 1530 e fu nuovamente soppressa dal
Senato della Repubblica Genovese con un decreto del dicembre 1637 "perché arreca una grave spesa agli uomini di questa valle, né si effettua senza confusione". La
visita dell'Abate a Palazzo continuò tuttavia fino al 1796. La cessazione definitiva seguì la rivolta giacobina del 22 maggio 1797.
A Compagna ne volle il ripristino fin dall'anno di fondazione: il 24 dicembre 1923 i suoi soci consegnarono solennemente al sindaco, il senatore Federico Ricci,
una pianta d'alloro adorna dei colori rosso e bianco. A partire dal 1938, in concomitanza con la guerra, la cerimonia fu sospesa, riprese nel 1951 e dura a
tutt'oggi. Non ha soltanto un significato di riscoperta delle tradizioni storiche ma coniuga il richiamo alla memoria civica con l'invito ad una maggiore vicinanza
fra cittadini ed istituzioni.
L'attenzione dell'associazione per i motivi di orgoglio cittadino non trascura Cristoforo Colombo. Già nel 1924 viene avanzata la proposta di istituire, almeno
a livello locale, la data del dodici ottobre - anniversario della scoperta dell'America - come Giorno di Colombo; parallelamente la società si adopera affinché il
Comune intervenga con impegno crescente in tutte le occasioni celebrative. Nel 1926, insieme all'Associazione "Serenissima" realizza una grande manifestazione
nazionale, garantendo a Genova la presenza tutti i più grandi navigatori e trasvolatori italiani.
Nel 1951 collabora alle celebrazioni del Quinto Centenario della nascita del navigatore e nel 1987, con la sponsorizzazione del Rotary Club Genova Golfo
Paradiso, pubblica il volume di Anna Maria Salone Opere Colombiane della Università di Genova. Negli anni successivi organizza due convegni, il primo, in
collaborazione col Comune di Genova, su Giambattista Spotorno - insigne storico colombiano -, il successivo nel maggio 1990 insieme alla Fondazione Regionale
Cristoforo Colombo e con il patrocinio del Consorzio Autonomo del Porto di Genova su La Liguria nel tempo (proposte per una bibliografia storica).
Sul fronte delle festività religiose collegate a temi locali, nel maggio 1925 l'associazione si adopera affinché il 24 giugno - giorno in cui ricorre la
natività del Santo patrono di Genova, Giovanni Battista - sia dichiarato festivo in tutto il territorio comunale. Da allora partecipa alla processione patronale ed
a quella del Corpus Domini in modo solenne: con l'esibizione del gonfalone e la presenza di valletti in costume.
Dal 23 aprile del 1927, inoltre, i soci della Compagna danno il loro contributo per restituire solennità alla festa religiosa di San Giorgio partecipando alla
cerimonia in suo onore nell'omonima chiesa.
Una delle ragioni di maggior lustro per il sodalizio è la sollecitudine spesa nel far sì che la campana della torre di Palazzo Ducale - fra i più importanti
simboli municipali - tornasse al suo posto. O Campanon de Päxo fu calato dalla torre il 3 maggio 1925 per essere rifuso e vi fu ricollocato il 15 aprile
del 1926 con una cerimonia solenne, che vide una grande partecipazione popolare; la domenica successiva, ai suoi rintocchi si unirono quelli di tutte le campane
cittadine. Quindici anni dopo, però, la guerra ne decretò la demolizione: fu "donato alla Patria, perché con il suo bronzo si [fondessero] nuovi cannoni per
la nuova vittoria". Nei decenni successivi la sua sorte fu alquanto negletta. Dopo quasi 50 anni, in occasione del Parlamento de A Compagna del 1979 venne data
formale comunicazione ai soci: "semmo in graddo de fâ tornâ in sciä Töre de Päxo o Campanon: unna grande azienda zeneize a l'à zà offerto
unna grande quantitae de metallo (rammo, bronzo e latton), mentre o Scindico o l'à daeto a sò adexòn".
Il ripristino della campana avvenne il 24 aprile dell'anno successivo, ed è ricordato da una lapide apposta alla base della torre. Contestualmente
all'inaugurazione della targa, il sindaco Cerofolini accolse la richiesta del console della Compagna - che aveva all'epoca sede proprio nella Loggia degli Abati, a
Palazzo Ducale, dovette lasciarla per ragioni di ristrutturazione ed è previsto che torni ad occuparla - affinché si tornasse ad esporre sulla torre (la Grimaldina)
la bandiera rosso-crociata della Repubblica di San Giorgio. Da allora, la campana della torre suona dalle 11 alle 11,15 del mattino - con il tradizionale suono a
battaglio, preceduto da 21 rintocchi a martello - in alcune ricorrenze stabilite dal Comune su proposta della Compagna, in seguito integrata: il 23 aprile (San
Giorgio, primo patrono di Genova e della Liguria); il 24 aprile (Anniversario della Liberazione); il 1 maggio (Festa del Lavoro): il 24 giugno - (San Giovanni
Battista, patrono della Città): il 12 ottobre (Giornata di Colombo); il 10 dicembre (ricorrenza della Vittoria sugli Austriaci nel 1746); il 25 dicembre (Natale,
giorno del Confeugo, ricorrenza della Pasqua ed inizio delle due sessioni ordinarie del Consiglio Comunale).
E' sempre nel contesto della cura riservata a mantenere e ricreare legami tangibili, spaziali e materiali, fra la Genova storica e quella attuale, che la
Compagna propizia la posa di una serie di targhe commemorative di eventi e personaggi notevoli.
