Un futuro per Santa
Associazione "Gente per Santa"
prof. De Marchi Roberto
Esprimere qualche idea circa il futuro di Santa Margherita richiede alcuni elementi
propedeutici ed imprescindibili:
* una buona memoria storica dello sviluppo e delle ragioni di tale sviluppo per la
nostra Cittadina;
* una buona consapevolezza del contesto presente in cui essa si colloca.
Vediamo perché:
Non v’è dubbio che Santa Margherita sia stata disegnata dal Signore un giorno in
cui era di particolare buonumore: il suo contesto geografico e climatico è infatti di
tutto rispetto.
Ma poi Santa si è sviluppata, soprattutto dalla rivoluzione industriale in poi e
segnatamente dal boom economico del 2° dopoguerra, in modo significativamente diverso
rispetto a realtà vicine che hanno fatto scuola anche nei neologismi della lingua
italiana.
Questa preveggenza e questa oculatezza nelle scelte la dobbiamo ad Amministratori,
ad Imprenditori, ad Artigiani, a Commercianti ed a Cittadini saggi e previdenti che
negli anni ‘50 , ‘60 e ‘70, magari inconsapevolmente, hanno saputo fare sistema ed
hanno capito in tempi davvero precoci che il territorio era ed è la nostra risorsa più
importante, niente affatto inesauribile e con straordinarie ricadute sul versante
economico.
Ma se dopo la memoria deve venire la consapevolezza del presente, l’imperativo che
mi pare si imponga a noi è la necessità di collocare lucidamente Santa Margherita nel
contesto che le è proprio e che è del tutto peculiare.
Faccio un esempio concreto:
* se per Carasco l’orizzonte programmatico e di sviluppo sarà necessariamente
l’ambito della Provincia di Genova;
* dove collocheremo il contesto sammargheritese?
Sarete d’accordo che non peccheremo di presunzione se per Santa Margherita ci
lanciamo ad immaginare uno scenario mondiale.
Se però ci vogliamo collocare in tale ambito allora dovremo essere conseguenti per
ciò che concerne gli elementi oggettivi e gli elementi soggettivi da mettere in campo
per sostenere questa sfida.
Gli elementi oggettivi sono in parte presenti nel lavoro di ricerca e riflessione
che ha dato origine a questa bella iniziativa dell’Associazione “Spazio Aperto”.
Vi aggiungerò qualche dato che sottolinea la necessità di non frapporre altro
tempo alla definizione di una strategia di sviluppo per la nostra Comunità che da
ormai almeno dieci anni sta segnando il passo.
Al calo di popolazione ha accennato l’amico Giovanni Galvani ed io aggiungerò
qualche dato che sottolinea la necessità di guardare non tanto ai dati ufficiali
quanto a quelli ufficiosi, che sono persino peggiori dal momento che una parte delle
residenze, diciamocelo chiaro, sono nominali ma non reali.
E voi sapete che anche le regole dell’economia sottostanno al vincolo
dell’equilibrio secondo cui la quota consumistica indispensabile allo sviluppo è
legata a doppio mandato con un livello demografico sotto il quale questo stesso
sviluppo si ferma o viene fortemente alterato nel suo andamento annuale con periodi di
insopportabile sterilità.
Per questo, nel dare un severo giudizio negativo dell’affare cosiddetto Otam,
ritengo persino secondario l’aspetto legato all’evidente interesse commerciale per
farne, invece, risaltare il gravissimo errore concettuale che lo mina alla base:
perché se si verificasse questa assurdità avremmo come risultato non un incremento di
popolazione, ma uno spostamento di popolazione da queste zone, che la città di Santa
Margherita si è guadagnata col prezzo di tutti i sammargheritesi, aumentando soltanto
la rendita immobiliare che è notoriamente improduttiva sul piano economico generale.
