Angela Bafico nacque in Chiavari nella parrocchia di San Giacomo, il 16 febbraio 1828, da Bartolomeo Vignolo, onesto negoziante, e Marianna Remezzano. A dì 11 di
agosto 1849 si maritò con Giovan Battista Nicolò Bafico di Santa Margherita Ligure, che esercitava l'arte del cordajo, di cui si fa gran commercio in quel paese, ed
è oggetto di molta esportazione.
Angela Bafico, dotata di svegliato ingegno, vide fin d'allora gli sconci cui andava soggetta la manifattura dei merletti, e pensò porvi rimedio. Nel 1851
cominciò a far lavorare in modeste proporzioni, facendo da se i disegni e correggendo quelli degli altri, non avendo mai imparato l'arte da veruno, e senza sapere
il disegno. Ma l'amore del lavoro fa vincere ogni difficoltà. Ridusse a una regola più uniforme le cartoline dei disegni, segnando regolarmente i gradi di divisione
di ciascheduna linea, rendendo così più uniforme il modo di pungerle, dalla quale operazione, come già ho detto, dipende moltissimo la buona esecuzione del lavoro.
Nel 1856 diede cominciamento e dipoi maggiore estensione alla fabbricazione degli scialli e delle mantiglie, adoprando disegni di sua invenzione, cioè a mazzi
di fiori e di rose, per cui fu premiata a Chiavari. E negli anni seguenti a fare camicette nere e bianche, cappucci per teatro; e intorno al 1860 circa, le talme o
i mantelli per signora. I lavori più belli fatti dalla Bafico nei primi anni, furono venduti ai principali negozianti di Genova, che ne seppero trarre profitto, e
andarono a ornare le telette delle signore dell'alta aristocrazia.
Le opere di maggior pregio eseguite da lei sono: un parasole fatto in occasione del matrimonio di S. A. R. la principessa Margherita con S. A. R. il principe
Umberto, eseguito per commissione delle signore di Genova, che lo donarono a S. A. R. la Principessa, il disegno era formato a mazzi di rose e margherite. Un ricco
merletto in refe bianco, fatto per l'altare di N. S. dell'Orto a Chiavari.
La Bafico somministra lavoro a oltre duecento cinquanta famiglie; la manifattura dei merletti oltre all'avere avuto pel di lei impulso un notevole
miglioramento, e particolarmente per i nuovi e perfezionati disegni dei pizzi che ella sa fare, dessa manda dei medesimi ai negozianti di Napoli, di Genova e di
Nizza marittima.
Angela Bafico ha più degli altri manifattori onorifiche distinzioni: essa è fregiata da venti medaglie, dodici delle quali le ebbe dalla Società Economica di
Chiavari, e queste sono tutte di argento, a titolo di primo premio. L'ebbe nel 1856, per uno scialle in pizzo di straordinaria grandezza e lavorato in un solo
pezzo; nel 1858, per pizzi esposti e facenti parte della lotteria; nel 1862, per i suoi pizzi lavorati con precisione e di buon gusto; nel 1865, per bellezza di
disegno e perfetta esecuzione di una talma, mantello, in pizzo a guipure, di uno scialle e di una mantiglia; nel 1866, per isvariata collezione di
pizzi di ottimo disegno, eseguiti colla massima precisione, e specialmente per una giacchetta alla marinara; l'anno 1868 alla esposizione di luglio, per
bellezza di disegno e perfetta esecuzione del pizzo nero di seta, del pizzo bianco di refe per colletto e per il parasole; e l'anno medesimo alla esposizione
straordinaria tenuta nel dicembre in occasione dell'apertura della ferrovia Genova-Chiavari, per l'ampia collezione dei pizzi, e specialmente per la felice
imitazione dello chantilly in una cravatta nera, e pei colletti e guarnizioni bianche in refe; l'anno 1869, per la molteplice e svariata collezione di pizzi
in seta, e specialmente per il pizzo bianco in refe, e per i manichini eseguiti ad imitazione dei migliori che ci pervengono dall'estero; nel 1870, per la svariata
collezione dei suoi pizzi, e specialmente per la precisione ed eguaglianza del lavoro nello scialle e nel velo; l'anno 1871, per lodevole lavorazione dello scialle
distinto col N. 1, e pel buon gusto nel disegno e precisa esecuzione del merletto in refe bianco nella tovaglia per l'altare di N. S. dell'Orto. Questo, come ho già
detto, è uno dei più pregiati lavori della Bafico, ed è un merletto tutto fine a fondo di punto crespo; il disegno rappresenta dei belli contorni a ornato formati
da foglie e intrecci di fiori, con nel mezzo il nome di Maria, e due medaglie ai lati; nella prima vi si legge Hortus, nella seconda Conclusus. Nel
1872, per ricca e svariata collezione di pizzi in seta perfettamente lavorati; e finalmente nell'anno che corre, per la collezione svariata di pizzi eseguiti con
molta diligenza e precisione, e specialmente per i due scialli di difficile lavoro.
