Un futuro per Santa
Lista civica "Borgo di Mare"
sig. Ravera Mauro
Inizio subito col ringraziare Spazio Aperto, Giovanni Galvani che ci ha dato una
grossa mano e due volte Giulio Ciana perché siamo suoi ospiti e in più è anche il
Presidente di “Spazio Aperto”.
Non posso non ringraziare dell’impegno il professor Boatti e le ragazze oggi
diventate dottori, Bonandi, Mirarchi e Rebucini: ci hanno, come dire, consentito di
passare questo momento.
Ora io parto da questo progetto che ho sempre ritenuto un’impresa molto ardua, non
tanto nel reperire tutta la documentazione necessaria, ma per fare poi un’analisi, una
sintesi di questi elaborati, recepire in qualche modo le cartografie ancora in essere
rispetto a quelle che si erano sovrapposte nel tempo. Ho notato che è stato fatto un
grosso lavoro.
Il loro progetto ci dice alcune cose: ci dice essenzialmente quello che da sempre
poi a Santa Margherita si va dicendo.
Sembra quasi quando chiunque parla con altri e continua a dire che non vuole la
guerra: la realtà però è che la guerra ci circonda. Qualcosina nel meccanismo rispetto
alle aspettative, rispetto alle idee, rispetto agli obiettivi si modifica nel tempo.
Essenzialmente io credo che il progetto presentato e l’analisi fatta ci dicano di
una città che intanto è ancora una città appetibile e qui ringrazio, se permettete, me
stesso e quegli amministratori che hanno consentito che oggi Santa Margherita sia
ancora così, perché non è così per caso.
Santa Margherita è così perché gli amministratori da trenta, quarant’anni hanno
fatto in modo che così fosse, in qualche modo stimolati da associazioni, stimolati
sicuramente da qualcuno, ma questa è la realtà ed è imprescindibile; imprescindibile
al punto tale che credo che tutti questi amministratori non siano improvvisamente
impazziti se poi hanno scelto anche strade e momenti diversi nell’evoluzione della
città, ma questo è un discorso che è giusto fare, affrontare con le categorie,
discutere e vedere.
Che cos’è però il fulcro della cosa?
Noi abbiamo un problema, o meglio abbiamo una necessità: proseguire nella tutela
dell’ambiente e in qualche modo rivitalizzare una residenzialità che ha portato a
perdere un migliaio di abitanti, che non sono pochi, in una ventina di anni. Se poi
andassimo a fare l’esame esatto degli ultimi vent’anni, non si tratta di
un’emigrazione costante, ma ci sono stati momenti vicini a noi in cui
questa emigrazione ha avuto un impulso maggiore.
Allora proviamo a parlare di queste cose: intanto la tutela dell’ambiente non
dovrebbe essere equiparata alla conservazione dell’ambiente. Sono due cose molto
vicine, ma non sono la stessa cosa.
Voi ricordate gli appunti che vennero fatti per molto tempo a Raffaele Bottino,
che mi permetto di nominare questa sera. Lui era quello che bloccava tutto,
conservava. Abbiamo avuto, in un certo momento, una grossa fetta di territorio
completamente bloccata, che rischiò di non essere neppure visitata perché da allora si
bloccò tutto; questa è una storia che ha potuto essere vissuta meglio oggi, con
l’avvento dell’Ente Monte Parco di Portofino.
Quindi la tutela dell’ambiente è una cosa molto particolare. Io ho molto a cuore
il progetto che è stato proposto, lo sposo quasi in toto: scusatemi la battuta, ma non
lo posso fare per i giardini perché io sono uno degli artefici di quei giardini che
voi distruggete, ma capisco l’intenzione e lo ritengo un progetto alternativo, mi
permetto di dire egualmente valido.