Ed in più un grave danno a quel territorio che abbiamo detto essere la nostra
grande scommessa per il futuro. Altro, che come si dice nella tesi, questi luoghi
devono quindi mantenere le loro caratteristiche di residenza popolare senza essere
contaminate da altre funzioni e tipologie. Quel villaggio di edilizia economica
popolare diventerebbe un villaggio turistico abitato soltanto pochi giorni all’anno.
Del resto il livello delle seconde case, già alto nel quinquennio ‘85/90 quando
realizzai come Vice Sindaco il primo censimento ad hoc, è ulteriormente salito
innescando un pericoloso processo di desertificazione di Santa Margherita dal momento
che l’interesse ad avere un immobile qui non sta tanto nell’avere così occasione di
viverci, ma nel solo aumento di rendita immobiliare che produce (un po’ come se
mettessimo i soldi sotto il materasso senza immetterli nel circuito della resa
produttiva).
Se a questo aspetto di pericoloso immobilismo aggiungiamo una tendenza generale e
locale alla stagnazione nel settore produttivo che ci è proprio, cioè il turismo,
eccoci di fronte a un cocktail davvero pericoloso.
Ciò è tanto più grave dal momento che, invece, il mercato si è davvero ben ripreso
dopo la crisi del 2001 a seguito dell’attentato delle twin towers.
Dopo la stagnazione successiva all'11 settembre, il turismo ha ripreso a crescere
a ritmi molto sostenuti come potete qui vedere.
Un panorama, dunque, complessivamente in forte sviluppo ma non per l'Italia, che
risulta la principale destinazione europea in sofferenza.
Tale dato è in palese contrasto con l'elevato appeal che il nostro Paese mantiene
sui mercati internazionali della vacanza, come dimostrano tutte le ricerche più
recenti. Siamo ancora di gran lunga il paese più desiderato come meta per le vacanze
in ragione di molteplici fattori che si possono condensare nel grande fascino che
esercita nel mondo il nostro patrimonio culturale, il nostro paesaggio e lo stile di
vita italiano, ma non riusciamo compiutamente a tradurre questo primato, questo
desiderio, in un prodotto turistico altamente competitivo.
E non commettiamo l’errore di pensare che questo tocchi le realtà altre rispetto
alla nostra, che tocchi il Ponente piuttosto che noi!
I dati dello studio della “Codice-Idee per la Cultura” commissionato dalla Regione
Liguria, dalla Provincia di Genova, dalla Camera di Commercio e dalla Compagnia San
Paolo sono da prendere in seria considerazione.
Per limitarci alla nostra realtà da essi si desume che al forte calo negli arrivi
e nelle presenze sia degli italiani che degli stranieri dal 2004 al 2005, non è stato
sufficiente contrapporre il cambio di passo nel 2006 poiché il recupero non è stato
tale da rimarginare le quote perdute nel 2004, mentre gli altri invece camminavano
oltre.
Di più, il fenomeno sul quale vorrei richiamare la vostra attenzione è quello di
un pericoloso scollamento affettivo che si va manifestando tra le categorie produttive
cittadine laddove alla parziale consolazione degli albergatori fa da contrappunto una
profonda insoddisfazione dei commercianti, che cominciano a non considerare più i
primi come buoni alleati per lo sviluppo complessivo dell’economia cittadina dal
momento che si è innalzata la mortalità commerciale (locali che aprono nell’arco di
una stagione, richiudono) che è solo parzialmente nascosta dall’alto tasso di
turn-over aziendale e dal pericoloso fenomeno dei cambi di destinazione.
Che fare, dunque?
Cercherò di passare alla fase propositiva anche se i tempi contingentati, che
desidero osservare per rispetto degli altri oratori, mi obbligheranno ad un
comprensibile schematismo.
Naturalmente alcune cose non le possiamo fare da soli ma dovrebbero essere il
risultato di politiche di intervento di livello nazionale.
Sostanzialmente far tornare il settore turistico e commerciale a crescere
significa affrontare tre fattori critici:
* qualità dei prodotti;
* prezzi;
* vivibilità della destinazione turistica.