Alla esposizione nazionale di Firenze, nel 1861, ebbe la medaglia di bronzo a titolo di primo premio, pei scialli, i pizzi e le mantiglie di trina. A quella di
Londra del 1862, per i merletti esposti, ebbe la medaglia donata agli espositori dal Ministero di agricoltura, non essendovi disponibili altre medaglie. A quella
universale di Parigi nel 1867, ebbe la medaglia di bronzo, per i pizzi e merletti esposti. In Asti all'esposizione artistico-industriale tenuta l'anno 1869, ebbe la
medaglia di argento, per finezza delle trine esposte. Una medaglia di bronzo le fu conferita alla prima esposizione nazionale di lavori femminili di Firenze nel
1871. Però dev'esservi stato qualche equivoco, poiché nell'elenco ufficiale a stampa, al N. 145 è detto così: Operaie della fabbrica Bafico Coronedi di Chiavari,
scialle di trina nera, medaglia di bronzo. Il cognome di Coronedi non appartiene per nulla alla Bafico, né ha soci nella sua fabbrica.
Alla esposizione della Società patria di Genova, nel 1872, ebbe il diploma d'onore di secondo grado, per la bella esecuzione di uno scialle, ed altri pizzi a
diversi punti. Lo scialle era come tutti quelli che escono dalla fabbrica Bafico, cioè d'un solo pezzo, ed era a punto crespo. Sotto la denominazione di altri
pizzi, così è detto nel diploma, era annoverata una copertura d'ombrello o parasole, d'eguale punto dello scialle, e come questo in un solo pezzo. Questi due
oggetti di bellissimo disegno e di molto buon gusto, non erano finiti, e perciò apparivano coi loro piombini uniti e disposti in modo, che l'operaia poteva ad ogni
momento ricominciare e ultimare il lavoro.
Alla esposizione di Torino del 1858, ebbe la menzione onorevole, per la pregevole esecuzione dei suoi lavori in merletto, e forma graziosa della mantiglia; non
le fu conferita la medaglia perché a quella categoria non ne furono assegnate che tre solamente, come vedremo a suo luogo. Tre operaie della fabbrica Bafico furono
premiate alla esposizione di Firenze nel 1861, e sono: Luigia Crovari, Merello Maddalena e Luigia Zerega.
S. E. il commendatore avvocato Stefano Castagnola, Ministro di agricoltura, industria e commercio, giusto estimatore del vero merito, con decreto del 28
febbraio di quest'anno, la decorò della medaglia di argento, alla quale era apposta la seguente iscrizione: A Angela Bafico di Santa Margherita Ligure, per la
stimata fabbrica di pizzi da essa posseduta. S. E. con decreto datato lo stesso giorno, inviava una medaglia d'oro alla Società Economica di Chiavari,
benemerita, per aver promosso nel circondario l'agricoltura e le industrie.
Angela Bafico, con R. brevetto, in data del 9 giugno 1866, fu autorizzata a fregiare dello stemma reale l'insegna del proprio stabilimento.
