Testata Gazzetta
    Pezzi di storia

Album della Riviera
di Felice Ballero

Nuova Stampa Sera – 8 settembre 1948

Tra Santa Margherita e Rapallo, il forestiero si è sempre trovato come l'asino di Buridano: dolce, fiorita, casalinga la prima, con le merlettaie sotto i portici ed cartolina il porticciolo palpitante di vele e di richiami; spavaldo agguerrito, avventuroso Rapallo, con il campanile un tantino storto e il castello medievale piantato in mezzo al mare.
I due paesi fanno conchiglia di qua e di là del promontorio di Pagana, come due corbe di fiori imbastate sulla gobba grigiazzurra di una cavallina Rochey in un film al technicolor, ed il milanese, l'inglese, il «foresto» in genere, non sa mai pronunciarsi tra la pudicizia di Santa Margherita e la galanteria di Rapallo.
Di qua leggi, sui muri: «Evviva il nostro Vescovo!», oppure: «Stasera le allieve della scuola di pizzo daranno un piccolo trattenimento»; di là invece: «Elezione di Miss Bbona Bbona», od anche: «Stasera, da Sesam, wodka per tutti!». La suggestione di Santa Margherita è tutta in quei pizzi, in quelle reti, in quel niente, mentre Rapallo s'appoggia al Castello, al campo di golf, al Casinò…
Intanto, ad arrivare col treno, la prima stazione del Tigullio si presenta con questo biglietto da visita a lettere scarlatte: «Santa Margherita Ligure per Portofino», come a dire: «Signora Taldeitali in Taldeitalaltri». La coppia ideale: due casati vecchi, illustri, genuini, li conoscete, senza lune per la testa, alla larga dalle novità. Ad esempio, subito dopo la fine della guerra, erano capitati dei milanesi con delle idee in grande: grattanuvole, baldorie di luci, e questo e quello. Gli «Amici di Santa Margherita», gelosi fino al midollo, strillarono tanto che li sentirono fino a Montecitorio: così oggi, chi vuol costruire una casa in paese, bisogna che si tenga all'altezza delle altre costruzioni. In verità, per quel che riguarda Paraggi (che, sebbene «faccia Marinapiccola», è pur sempre un frazione di Santa Margherita) non c'era davvero bisogno di scomodare gli onorevoli; infatti a Paraggi pare che ci sia la tendenza a toccare il cuore della madre terra, e qui trovi un locale di grido tagliato nella pietra viva, e là un tipo in vena di originalità ha fatto trivellare la roccia, arrangiando i buchi a guisa di camere e salotti: ne è sortita una confortevole catacomba, dove l'età della pietra e il secolo della radio fanno l'amore in una gloria di stalagmiti e fili elettrici.
Sono convinto che i personaggi di Campigli verranno qui a passare le vacanze, con dei bagagli di cemento armato e degli ombrellini a punta di felce. Ad ogni modo più in là c'è Portofino a ristabilire l'equilibrio, con le sue case costruite e piantate come quinte di teatro. Insomma, fra Santa Margherita ed il promontorio il paesaggio è fatto su misura per pescatori, per donne al tombolo, per sposini in viaggio di nozze, per comici e guitti, per gente civilina e romantica. La loro Madonna è la Vergine della Lettera, l'ultima corriera arriva alle dieci di sera, è bello sul tramonto arrivare fino ai cantieri dove i maestri d'ascia rifanno le costole alle paranze ed alle zattere.
A Rapallo, le studiano di notte per farle di giorno. Hanno cominciato col piantare in mezzo agli alberghi una specie di grattacielo che si vede da tutte le parti; poi hanno buttato all'aria la passeggiata a mare, la stanno rifacendo larga quasi cinquanta metri, e dicono che, quando sarà finita, tutta pimpante e olezzante, se la batterà con Copacabana; basta, a Rapallo anelli di luce al neon s'arrampicano sulle palme dei datteri! Se chiedi: «Perché?», ti rispondono: «Perché l'Italia è bella per via che non trovi due teste che la pensano alla stessa maniera, due paesi uno eguale all'altro, e se a Santa Margherita sono ragazzi per bene, tipi – completamente - matrimoniali, noi per forza di cose dobbiamo fare i bull…».