Se questi sono snodi anche a carattere nazionale, è altrettanto vero che da essi
neppure a Santa possiamo prescindere.
Partiamo dalla qualità del prodotto.
Della qualità del prodotto riferibile al livello urbano ed urbanistico non sto a
ripetere visto che così bene è stato qui rappresentato dal lavoro di tesi che ha dato
lo spunto a questo convegno (e mi riferisco ad es. all’auspicabile piano colore).
Ma qualità del prodotto, almeno per me, significa anche qualità delle risorse
umane, cultura dell’accoglienza, cultura amministrativa oltre che imprenditoriale.
Insomma innalzare la qualità del lavoro e dell'impresa turistica.
La formazione specializzata nel turismo è, sotto questo aspetto, uno dei cardini
di uno sviluppo legato alla qualità.
Ma badate io non l’intendo, in maniera restrittiva, come mero momento scolastico o
di riqualificazione professionale: l’intendo, invece, come elemento di sistema.
Se ci pensate bene, già il mercato in modo assai spontaneo si è occupato di creare
le basi per un simile approccio di sistema: riflettete sul fenomeno della
terziarizzazione del lavoro.
Ebbene la terziarizzazione od occupazione prodotta dai e nei servizi, è la
tendenza che negli ultimi quarant'anni ha caratterizzato tutte le economie cosiddette
mature o avanzate.
Questa crescita del terziario viene da alcuni valutata in modo negativo, come
elemento residuale rispetto al decremento del settore produttivo industriale, oppure
può essere letta, in modo positivo, come occasione su cui incentrare lo sviluppo
economico di un Sistema-Paese.
Ci troveremo, in effetti, di fronte ad un terziario negativo in presenza di:
* bassa produttività dei servizi;
* refrattarietà delle aziende terziarie ad accettare progresso tecnico ed
innovazione;
* rifiuto all’esposizione della concorrenza internazionale;
* natura del servizio essenzialmente intesa come personalizzata anziché come
sistema.
Una visione progressiva del terziario è invece associata alla tipologia di servizi
avanzati cioè sevizi ad elevato valore aggiunto e ad alta intensità di conoscenza.
In Liguria noi abbiamo già questa occasione. Bisogna conoscerla per coglierla al
volo.
Infatti nel 2004 il valore aggiunto e l’occupazione generati dal terziario in
Liguria sono stati rispettivamente del 79 e del 75 % del totale dell’economia
regionale.
Ciò si è verificato da un lato per la robusta presenza del settore turistico e dei
servizi legati alla logistica e dall’altro per un processo profondo di
deindustrializzazione.
Ma poiché, all’interno di questo, Santa si pone al vertice della realtà regionale
perché non approfittarne?
Per fare cosa? Per fare sistema, signori, sistema.
Qualcuno ci chiede come? Ebbene vediamo come.
Elementi utili al riguardo si possono desumere dalla composizione stessa del
terziario ligure:
* il 33% fa capo ai servizi dedicati al consumo (turismo e commercio);
* identica quota, 33%, per i servizi di infrastruttura sociale(Pubblica
Amministrazione, istruzione,servizi sociali, sanità);
* il 12% è rappresentato dalle infrastrutture distributive (trasporti,
comunicazioni, telecomunicazioni);
* il 21% è coperto dai servizi alle imprese (consulenza, ricerca, informatica,
intermediazione bancaria, guardianaggio, pulizie ecc.).
Come vedete già il movimento spontaneo del mercato si è occupato di produrre una
suddivisione ragionevolmente equilibrata delle quote di terziario.
E qui sta una risorsa per la creazione del sistema, perché se queste componenti
lavorano isolate tra di loro ne sortirà grande spreco e una sterilità produttiva.
Ma al contrario la compartecipazione concordata e concertata tra questi soggetti
potrà agire sulle criticità ed approntare le contromisure necessarie.