Fra gli onori e l'agiatezza che con l'onesto lavoro si è procurata, dessa è d'una modestia esemplare; è una ottima madre di famiglia.
Le savie riforme largite dall'Augusta Casa di Savoia a quelle nobili provincie d'Italia che costituivano il già Regno sardo, avevano operato in un decennio un
mirabile risveglio di operosità, di lavoro. Quindi a fine di dare un maggiore incitamento alle arti e al commercio, fattori questi di prosperità e ricchezza alle
nazioni, fu divisato di tenere in Torino una pubblica mostra alla quale convenissero i manifattori tutti del regno; e dal confronto dei manufatti esposti avvisare
al modo di correggere ove il bisogno lo richiedesse, incoraggiare e premiare i migliori artieri. E i voti di coloro che promossero quella esposizione furono paghi,
poiché la medesima riuscì degna di quelle provincie alle quali molto deve l'Italia pel suo risorgimento.
Pertanto l'anno 1858, le sale del reale Valentino furono aperte ad una pubblica mostra, alla quale le manifatture del circondario di Chiavari, e specialmente le
trine e i merletti, ebbero i meritati elogi. Nell'opera intitolata: Relazioni dei Giurati e giudizio della R. Camera d'agricoltura e commercio della esposizione
nazionale, ec., seguita nel 1858 in Torino. Torino, tip. dell'Unione tipografico-editrice, 1860. A pag. 253 e seguenti, CATEGORIA IV, § MERLETTI E TRINE,
ecco come leggo:
«Questa fabbricazione prende ogni giorno un maggiore sviluppo, talché dicesi che occupi attualmente in Europa da 550 a 600,000 operai.
Sono infatti i merletti e trine il prodotto tanto d'importanti manifatture, le quali giovandosi delle facilitazioni che i progressi della meccanica hanno
procurato all'industria, possono produrre in grande copia e con vantaggio nei prezzi, quanto di quelle numerose operaie che sparse nelle città e nelle campagne,
trovano in questi lavori una lucrativa occupazione accessibile anche alle deboli mani degli infermi; la quale non disturba le massaie dalle cure domestiche, e
serve ad occupar con profitto le lunghe veglie e le giornate invernali.
Nel nostro paese sono tuttora scarsi i grandi Stabilimenti industriali di questo genere, mentre invece è molto diffusa, massime nella Liguria, la lavorazione
delle trine detta al tamburo, la quale essendo tutta opera manuale senza l'uso di particolari meccanismi, mentre presenta l'inconveniente di una minore produzione
relativamente al tempo, compensa però d'altra parte questo inconveniente con una maggiore finitezza, ed una ben superiore durata di tali prodotti.
Esaminando altresì i prodotti compresi in questa categoria, il Giurì non poté a meno di riconoscere che primo fra tutti gli stabilimenti espositori di merletti
e trine sia quello tenuto in Lione da nostri connazionali così per la perfezione del lavoro, come per la convenienza dei prezzi; onde a termini del regolamento che
considera come prodotti di origine nazionale anche i prodotti di artefici nazionali stabiliti all'estero (art. 10), e come tali essendo stati ammessi
all'Esposizione gli oggetti di cui è caso, non poté a meno il Giurì di accordare a questi industriali quella ricompensa che il merito distinto dei loro prodotti
richiedeva, non senza però osservare, come sia forse meno equo il far concorrere artefici nazionali stabiliti all'estero con quelli che hanno i loro Stabilimenti
nello Stato.
Infatti quel nostro concittadino che lasciando la patria si trasferisce in paese straniero per ivi coltivare un'industria qualunque, si pone nelle stesse
identiche condizioni di un industriale del medesimo estero paese. Egli sarà il capo di uno Stabilimento dove lavorano operai appartenenti a quella medesima nazione,
approfitta dei mezzi che quello Stato fornisce, sia per la produzione che per la consumazione, e gode dei benefizi che le leggi di quel governo gli accordano nello
stesso modo che ne sopporta i pesi.
