La Gazzetta si è occupata più volte della storia dell'abbazia: di seguito approfondiamo alcune vicende del secolo scorso.
L'Abbazia "Edificata nel 1364 dai Benedettini a ponente di Santa Margherita Ligure, lungo la strada che va a Portofino, sul ripiano di una rupe che si specchia
nel mare, costituiva, per la sua posizione e anche per la sua struttura architettonica, oltreché una meta di preghiera e di contemplazione, un rifugio e una difesa
contro gli assalti dei pirati. Sul finire del Settecento, i monaci furono cacciati e l'abbazia, come accadde a molti altri monasteri, finì nelle mani di laici, i
quali ebbero come unica preoccupazione di spogliarla di quadri, marmi e suppellettili preziose, riducendola praticamente ad un ammasso di macerie. Rimasero in piedi
solo la robusta torre e alcuni muri.
Sopraggiunta la restaurazione del 1814, la Cervara fu assegnata al seminario di Chiavari, che la lasciò ulteriormente deperire. Quindi fu data in
enfiteusi1 ad un privato, da cui passò nelle mani dei Conti Pessagno e poi in quelle del Marchese Giacomo
Durazzo."2
Siamo nel 1868: il marchese Durazzo provvede a un restauro parziale e nel marzo 1871 vende l'Abbazia ai Padri Somaschi.
I padri Somaschi erano già presenti a Rapallo da dicembre 1850, quando ricevettero in consegna la chiesa e la scuola pubblica collocata nei locali dell'ex convento
(per farne una scuola-convitto, che nel 1975 si trasferirà all'Istituto Emiliani). All'acquisto della Cervara provvederanno i fratelli "Albino ed Eugenio Vairo,
della Congregazione dei Somaschi, «a condizione di impiantarvi un collegio, riparare la Chiesa e gli altri locali, senza recar nocumento all'antico disegno,
per conservare in tal guisa al sacro ritiro il suo primitivo carattere religioso e austero»".
P. Eugenio Vairo, che noi già conosciamo come restauratore, insieme col fratello P. Albino, di quel Convento, ma che è giusto ricordare altresì come uomo il
quale, sotto l'abito e l'aspetto di umile fraticello, serbava tesori di santità, di gentilezza e di dottrina, tanto da meritare che lo stesso Imperatore Federico
II [III] di Germania, prima di lasciare il soggiorno di Portofino, salisse nella sua cameretta per
prendere da lui commiato."3
"Stipulato il contratto, [i fratelli Vairo] diedero inizio ai lavori di restauro della torre e della parte del monastero, dove si trovava l'abitazione
dell'Abate; poi posero mano alla riedificazione del corpo maggiore della casa, del presbiterio, di terrazzi e muri, e all'apertura di viali. Per questi lavori
occorsero molti anni e spese ingenti, che i due fratelli Vairo poterono sostenere, col permesso dei Superiori, profondendo l'ingente loro patrimonio familiare. A
spingerli a questa impresa era stato il progetto di fare dell'Abbazia la villeggiatura estiva degli alunni del Collegio S. Giorgio di Novi Ligure, diretto allora
dai Padri Somaschi, e del quale i due fratelli erano stati Rettori. E così fu per alcuni anni. Nel 1890, mancava ancora la ricostruzione della chiesa. Il Padre
Eugenio ottenne dai Superiori il permesso di trasferirsi da Rapallo alla Cervara, allo scopo di sorvegliare i lavori. L'anno seguente, si aggiunse a lui il Padre
Giovanni Tagliaferro, vecchio e malato, che morì poco tempo dopo il suo arrivo.
I lavori di ricostruzione furono terminati nel 1892; così i due fratelli
videro coronato il loro sogno generoso
I due Religiosi [Eugenio muore il 23 febbraio 1893, Albino il 17 novembre 1900; entrambi alla Cervara] furono dapprima sepolti nella vicina località di
Nozarego, dove le loro salme rimasero sino al 22 marzo del 1921, quando furono traslate in un loculo nuovo, situato nella crociera di destra della chiesa della
Cervara, dove ancora oggi una lapide ne conserva memoria."2
L'abbazia della Cervara è intitolata a San Gerolamo al deserto (347-420), il Padre della chiesa che si era ritirato nel deserto presso Antiochia vivendo in
penitenza: nella chiesa le due cappelle laterali all'altar maggiore sono dedicate, quella di sinistra a San Gerolamo Dottore, opera del pittore genovese Giovanni
Quinzio (1832-1918), quella di destra a San Girolamo Emiliani, il fondatore dei Padri Somaschi.