L’espansione del centro storico è una cosa fondamentale perché alza la qualità
della vita; per fare questo però, ci è stato spiegato, c’è la necessità impellente
della viabilità. Ora, rispetto a quello che è stato proposto, per il passaggio da
Rapallo a Santa Margherita credo che vi siano pochi spazi per trovare una viabilità
alternativa a quella proposta, se non qualche viuzza. Per quel che riguarda invece il
passaggio tra Santa Margherita e Rapallo forse sarebbe più utile valutare un vecchio
progetto, che era quello dell’utilizzo non di via Minerva, decisamente tortuoso, ma
quello che fu utilizzato due volte nel ‘94/’95, in occasione di alcuni concerti.
Portò comunque anch’esso dei problemi: si tratta del passaggio attraverso via
Fortunato Costa, che è più lineare, raggiunge via Marinai d’Italia, arriva a Nozarego
quindi scende, senza fare una serie di vie traverse molto più difficili da percorrere.
Ma credo che comunque il problema che tutti ci siamo posti sia quello di aumentare
lo spazio libero, perché la gente chiede più spazio, più possibilità di muoversi. Io
non nascondo che ero uno dei fautori del tunnel e che ho sempre inteso il tunnel,
strutturato in un certo modo, come unica soluzione che consentisse di liberare il
centro; se vi sono alternative meno impattanti ben vengano, sono io il primo a dire
che vanno benissimo, ma solo perché il fine da raggiungere è quello.
La Stazione è decisamente accattivante, è un gran bel progetto: dico
fortunatamente è saltato un progetto, perché quel progetto non riqualificava affatto
la Stazione. Era, se mi consentite, una speculazione edilizia. Una speculazione che
oggi è essenzialmente sulle infrastrutture perché, come tutti noi sappiamo, i posteggi
costano quasi più degli appartamenti e quando parlo di speculazione non intendo nel
senso deteriore del termine. Parlo di speculazione quando parlo di utilizzo al massimo
di un territorio, peraltro legittimo.
La tutela del territorio si sposa necessariamente con la residenzialità, sono i
due grossi punti. La residenzialità, abbiamo visto, presenta un decremento; voi ci
chiedete qual è il futuro di Santa Margherita. Fortunatamente non siamo in campagna
elettorale quindi possiamo parlare tranquillamente senza l’assillo di cercare consensi
e voti, dicendo alla gente quello che pensiamo e non quello che si vuole sentire dire:
noi riteniamo che per salvaguardare la residenzialità non ci siano più scorciatoie se
non l’edilizia residenziale pubblica.
Abbiamo a che fare con delle normative che sono superiori a noi e all’interno di
quelle normative non c’è via d’uscita se non l’edilizia residenziale pubblica, cioè il
Comune, l’Amministrazione che interviene in prima persona per tutelare ciò.
Non necessariamente per consentire a delle persone di avere l’appartamento in
acquisto, perché il grosso problema è anche quello degli affitti, quindi noi crediamo
che l’unica possibilità per far tornare a Santa Margherita le persone e per mantenerle
in Santa Margherita, sia un intervento pubblico che consenta alle amministrazioni di
impegnare dei capitali. Impegnarli con un progetto che va avanti non per un anno, né
per due, ma per tre, per un quinquennio eventualmente, al fine di raggiungere dopo i
cinque anni e non necessariamente dopo un anno uno zoccolo duro sul territorio; fare
quindi degli investimenti per poi ridistribuirli ai cittadini attraverso un affitto
che può essere a sua volta differenziato a seconda di quelle che sono le necessità che
la città in quel momento esige.
Quindi con alcuni affitti, ad esempio a canone ridotto per quelle persone che
hanno delle grosse necessità e che sono espulse dal territorio, perché le persone che
vanno via da Santa Margherita, vanno via anche perché il costo della vita non è più
sopportabile.
Noi siamo contrari alle seconde case, siamo contrari perché abbiamo visto che non
risolvono assolutamente nessun problema e alla fine impoveriscono il territorio.
Qualcuno prima faceva riferimento a Portofino. Ora, Portofino è bellissima ma non
è abitata, perché c’è stata espulsione.
Noi stiamo vivendo un periodo in cui vi sono delle difficoltà economiche per
tutti: quindi chi ha dieci o venti milioni di euro si compra l’appartamento in Ghiaia,
chi ne ha cinque o sei si compra l’appartamento in piazza Mazzini, chi ne ha un po’
meno va in su e chi ha uno stipendio normale prende la strada e se ne va.