Sono dunque in diversa condizione l'industriale che lavora nello Stato e quello che lavora all'estero, e siccome questa condizione può essere per l'uno più
favorevole che per l'altro, non sembra equo che debbano prender parte ad uno stesso concorso, ed essere giudicati secondo un solo criterio.
Siccome però al Giurì non spettava di fare la legge, ma di uniformarsi alla legge sancita, in forza della quale esso medesimo esisteva, aggiudicò a quegli
industriali che erano oggetto della presente questione quella ricompensa che credé dovuta secondo il merito dei loro prodotti, tenuto conto dei mezzi di produzione,
incaricando però il Relatore di esporre questa unanime opinione del Giurì, onde fosse da chi di dovere notata per essere poi apprezzata nel rinnovarsi di questa
nazionale Esposizione.
Altre ricompense furono accordate ad altri distinti coltivatori di questa industria sia nella Savoia dove si trova la sola manifattura di tulli esistente nello
Stato, sia in Genova e vari luoghi della riviera, dove l'industria delle trine fu sempre coltivata con pieno successo, e continua a mantenersi in quella buona
riputazione di cui ha sempre goduto.
Furono in complesso accordate a questa categoria due medaglie d'argento, una di bronzo e due menzioni onorevoli, di cui una per semplice citazione. Inoltre
rimasero comprese in quelle che ottennero per i ricami, le ricompense che in questa categoria avrebbero ottenuto due altri distinti fabbricanti di merletti e
trine.»
Perciò ebbero la medaglia d'argento Ducis fratelli di Beaufort, stabiliti a Lione, per eleganza nei disegni e perfezione di lavoro dei merletti per scialli,
veli, mantiglie: Stabilimento che occupa 800 operai. Costa Marcello e Comp. di Genova, per assortimento di ricami sopra fazzoletti di tela batista, e mantiglie in
seta nera. Tessada Francesco, predetto. La medaglia di bronzo fu conferita a Giovanni Rainusso di Genova, per scialli, mantiglie, berte, sciarpe in merletto nero e
bianco. Nello elenco vedo anche notato che ebbe la medaglia di bronzo Barbagelata e Rainusso in Torino, con laboratorio in Genova, per fazzoletti batista ricamati a
punto detto di Parigi, e un'ombrellina a guipure. Questo Barbagelata è quel Giuseppe di Santa Margherita che fu premiato anche in Torino alla Esposizione di
saggi ed industrie nazionali nel 1868, con la medaglia di bronzo, per scialli e guarnizioni in trine e merletti; e nel 1871 alla Esposizione campionaria di Torino
ebbe il diploma di secondo grado, per il bello e svariato assortimento di guipure in seta, e parimente nel medesimo anno alla Esposizione nazionale di Milano
ebbe la menzione onorevole per le fine guarnizioni di guipure. La menzione onorevole di cui è fatto cenno alla Esposizione di Torino nel 1858, toccò, come ho
detto a suo luogo, a Bafico Angela. Notisi poi che i merletti i quali fabbricansi a Santa Margherita, a Rapallo e a Portofino, vanno poi a Genova ove sono venduti a
quei negozianti.
Il bello esempio che fornì Torino alle città sorelle fu bellamente imitato nel 1861 da Firenze appena l'Italia ebbe affermato, per mirabile concordia di popolo
e di principe, la sua nazionale e politica unità. E nella città illustre anticamente per l'arte della lana e della seta, nella gentile Firenze, il circondario di
Chiavari si fece onore pei manufatti esposti, poiché riportò quarantadue medaglie, ventiquattro delle quali restarono in Chiavari: e anche nella lavorazione dei
merletti ebbe lodi e premi. Ecco quanto è detto in proposito, a pag. 171 del vol. 3° intitolato: Esposizione Italiana tenuta in Firenze nel 1861, Relazione
dei Giurati. Firenze, tipografia Barbera, 1865. Classe XVIII, Vestimenta. Sezione IV, Lavori di modista e di sarta.
