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Renato Dirodi Le cartoline di Renato…

L'amore per la propria città si può manifestare in molti modi: Renato Dirodi ne ha scelto uno per niente originale che tuttavia è diventato unico per la passione e la competenza che vi ha dedicato.
La sua raccolta di cartoline, o meglio "immagini", è ineguagliabile perché corredata da notizie storiche, testimonianze raccolte, ricordi personali che ne fanno uno scrigno di luoghi, fatti e persone.
Da anni, prima con il suo sito "Foto di Santa" poi con i social "Le foto di Santa Margherita" e "Gruppo di Le foto di Santa Margherita", ha messo a disposizione di tutti questo suo patrimonio di grande importanza storica e documentaria.
Siamo convinti dell'importanza della memoria e degli sforzi che dobbiamo compiere per conservarla e trasmetterla, per cui approfittiamo della disponibilità di Renato e pubblichiamo questo percorso nello spazio e nel tempo.

Indice

La Gazzetta di Santa



01 Località Arze (Regina Elena) e Canne (Villa Luxardo) (139)
Panorama da Villa Costa sulla strada per Portofino. Cartolina databile a cavallo tra '800 e '900, appena prima della costruzione degli alberghi Miramare e Regina Elena.
[Gianna Vinelli]
Tra Villa Costa (oggi Lo Faro) e il palazzo sul porto non sono ancora costruiti gli alberghi e Villa Luxardo. La proprietà era del Principe Centurione, che in seguito lottizzerà.


01 L'aerostazione (138)
Siamo nel 1956, nel parcheggio lo strano camioncino del negozio: "Bric a Brac".
In fondo l'aerostazione della linea Southampton-Santa Margherita.

01 Piazza Martiri della Libertà (137)
Siamo nei primi anni del 900, i giardini sono appena abbozzati a seguito del riempimento del vecchio porto.
A sinistra lo chalet Colombo, ristorante e stabilimento balneare.
A destra alcuni sammargheritesi si godono il nuovo spazio per il passeggio.

01 La Piazza del Sole (136)
Per gentile concessione di Vasco Violani, la foto della moneta commemorativa dell'inaugurazione della piazza del Sole, avvenuta il 26 luglio 1959.
La piazza è la prima opera di abbellimento della nostra città dopo il periodo bellico. Precedentemente si era dovuto pensare a problemi molto più delicati come, ad esempio, dare una casa ai senzatetto. Decine di famiglie occupavano infatti, fino a quell'anno, i ruderi del collegio delle camicie nere in via Roccatagliata, prima di essere spostati nelle nuove case di via G.B. Larco.
All'Azienda Autonoma di Soggiorno l'onere di finanziare l'opera, progettata dall'ing. Fortunato Ciurlo e realizzata dalla Ditta Frasinetti di Genova. 01
Dopo la Benedizione del Parroco Don Solimano e i discorsi ufficiali, le note della banda e l'esibizione dei canottieri Argus allietano i numerosi ospiti. Tra questi lo scrittore sammargheritese Vittorio G. Rossi e il prof. Ardito Desio, fresco della conquista del K2 (impresa italiana che ha avuto risalto mondiale).
A destra: il sindaco Raffaele Inglese inaugura la piazza.