Questo è un problema che un amministratore si deve porre e in base alla normativa
attuale c’è una sola possibilità, quella che l’attore principale sia
l’Amministrazione.
Vi è un problema economico: lo dico brevemente. Un patto di stabilità (norma di
derivazione europea) impedisce alle amministrazioni di spendere più di una certa
cifra, anche se potrebbe disporre di più.
C’è un movimento non solo a Santa Margherita, ma in Italia, che chiede al Governo
di fare una modifica, di escludere alcuni investimenti dal patto di stabilità, però
un’amministrazione seria, di fronte a questo problema, potrebbe anche inventarsi un
discorso di questo genere: "Cari cittadini, io ho la possibilità di spendere grosso
modo, lasciate perdere i decimali, cinque milioni all’anno attraverso il patto di
stabilità, di più non posso spendere. Benissimo, io impegno tre/quattro anni della mia
legislatura per acquisire, recuperare dal territorio appartamenti, in modo che tra
cinque anni posso darne cento, centoventi, centocinquanta ai residenti".
Perché la convenzionata a Santa Margherita, con i prezzi che ci sono, è un bluff,
signori, è un bluff che fra l’altro consente ai privati di aumentare ulteriormente i
costi. Se una convenzionata, pur con tutti i suoi vincoli, ha dei costi di partenza
esagerati, credo che un privato sia legittimato a chiedere molto di più.
Quindi la prima cosa che vi dico è che noi saremmo disposti a portare avanti, per
la tutela della residenzialità, questo discorso dell’edilizia residenziale pubblica.
Certo vi sono tutta una serie di cose che vanno concatenate: non possiamo parlare
solo di edilizia residenziale pubblica. Tutela dell’ambiente significa non l’uso del
territorio, ma la salvaguardia dello stesso con la possibilità, in qualche modo, di
intervenire per migliorare le situazioni.
Non le situazioni panoramiche, come si diceva prima, non andare a toccare delle
strutture importanti, non andare a modificare il territorio in modo considerevole.
Fare una serie di aggiustamenti che possono essere concordati e che debbono avere come
fine quello dello sviluppo.
Staremo molto attenti e chiederemo alle amministrazioni che si succederanno a
questa, non ha importanza se non saremo noi, di stare molto attente alle leggi che si
stanno facendo oggi, ad esempio sugli agriturismo che, se non cambiano le cose, nella
nostra Regione stanno diventando un modo per aumentare i volumi in collina, il che è
molto pericoloso.
L’agriturismo era un tempo concepito come ristrutturazione dell’esistente, ma ora
c’è già un aumento volumetrico in vista. Siccome abbiamo visto il problema delle
seconde case, sarà utile che gli amministratori tengano le antenne ben ritte su questo
sistema e su queste proposte.
Come amministratori proponiamo un’altra cosa: ad esempio fare un progetto, vi sto
dicendo cose concrete che si possono fare anche subito, poi vi dirò anche i sogni se
mi rimane tempo: un progetto di riqualificazione assoluta dell’intero territorio
demaniale marittimo che da un po’ di anni è in capo all’Amministrazione comunale.
Questo significa salvaguardare la costa e, molto legato al turismo e
all’imprenditoria quindi alla manodopera, significa mettere chi gestisce per conto del
Comune, quindi i concessionari delle aree, in condizione di avere la certezza, non
l’incubo, di sapere che cosa faranno negli anni. Senza ignorare, tutti gli anni,
quanta fascia di territorio è andata via e quanta non è andata via: è molto semplice,
la legge lo consente, un piano di rifacimento strutturale proposto
dall’Amministrazione e suddiviso in percentuale con chi gestisce, perché è giusto che
chi ha la concessione spenda qualcosa.
Poi si porta in Regione: un grosso lavoro, completo, una volta per tutte.
Non possiamo perdere tempo tutti gli anni a capire se arriva la sabbia da La
Spezia piuttosto che da Sestri Levante, piuttosto che le altre cose che si possono
fare.