«A questa sezione appartennero anche le trine, delle quali se n'ebbero bellissime mostre inviate dalle fabbriche nazionali e da fabbricanti nazionali
dimoranti all'estero. La Commissione reputò meritevoli di distinzione in primo grado: i signori Domenico ed Angiola Broggi di Cantù, la signora Angiola Bafico di
Rapallo (Chiavari), il signor Domenico Fontana ed il signor Giovanni Custodi di Besme, ora dimoranti a Bruxelles, non tanto per i bellissimi saggi esposti, quanto
per la importanza ed estensione delle loro fabbriche; ed in secondo grado premiò il signor Emanuele Campodonico di Rapallo (Chiavari), per gli scialli e mantiglie
di trina da lui esposti.
Finalmente le trine del signor Samuel Modigliani di Roma, comunque pregevolissime, non furono credute degne di rimanere in concorso, perché antiche, e come tali
reputate eziandio dalle molte persone esperte già consultate. Per questo crederono i Giurati che indebitamente fossero state ammesse all'Esposizione, sebbene il
signor Modigliani avesse tentato di indurre in una diversa convinzione con mostrare un piccolo saggio fatto venire espressamente da Roma, ma invano, perché anco su
questo il giudizio delle persone esperte fu concorde sul non ritenere la recente lavorazione di quegli oggetti.» Dura ma savia lezione inflitta a chi voleva
ingannare la buona fede altrui. Il lettore avrà compreso che la Bafico, la quale forse per errore fu stampato essere di Rapallo, è la medesima Angela Bafico di cui
già abbiamo dato cenno.
Ora fa mestieri ch'io dica qualche cosa di Emanuele Campodonico fabbricante di merletti in Rapallo, aggiungendo qui la enumerazione degli altri premi da lui
ottenuti. Dalla Società Economica di Chiavari gli furono conferite due medaglie d'argento: la prima nel 1867, per la bella e svariata collezione di pizzi, ossia
trine in seta nera e in refe bianco; la seconda nel 1868 in occasione della apertura della ferrovia Genova-Chiavari, per la collezione di pizzi in seta,
specialmente pel buono e bello lavoro dello scialle bianco in refe.
Emanuele Campodonico ebbe altre medaglie: quella di bronzo alla esposizione di Parigi nel 1867, per i pizzi esposti; nel 1871 alla esposizione campionaria di
Torino, in occasione dell'apertura della galleria del Moncenisio ebbe il diploma di secondo grado, per la lodevole e delicata esecuzione di pizzi, per scialli ed
ombrelli. E il medesimo anno alla esposizione agraria-industriale e di belle arti in Forlì, per le trine esposte ebbe la medaglia d'argento. Alla esposizione di
Firenze nel 1861, furono premiate quattro delle sue lavoranti: Bianchi Anna, Campodonico Teresa, Gotuzzo Maria, Valle Maria. Alla esposizione di Londra nel 1862,
non so per quale fortunato accidente avvenuto a cagione di deviazione di lettere, non ebbe che la medaglia commemorativa concessa dal Ministero di Agricoltura a
tutti gli espositori. Con regio Brevetto del 10 agosto 1865, ebbe la facoltà di fregiare dello stemma reale l'insegna del proprio stabilimento.
Poco ancora mi rimane a narrare in questo decennio dell'arte dei merletti, poiché ho già detto a suo luogo quanto io doveva parlando del cav. Tessada, di Angela
Bafico, di Emanuele Campodonico; per cui ora non mi resta a dire che di pochi, i quali sono i seguenti.
Fu conferita la medaglia d'argento alla esposizione annuale della Società Economica di Chiavari, l'anno 1864, a Caterina Gimelli di Santa Margherita, per una
bella collezione di lavori in pizzo, e specialmente per la ricchezza di disegno, buon gusto e precisione di lavoro d'uno scialle. A quella del 1868, fu decorata
della medaglia di argento Vivaldi Colomba, nata Carlevaris di San Michele di Pagana (Rapallo), pel pizzo bianco in refe a grande dimensione e ad imitazione
dell'antico, ottimamente lavorato; e della medaglia di rame Gimelli Assunta di Portofino, per il pizzo bianco in refe assai ben lavorato; e Guerello Anna fu
Domenico di Chiavari, per il pizzo bianco in refe parimente assai ben lavorato. Alla esposizione dell'anno 1869 ebbero la medaglia di rame le sorelle Anna e
Vittoria Campodonico di Rapallo, per buon gusto nel disegno, e diligente esecuzione dei diversi pizzi presentati.