01 Bar Carpano (135)
Il Bar Carpano, foto inserita in un dépliant, dove se ne annuncia l'apertura a Santa Margherita. L'opuscolo prosegue: "Questa importante casa che ha acquistata tanta reputazione con la produzione del suo celebre Vermouth e del preparato Punt e Mes ha aperto in Santa Margherita Ligure, sulla riviera di Levante, una elegantissima sede con Pasticceria-Bar-Buvette e splendido Tea Room, ove, per la perfezione del servizio e la squisita bontà della produzione in dolci, cioccolato, caffè e liquori, affluisce il miglior pubblico della folta colonia straniera che viene qui a svernare o a trascorrere la stagione dei bagni marini.
Ho sempre avuto difficoltà a individuare dove fosse questo Bar, mistero finalmente svelato grazie alla fotografia di Marco Ciana e al fatto che quella casa fu 01 Ritrovo di 1° ordine. Posizione centrale e comoda. Veduta del Golfo". in seguito ricostruita.
La sala interna del Bar Carpano, inaugurato verosimilmente nei primi anni del 900. Con ogni probabilità questo locale era l'ampliamento del primo "caffè" sorto a Santa Margherita nel 1842, con ingresso verso il mare in aggiunta a quello originario da piazza Caprera, per iniziativa del sig. Gaetano Trucco.
Fu un vero avvenimento in quanto, fino a pochi anni prima, era proibito vendere caffè. Intervenne poi nel 1838 la legge sulle osterie, ma vediamo gli annali di A.R. Scarsella all'anno 1841:
"L'altra impresa felicemente iniziata e compiuta, fu l'impianto di una bottega da caffè. … In paese se ne parlava fin da quando, nel 1838, era venuta la legge sulle osterie: ma solo il 23 dicembre di quest'anno, undici dei principali cittadini presentano al Sindaco un'istanza in cui, dimostrando «come sia cosa fuor d'ogni convenevolezza che questa grossa terra, che annovera ben oltre a quattro mila abitanti, … non abbia una bottega di caffè, e 01 sia perciò difettosa d'uno dei più utili stabilimenti della vita sociale, … [dove trovare] un bicchier d'acqua né un sedile da riposare le stanche membra, o che [in passato] furono mal serviti da chi lor vendette, in contravvenzione, a caro prezzo, un caffè», chiedono che il sindaco «accolga favorevolmente la domanda di chi fosse per aprire una sì utile bottega, e faccia noto alle autorità il bisogno e il desiderio dell'intera popolazione».
Ad una sì urgente richiesta non si poteva dormirci sopra: e … il Consiglio si raduna espressamente, e, dopo molte considerazioni, riconosciuta la bontà della proposta, «delibera che nel borgo di S. Margherita sarebbe necessario lo stabilimento di una bottega da caffè, ed in un luogo adattato, e conseguentemente ne chiede autorizzazione all'Autorità».
Ottenuta questa, vi fu un po' di lotta tra i due concorrenti, G. B. Rainusso e Gaetano Trucco. Vinse quest'ultimo, il quale, sul principio del nuovo anno, aperse il caffè in Piazza della Chiesa, «nella casa di Oneta Lorenzo,» …
A noi che oggidì vediamo fiorire e scintillare di cotali ritrovi in ogni via e piazza di S. Margherita, quel povero stanzone, buio, arredato con quattro seggiole e due tavolini fornito di qualche bottiglia di liquore e di qualche alberello di ciliegie nell'acquavite muoverebbe a compassione.
A quei tempi parve una reggia, e fu un avvenimento.
Con esso una nuova classe si afferma, posta tra la plebe e i signori, già troppo elevata per abbassarsi alla bettola ancor troppo modesta per concedersi il lusso di un circolo privato: è l'alba della nuova borghesia."

01 La ferrovia (134)
La linea ferroviaria Genova-Chiavari fu inaugurata il 23 novembre 1868 e la stazione di Santa Margherita fu il tramite per i turisti che, sempre più numerosi, scoprirono le bellezze della nostra città dando origine a una nuova vita lavorativa e di relazione ai sammargheritesi.
Gli amministratori di allora avevano ben capito l'importanza della ferrovia, ma non fu facile ottenere che passasse nel nostro comune. Esisteva infatti un altro progetto, oltre a quello poi realizzato, che prevedeva il collegamento diretto tra Recco e Rapallo, come avviene oggi per l'autostrada, che sarebbe anche costato molto meno in quanto non si sarebbe dovuta fare la lunga galleria sotto la Ruta.
In questo caso fuori dalla linea ferroviaria sarebbe rimasta anche Camogli, che quindi condivise la battaglia con Santa Margherita, che fu alla fine vinta nonostante la contrarietà di Rapallo e con il determinante appoggio di Recco.