Poi vi sono tutta un’altra serie di iniziative: una importantissima che, come
Borgo di Mare ci sentiamo di portare avanti, che in questo momento è in embrione,
riguarda il problema dell’acqua. Lo conosciamo soprattutto da quando c’è stato un
problema di gestione dell’acqua, ma esuliamo un attimo da questo e parliamo invece
dell’acqua in quanto bene che prima o poi verrà a mancare.
Ebbene, una città come Santa Margherita questo problema se lo dovrebbe porre. Noi
prima vedevamo delle fotografie, l’assetto del territorio; tutti conosciamo il
territorio perché quasi tutti siamo sammargheritesi o viviamo grossa parte del nostro
tempo a Santa Margherita. Abbiamo le colline, abbiamo le terrazze, abbiamo i prati,
abbiamo i boschi che praticamente arrivano quasi a gettarsi in mare, a Paraggi abbiamo
alberi che sono in acqua.
Spendiamo e buttiamo via ettolitri, tonnellate di acqua per bagnare prati, per
riempire piscine e per quant’altro, acqua potabile, ben attenti, allora noi proponiamo
una cosa molto semplice. Intanto una rete di acqua industriale, che ora non esiste,
che copra il territorio: perché abbiamo una parte del territorio che, anche se
avessimo l’acqua industriale, non potrebbe utilizzarla perché non è collegata.
Sto parlando di un progetto corposo che però è un progetto che, a lunga gittata,
porterà dei risparmi enormi e poi ... esistono i dissalatori.
Recentemente abbiamo avuto la possibilità di incontrare persone che ci hanno
messo a conoscenza di alcune possibilità e ci hanno fatto una serie di proposte. Un
dissalatore per una città come Santa Margherita è una struttura che, una volta
attivata, consente di utilizzare acqua industriale per bagnare fiori e quant’altro che
non sia necessario alla pulizia della persona e alla cucina, e consente un
abbattimento che probabilmente riesce a farci risparmiare qualcosina più di un terzo
dei costi: tutto compreso, spese e gestione.
Tra l’altro non ha grossi costi e non ha impatti ambientali; non è una struttura
come potremmo immaginare, le solite strutture del deserto dove portano acqua e vanno a
cercare acqua, è una struttura piuttosto contenuta.
Questa è una proposta che buttiamo lì, perché voi ci chiedete qual è il futuro di
Santa Margherita. Noi per il futuro di Santa Margherita vi diciamo che anche questo è
possibile.
Non ho molte altre cose da dire: ho provato a dirvi tre ipotesi di che cosa la
prossima amministrazione o anche questa dovrebbero fare, senza gelosie di primato,
anzi vorrei che domani mattina l’Amministrazione partisse e facesse certe scelte.
Ho chiuso, termino proprio con una chiosa. Il futuro è di chi lo sa immaginare,
era il primo foglio che abbiamo visto, è vero, bisogna anche sognare.
In questo convegno abbiamo visto un lavoro corposo che non è campato in aria, che
ha le sue fondamenta, e quindi se il futuro è di chi lo sa immaginare, è anche di chi
lo sa sognare, è di chi lo sogna, di chi lo immagina. Ed è vero ed è bene che ci sia
questa riunione, per me è stata importantissima perché mi ha aperto alcune finestre,
mi fa anche ricredere su alcune cose: perché io ho una testa piuttosto dura, ci vuole
molto perché io mi renda conto di una cosa, ma poi la capisco.
Stasera ho capito qualche cosa però, il futuro è di chi lo sa immaginare, di chi
lo sa sognare. Edgar Allan Poe diceva che “chi sogna di giorno conosce cose che sono
ignote a chi sogna soltanto di notte”.
Credo che la prima frase e questa abbiano qualcosa in comune: bisogna saper
sognare, però la tragedia è che poi bisogna trovare persone che riescano a trasferire
questi sogni in realtà. Io credo che lavorando un po’ tutti assieme ci si possa anche
riuscire. Grazie.
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