Nel 1870 fu premiata con la medaglia d'argento Maragliano Marianna nata Borzone, da Santa Margherita, per la collezione di pizzi sì di seta che di refe; ma
specialmente per l'esattezza ed eguaglianza del lavoro in una mantiglia, come anche per la novità introdotta nella lavorazione di una piccola sciarpa. L'anno 1871
conseguì nuovamente la medaglia di argento, pel buon gusto nel disegno dello scialle in seta; e l'agosto del 1872 ebbe il diploma di onore di quinto grado dalla
Società patria d'incoraggiamento delle arti e delle industrie nazionali nella Liguria, per uno scialle ed altri pizzi.
Alla esposizione dei lavori femminili di Firenze nel 1871, fu conferita la medaglia di bronzo a Teresa Parodi di San Michele di Pagana, per uno scialle nero di
trina. E finalmente alla esposizione della Società Economica tenuta l'anno 1872, le sorelle Barbagelata di Santa Margherita ebbero la medaglia di rame, per la
diligente fabbricazione di due scialli di grande dimensione.
Alla esposizione di Vienna del volgente anno, che con tanta solennità fu inaugurata dallo stesso Imperatore, portiamo fiducia che il circondario di Chiavari
manterrà la fama che si acquistò nelle altre. Gli espositori che inviarono colà i loro manufatti sono circa una cinquantina, e fra costoro sono da annoverare cinque
fabbricanti di merletti, i quali sono i seguenti: Bafico Angela di Santa Margherita Ligure, che mandò dei pizzi in seta nera e in refe bianco, un bellissimo mezzo
scialle, e una copertura per parasole. Barbagelata Giuseppe di Santa Margherita, inviò delle guarnizioni di pizzo, maglie Chantilly, Guipurs, scialli.
Campodonico Emanuele di Rapallo, inviò delle trine bianche e nere. Costa Giuseppe di Santa Margherita, espose uno scialle di pizzo in seta nera, e Maragliano
Marianna pure di Santa Margherita, delle trine e merletti di seta.
Nella solenne premiazione avvenuta testé, riportò la medaglia di cooperazione Angela Bafico, e la menzione onorevole Marianna Maragliano; e questi furono i soli
premiati fra i cinque espositori.
In Santa Margherita sono ancora ricordate a cagione di onore fra coloro che più si distinsero nel fabbricare i merletti o farne commercio Maria Costa, Angela
Maria Vinelli, Serafina Giovo nata De Bernardi, Caterina Gimelli, Rosa Fiorita e Luigia Rainusso, però queste ultime tre sono morte da qualche anno.
In talune città del Regno, vi sono depositi di merletti di Santa Margherita e Rapallo. Angela Bafico che fu fatta lieta di un maschio e cinque figlie, maritò
una di queste con Antonio Bavestrello e in Genova, in via Nuovissima, N° 1, conducono il negozio. Giuseppe Barbagelata l'ha in Torino; Emanuele Campodonico a
Firenze, in via dei Fossi al N° 31; il gentile ministro è un figlio di lui.
Il lettore avrà vaghezza di sapere il prezzo e la quantità dei merletti esportati all'estero, da Santa Margherita, Rapallo e Portofino. Sebbene ciò sia molto
difficile, pure ho tentato di fare il meglio possibile. Mi rivolsi per le opportune notizie a persona amica che occupa un posto importante nella Direzione Generale
delle Gabelle, e questa di buon grado acconsentì al mio desiderio inviandomi le note seguenti, dalle quali appare la esportazione dell'ultimo quinquennio, e
scrivendomi del tenore seguente.