01 Re Faruk a Santa Margherita (133)
25 marzo 1950, alla fonda nelle acque di Santa Margherita lo yacht del re Faruk sovrano dell'Egitto e del Sudan. La barca si chiamava Fakhr-el-Bihar ovvero Uccello di mare, era lungo 80 metri e aveva 60 uomini di equipaggio.
Re Faruk era a dir poco eccentrico e ostentava la sua enorme ricchezza. Gran mangiatore e gran giocatore d'azzardo era solito frequentare i casinò di tutto il mondo. Spesso era a Sanremo dove ai tavoli della casa da gioco mise in scena episodi leggendari. Amante del poker, si scontrò con un giocatore che aveva fatto poker di re: Faruk non si scompose e dichiarò un poker d'assi, peraltro senza far vedere le carte che anzi cominciò a mischiare con il resto del mazzo. Agli astanti attoniti dichiarò: "parola di re".
Fu deposto dal colpo di stato guidato dal colonnello Nasser il 24 luglio 1952. Esiliato, abbandonò l'Egitto sul suo yacht chiedendo ospitalità all'Italia. Morì a Roma di morte improvvisa il 18 marzo 1965, mentre stava cominciando a pranzare.
I giornali dell'epoca ipotizzarono, come causa della morte, anche l'omicidio politico.

01 Il castello di Paraggi (132)
Il castello di Paraggi agli inizi del 900 allora di proprietà dei fratelli inglesi Brown, probabilmente parenti del console Brown proprietario del castello di Portofino.
Il cancello d'ingresso è molto più grande dell'attuale. Si noti anche l'accesso privato agli scogli con tanto di scala chiusa da inferriata.
[Luigi Vinelli]
Il console Timothy Yeats Brown aveva due figli: Montagu Brown nel 1867 acquistò la fortezza di San Giorgio dal demanio per settemila lire; e Federico (1837-1917), che acquistò invece il vicino castello di Paraggi da un tale signor Andrea Repetto, che lo aveva a sua volta comperato dal Comune di Santa Margherita Ligure: era il 1872 e gli era costato cinquemila lire!
Che dire: altri tempi… La ristrutturazione dell'antica fortificazione della Repubblica di Genova fu affidata all'Ingegner Pietro Tamburelli su consiglio dell'architetto Alfredo D'Andrade.
All'epoca l'edificio era a monte ancora separato da un fossato con piccolo ponte levatoio; al posto della batteria dei cannoni si costruì l'esile loggetta sul mare che si ammira ancor oggi.
La ristrutturazione si concluse nel 1890. In quegli anni nella baia di Paraggi era ancora possibile vedere barche che scaricavano grano per i mulini presenti nel suo entroterra ed alimentati da sorgenti perenni: i sacchi di grano erano caricati su muli, che poi tornavano con la farina e le barche potevano rientrare a casa cariche (pare venissero anche da Zoagli e Chiavari).
[Renato Dirodi]
I mulini rimasero attivi fino al 1911, quando i comuni di Portofino e Santa Margherita decisero di convogliare l'acqua, a monte dei mulini, nel costituito acquedotto, per tamponare l'atavica carenza d'acqua.
Naturalmente i mugnai non furono contenti e manifestarono veementemente il loro dissenso, tanto che fu necessario far intervenire un drappello di carabinieri.
Per tornare ai mulini, ve ne erano 34 dove oltre alla macinazione del grano e di altri cereali, si frangevano le olive. Ve ne era uno destinato alla macinazione delle cortecce dei pini per l'estrazione del tannino, necessario per la tintura delle reti.
Sembra che le barche, provenienti da tutto il Tigullio, potessero arrivare col loro carico, lungo il torrente dell'Acqua Viva, fino a ridosso della mulattiera, dove oggi c'è il parcheggio.

01 Il calafataggio (131)
Panorama dalla Capitaneria. Sul lungomare, dal monumento a Cavour fino all'imbocco di via Favale, vi sono una fila di palme purtroppo non più rinnovate.
Sulla sinistra si vede un veliero sbandato sul fianco sul quale si stanno eseguendo lavori di calafataggio. Il calafataggio o calafatura consiste nella impermeabilizzazione dello scafo inserendo tra le tavole, con mazzuolo e scalpello, della stoppa impregnata di pece. Terminato il lavoro su un lato si sbanda la barca dal lato opposto in modo da poter operare sulla rimanente parte della carena.

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