Quest'ultimo quadro era stato commissionato nel 1898 da Albino Vairo al pittore Ferdinando Pavoni, veneziano di nascita e genovese d'adozione: si intitola "San
Girolamo Miani e tre orfani".
Sia Scarsella, sia Raviolo riportano, pur con sfumature diverse, un curioso episodio legato alla ristrutturazione.
Afferma Scarsella con riferimento all'anno 1896: "Nei lavori di restauro della Cervara il P. Albino Vairo aveva innalzato il muraglione che sta a sostegno della
costa su cui poggia la chiesa, nascondendo in tal modo la scogliera originale, «cosa che taluno giudicò poco estetica». Un bel mattino si trovarono sul
muraglione, stampate a caratteri cubitali, le parole: quod non fecerunt barbari, fecerunt
Se non che anche Padre Vairo sapea di latino, e lo stesso
giorno, di seguito a queste parole, fece scrivere il noto emistichio4 virgiliano: Assueti malo Ligures. Non si dette per vinto
l'anonimo Pasquino, e, il mattino seguente, apparve in continuazione di quelle la parola: (Somaschi). Ma la chiusa spettava naturalmente al Padre Vairo il
quale non la fece aspettar molto, e in quel giorno medesimo «da apposito operaio fece scrivere le parole: non rudes, hercle! nec fatui». A
questo punto, anche perché il muraglione era ormai tutto coperto, la gara si poteva dir finita. Ebbe invece una coda. Il 19 gennaio, il consigliere Not. Gorgoglione
riferì la cosa in Consiglio, aggiungendo che, mentre tutto il resto era sbiadito, le parole assueti malo ligures apparivano rinfrescate in nero. Il
Gorgoglione, mente colta, ma spirito sofistico, faceva notare come tali parole fossero da interpretare non nel senso virgiliano di un elogio alla tenacia dei
Liguri, ma come un'offesa alla loro onestà (cosa della quale è lecito dubitare), e faceva istanza al Sindaco perché raccomandasse ai padri di cancellare al più
presto le parole. Fosse poi trascuranza del Sindaco o renitenza dei padri, o indelebilità della tinta, le parole vi rimasero a lungo."
Il racconto di Raviolo: "L' Abbazia restaurata era divenuta meta di visite
turistiche. Un giorno vi capitò un gruppo di studenti universitari di Genova, e
Padre Albino faceva loro da cicerone durante la visita. Su un muro faceva bella mostra di sé una iscrizione, che il detto Padre vi aveva fatto porre in omaggio alla
gente ligure. L'iscrizione, tratta da Virgilio, suonava così: Adsueti malo Ligures.
Padre Albino invitò, maliziosamente, gli studenti a leggerla e a tradurla (quel malo costituiva un bel trabocchetto!). Gli studenti lessero e,
fraintendendo maledettamente quel malo, fecero, liguri quali erano, le loro rimostranze, come sdegnati, al Padre, perché aveva osato scrivere là, e a grandi
lettere, un tale insulto (traducevano infatti I Liguri abituati al male!).
Padre Vairo scoppiò in una bella risata, e poi disse che, a quanto sembrava, Virgilio e il latino non dovevano essere loro molto familiari. E spiegò che quel
malo non deriva da malum = il male, ma da malus = albero della nave. Era quindi un magnifico elogio ai Liguri: I Liguri esperti navigatori.
La risata si propagò a tutti, e anche la conoscenza del latino e di Virgilio!"
Nel 1901, scomparsi i fratelli Vairo e venuto meno l'impegno con il Collegio S. Giorgio di Novi Ligure, i Padri Somaschi vendono la Cervara a una comunità di
Certosini francesi5, esuli a causa della legge di separazione tra Stato e Chiesa voluta dai Primi Ministri Maurice Rouvier ed Émile
Combes. I Certosini abitarono la Cervara sino al 1937, quando cedettero la proprietà ai conti Trossi6.
Nel 1989, infine, la proprietà passerà alla famiglia Mapelli.
1 L'enfiteuta gode del dominio sul fondo, obbligandosi in cambio a migliorarlo e pagando al proprietario un canone annuo in denaro o in natura.
2 "I Padri Somaschi da 130 anni a Rapallo" di Sebastiano Raviolo, gennaio 1982
3 "Annali di Santa Margherita Ligure" di Attilio Regolo Scarsella
4 La prima o la seconda parte di un verso.
5 Ne prendono possesso il 12 ottobre 1901.
6 Industriali lanieri di Biella
7 Frazione del comune di Vercurago, in provincia di Lecco