Così, alla fine dei conti, salta fuori ciò che di machiavellico c'è in questa faccenda: i due paesi si sono messi in tandem a correre sulla strada della popolarità, e lo straniero che ci capita, fra colore e fantasia, fra tradizione e novità, rimane affascinato, e non può che fermarcisi…
Oh, sì, la varietà è il tuo incanto, Riviera mia! San Fruttuoso, preistorico, succhiato dal salmastro come un osso di seppia, tagliato fuori del mondo delle auto e delle strade ferrate, non ha nulla a che vedere con Chiavari o Sestri Levante, così ariose e moderne, con le loro chiese fasciate di marmo e le piazze illuminate dalle fontane, guernite di aiole pettinate e brillanti. Rustico è Sori (le sue ragazze vanno a ballare in una palestra, figuratevi), e a due passi c'è Nervi, mondano de altro mal, con il «jazz» che accende le sue luci gialle o blu in mezzo ad uno dei parchi più belli d'Italia; e qui trovi il bagno di scoglio, e là una spiaggia di centomila metri quadri.
Lo so, ora comincia la stagione dei tuoi innamorati, Riviera mia! Passata l'estate con gli ammiratori sbadati e innocui, chiuso definitivamente il sipario variopinto degli ombrelloni, congedate quelle teorie di cabine che parevano davvero gli sgargianti drappelli di un esercito tropicale, rimane la sollecitudine di chi ti vuol bene, di chi aspetta l'ora tranquilla e propizia per scoprire una ad una le tue intimità, le tue miti squisitezze: il «tranvajetto» a cavalli che ogni mattina porta il pesce fresco da Recco a San Rocchino, la balena in campo azzurro disegnata sullo stemma di Santa Margherita, e certe terrazze, dove a primavera si può arrangiare un ramo di mimosa, ed intanto con dieci lire hai a tua completa disposizione un cannocchiale col suo treppiede, uno di quegli ordigni che erano tutta la salute dei nostri nonni al tempo che si battevano gli oceani con fruscianti architetture di vele. Le cose che si vedono, dentro quelle lenti gialle, dalle terrazze di Ruta!
Poi, scendi al porto di Camogli. Il barcaiolo che ti si fa incontro, ha tutto il tempo di farti conoscere la Madonna del Buon Viaggio, sorridente, affacciata al suo balcone festonato di conchiglie e di madrepore, di «cauris» della Costa degli Schiavi, di coralli degli atolli giapponesi, di chiocciole dei mari indiani, di stelle di mare raccolte fra gli icebergs. Allora tu capisci che questa gente ha davvero girato il mondo quanto è tondo, magari per anni e anni si è logorato il telaio delle ossa in America o in Asia, per mettere via quattro palanche… ma poi non ha potuto fare a meno di tornare alla sua fastosa parrocchia piantata in cima ad una cordonata umilissima, a quei gozzi disegnati come ciabatte, in Riviera insomma, dove i castelli stanno bene vicino alle case color pernice, color arancio dei pescatori, foderate di ardesia; dove il vecchio gelataio, fiero del suo anello d'oro agganciato al lobo dell'orecchio, spinge sulle spiagge il carretto di lacca fatto a bucintoro, con le bacheche delle ostie e le gazzosine viola dalle parti, e gli fa fresco il locale alla moda che offre le cassate ravvolte nel cellofan; dove ogni paese ha la sua Madonna, e le ragazze non fanno di professione i vampiri biondi, ma sono giuste di carne, lisce di pelle, semplici e pratiche, e Portofino è sempre azzurro, controluce, e d'inverno lo scirocco rompe il muso alla tramontana, così l'aria è sempre tiepida, tale quale in Paradiso.

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