Come si può qui ben vedere se vogliamo cogliere l’evoluzione del valore aggiunto
nel turismo, dobbiamo trasformare l’offerta da indifferenziata a differenziata e
comprendere l’esigenza della domanda.
Ma questo significa passare dalla fruizione dei beni e dalla semplice
organizzazione dei servizi (che hanno tutti), ai servizi evoluti e di eccellenza, alle
esperienze intrinseche del luogo, al sistema delle relazioni.
Con ciò si potrà aspirare a diventare leader nel settore.
Per rendere, in modo spero chiaro e concreto, che cosa voglia dire tradurre in
azioni questi diagrammi prendiamo quale esempio un settore tecnologico in forte
espansione e di grande ricaduta.
Ecco qui i dati dell’impatto di internet sui flussi turistici, sulle loro
esigenze, cioè che cosa vanno a cercare coloro che consultano il sito, ed ancora il
livello economico che ne può derivare.
Naturalmente è vero però che se questi strumenti devono veicolare la nostra
immagine debbono avere la sostanza da veicolare, altrimenti tradurremmo il tutto in
un’effimera fase di promozione.
Ed anche in questo caso fare sistema significa lavorare tutti alla definizione
prima ed alla gestione poi di strumenti concreti ed appetibili di promozione che io
identificherei nel brand e nelle filiere.
Per ciò che concerne il brand o se preferite la marca o il marchio identificativo
è del tutto evidente che le proposte turistiche devono abbandonare la genericità.
Alcune regioni sono esse stesse veri e propri marchi; pensiamo a Sicilia,
Sardegna, Toscana. Alcune, però, possiedono al loro interno (come il Trentino-Alto
Adige) uno o più prodotti marchio (le Dolomiti, il Lago di Garda).
Così come esistono “brand interregionali”: pensiamo ad esempio al successo della
promozione del sistema dei grandi itinerari storico culturali come la Via Francigena.
E per Santa, non sarebbe opportuno rifletterci?
Per farlo occorre stabilire una strategia scientifica e professionale poiché al
giorno d’oggi la buona volontà, da sola o, peggio, il dilettantismo fa poca strada.
Allora bisogna pensare in termini di:
* importanza dell'organizzazione;
* eccellenza nel servizio;
* comunicazione coerente.
Senza per questo dimenticare che alla fin fine le persone sono il vero brand!
E sul brand, cioè sul carattere distintivo, dovremmo riuscire a consolidare in
modo duraturo e convincente le filiere di prodotto che altro non sono che tematiche di
offerta che la città è in grado di presentare al mercato turistico.
Anche qui un sistema coordinato di protagonisti può rifletterci ed organizzare dei
molteplici di filiera, ma è del tutto evidente già da ora che per una moderna
strutturazione e una vivace pubblicizzazione ci sono alcune filiere, che sono:
* la filiera paesaggistico-gastronomica;
* la filiera storico-culturale;
* la filiera balneare ricreativa.
In effetti nel mondo il cosiddetto turismo delle 3 L, Landscape, Leisure and
Learning, quindi paesaggio, divertimento ed educazione, cioè imparare, si delinea come
l’elemento maggiore dei flussi turistici contemporanei di qualità ed il soggiorno
diventa memorabile e trasmissibile agli altri quando coincide con il coinvolgimento
totale nell’ambiente locale.
Per concludere non posso tuttavia che far riferimento alla condizione
imprescindibile per la realizzazione di un tale progetto e per la sua efficacia; cioè
una forte, capace, lucida guida amministrativa pubblica che sappia da un lato essere
catalizzatrice di tutte le istanze che si esprimono sul territorio e dall’altro sappia
portarle a sintesi.
Ma per questo ci vuole un alto senso dello Stato, delle Istituzioni e del ruolo
non di fazione che si è chiamati a svolgere all’atto di assunzione di responsabilità
pubbliche.
Che questo possa esserci è un nostro sincero auspicio.
Vi ringrazio di cuore per l’attenzione.
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