Nei suoi primi dieci anni di vita ne installa diverse: in ricordo di Marco Polo, il 12 ottobre 1926 sulla parte antica di Palazzo San Giorgio; per Urbano Reta
"intrepido navigatore e valoroso comandante alla battaglia di Lepanto" il 24 aprile 1927 a Sampierdarena, sul lato destro della chiesa di Santa Maria della Cella;
in via Corsica al n. 6, sul caseggiato dove il 10 agosto 1906 moriva Luigi Arnaldo Vassallo detto Gandolin (21 aprile 1928); in ricordo del pretore romano Spurio
Lucrezio, ricostruttore di Genova dopo la distruzione del cartaginese Magone, il 28 maggio 1933 in piazza Sarzano; in piazza Cattaneo, in memoria di Antonio
Malfante, primo tra gli europei che nel 1447 attraversò il deserto del Sahara, il 24 giugno 1936.
In epoca più recente installa una stele marmorea a ricordo del poeta Guido Nilsen il 18 ottobre 1975, a Pieve Ligure, nel giardino di piazza Ferdinando d'Amato
mentre il 28 aprile 1982, all'ingresso dei Giardini pubblici della Foce, scopre una lapide in omaggio a Gilberto Govi.
Sul piano delle iniziative di studio e ricerca, l'associazione avvia nel 1972 la lunga serie dei Martedì de A Compagna, conferenze e conversazioni su
storia e cultura locale integrate spesso dalla proiezione di materiali audiovisivi. Inaugurati da una serie dedicata al Il Settecento in Liguria, nei primi
anni i Martedì proseguono affrontando il problema della situazione culturale genovese in un difficile momento di transizione socio-economica, mentre a
partire dal 1981 sono introdotti da una breve lezione in lingua genovese da parte di scrittori e poeti.
Ancora nell'ambito della ricerca linguistica, a partire dal 1972, la Compagna ha curato una Bibliografia Dialettale Ligure coinvolgendo studiosi, cultori,
prosatori, poeti, collezionisti e bibliofili nella raccolta di schede relative ad opere in genovese e parlate liguri e creando una rete di collaborazioni con enti e
istituzioni regionali ed anche extraregionali: Comuni, biblioteche, Enti Provinciali per il Turismo, Aziende di Soggiorno, Pro Loco, Associazioni locali. La ricerca
è culminata – oltre che nella pubblicazione - in un convegno organizzato nel novembre 1973 nella sede della Camera di Commercio di Genova avente come tema
Storia e vita dei dialetti liguri: gli atti sono stati pubblicati da parte della casa editrice Sagep. Non è stata l'unica opera a stampa promossa o
realizzata dall'associazione: attualmente A Compagna ha al suo attivo, a vario titolo, più di venti altre ricerche realizzate fra il 1968 ed il 1998. In
collaborazione con il Banco di Chiavari e nella sua sede, inoltre, nel 1975 ha inaugurato una Mostra dell'ex libris ligure. Più di 200 le opere presentate, di una
novantina di artisti.
Parallelamente, l'estremo attivismo nella tutela del patrimonio linguistico e letterario locale è sfociato nella costituzione di un'ampia biblioteca che - oltre
che di molti volumi sulla storia e la cultura liguri - dispone di raccolte di testi in genovese (antico, classico e moderno) e nei dialetti periferici e per questo
aspetto è unica nel suo genere.
Dal 1928 A Compagna avvia la pubblicazione dell'omonima rivista mensile illustrata, diretta da David Chiossone. Questo primo ciclo dura cinque anni. Sotto forma
di omaggio ai soci, le uscite riprendono nel 1969 a cadenza irregolare fino al 1974, quando la continuità viene riacquisita ed al titolo è affiancato il motto
Dictis facta respondent.
Dal gennaio 1977, il sodalizio genovese è stato il primo in Italia ad accedere, su Radio Due, ad uno spazio di quindici minuti messo a disposizione a soggetti
della società civile, iniziativa che ha registrato notevole ascolto. A tutt'oggi sono state circa un centinaio le trasmissioni dedicate ad argomenti genovesi e
liguri, raggruppate in cicli monografici sull'artigianato, la storia, il dialetto.
E' infine da ricordare che A Compagna ha generato due nuove associazioni, dotate di Statuto autonomo: Pro Liguria, che è stata fondata il primo gennaio
del 1947 per incrementare ogni attività genovese e ligure e per presentare liguri alle elezioni amministrative; I Montagnin de A Compagna de Zena, nata il 26
maggio 1955 con lo scopo di favorire lo sviluppo e la divulgazione dello sport della montagna in ogni stagione dell'anno.
1 "A Compagna, fondata il 21 gennaio 1923, è l'Associazione dei Genovesi amanti di Genova e della loro antica terra, gelosi delle antiche glorie,
delle bellezze, delle tradizioni, della lingua e dei costumi della loro Gente, al di fuori e al di sopra di ogni fede politica e religiosa."
2 G. Forcheri, L'origine della Compagna cittadina, in E. Carbone, V.E. Petrucci, W. Piastra (a cura di), A Compagna. 70 anni di
attività 1923-1993, A Compagna, Genova 1993, p. 6. In questo testo è puntualmente ricostruita la storia dell'associazione.
3 Cfr. C. De Marini, O Confeugo - Ben trovòu messer ro Duxe, in "A Compagna" n. 3, giugno 1928, pp. 25-28