Testata Gazzetta
    Attività del Comune

Spiagge in Liguria
1.100 stabilimenti pagano allo Stato meno di 10 milioni l'anno
di Michela Bompani

la Repubblica – 3 giugno 2023

L'ultima estate in attesa delle nuove norme della Bolkestein che cambierà tutto. Intanto varata la possibilità di installare lettini e ombrelloni anche su moli e pennelli.

Sono 1100 gli stabilimenti balneari in Liguria (dati Regione Liguria) e valgono un terzo del totale delle concessioni demaniali marittime della regione (altre 85 foto 1 concessioni sono destinate a spiagge libere attrezzate). Con una media di due stabilimenti per chilometro, la Liguria è la regione con la percentuale di costa (350 km in totale, ma la costa "bassa" è poco più di 100 km) con più stabilimenti balneari, che ne occupano il 69%, rappresentando un settimo dell'intero comparto nazionale.
Nel nodo delle concessioni, e in attesa dell'applicazione della direttiva Bolkestein, rimane incastrato un settore che, dalla Liguria, trasferisce al Demanio marittimo 9,5 milioni all'anno. Le concessioni, che dal 2025 dovranno andare a gara, qui, durano, senza interruzioni, dagli anni Cinquanta, come a Sanremo o ad Alassio, passate da padre a figlio a nipote, e rappresentano in pieno la vertenza che contrappone balneari, Regioni, governo e Europa. Non a caso la Regione, con l'assessore regionale al Demanio, Marco Scajola, siede alla guida del Coordinamento del tavolo interregionale sul Demanio marittimo e porta avanti, da due mandati, una posizione di stretta salvaguardia rispetto ai balneari. La prossima settimana, il 9 giugno, è stato finalmente convocato il tavolo tecnico che riunisce otto ministeri, le associazioni di categoria e un rappresentante tecnico delle Regioni, che sarà inviato proprio dalla Liguria. «Affronteremo le problematiche con l'obiettivo di trovane le giuste soluzioni nel rispetto delle regole e delle leggi a tutela delle imprese e delle famiglie - dice Scajola - perché queste aziende sono fatte da persone e famiglie impegnate tutto l'anno, in prima linea, con il loro lavoro, anche nella tutela della costa». Per qualcuno rappresentano una lobby, per altri una tradizione artigianale, percepiti come intralcio alla libera concorrenza, per altri sono un baluardo local contro la voracità di tycoon internazionali: cerchiamo di capire come funziona in foto 2 Liguria il sistema delle concessioni balneari, che l'Ue impone di riorganizzare. Intanto, la Liguria ha caratteristiche morfologiche proprie, con spiagge piccole e strette che fanno sì che la media degli stabilimenti non superi i 100 ombrelloni, con ricavi che oscillano tra i 250mila e i 300mila euro a stagione, come quantifica il Sib, sindacato italiano balneari.
Le concessioni.
Dopo il trasferimento delle competenze, la Regione, con una legge, nel 2002, ha promosso una prima proroga di due anni delle concessioni in scadenza nel 2001. «Ma la prima vera scadenza delle concessioni marittime risale al 2009 - spiegano i tecnici della Regione - da questa data in poi sono intervenute tre leggi nazionali che hanno prolungato la validità delle concessioni in corso: il primo, fino alla fine del 2015, il secondo fino alla fine del 2020 e l'ultimo fino alla fine del 2033. Poi, la legge sulla concorrenza del 2022 ha previsto che tutte le concessioni demaniali marittime per finalità turistico ricreativa scadano alla fine di quest'anno». Massimo Stasio, responsabile provinciale di Genova del Sindacato italiano balneari, aggiunge: «Le concessioni sono rilasciate con durata di 4-6 anni o per una durata più lunga nel caso in cui il concessionario abbia sostenuto investimenti, e finché non vergano ammortizzati e non può mai essere superiore a 20 anni». A rendere pressoché infiniti i rinnovi, era la scadenza annuale della concessione che fino agli anni Ottanta, ogni anno, il concessionario riattivava, facendo prevalere il cosiddetto "diritto di insistenza", previsto dal codice della Marina. Di fatto, chi aveva in concessione uno stabilimento, aveva il diritto di prelazione su chiunque altro, e così si è arrivati a concessioni di stabilimenti, come Sanremo, Alassio o Santa Margherita, dove i concessionari vantano imprese storiche, che affondano le origini agli albori del turismo balneare, negli anni Cinquanta.
Quanto costa il canone demaniale?
Il canone demaniale marittimo è definito con una legge dello Stato, che lo introita totalmente e direttamente. Il Sistema Informativo del Demanio Portale del Mare (Sid), come spiega la Regione, evidenzia che dalla Liguria, all'anno, le concessioni demaniali marittime versano complessivamente allo Stato 17,5 milioni di euro, di cui 9,5 arrivano dagli stabilimenti balneari. Lo stabilimento medio in Liguria, considerato composto da 100 ombrelloni, paga un canone demaniale di circa 10mila euro a stagione. Al canone nazionale, poi le Regioni applicano una tassa regionale che in Liguria vale il 25% del canone: dunque, in totale, un concessionario medio versa di canone (nazionale più tassa regionale) 12.500 euro a stagione.

Scajola L'assessore regionale Marco Scajola, responsabile del demanio, al quale fanno capo le spiagge

I "canoni occulti".
I balneari li chiamano "canoni occulti" e rappresentano oneri collegati alla concessione. Gli stabilimenti sono obbligati dalla Capitaneria ad avere un bagnino ogni 80 metri di spiaggia in concessione: per un'attività di 100 ombrelloni, di bagnini ne servono due, per 42 ore settimanali ciascuno, e, secondo i sindacati, il costo medio a stagione è di 10mila euro. «Non possono essere impiegati in nessun'altra mansione – sottolinea Stasio – altrimenti i concessionari vengono multati». Poi i Comuni chiedono il pagamento dell'Imu sulle cabine, che, per uno stabilimento medio, in Liguria, vale, a stagione, circa 3.500 euro. E ai Comuni gli stabilimenti versano la Tari che, per uno stabilimento medio, pesa circa 5mila euro a stagione. «Oltre questo, ci sono poi i costi di ogni impresa - aggiunge Stasio - dai guardiani notturni al commercialista, dalle manutenzioni alle utenze».
Gli stabilimenti diventano più grandi.
Questa è la prima estate in Liguria in cui i concessionari possono anche sfruttare, installando lettini e ombrelloni, le opere di difesa del mare (pennelli, moli, scogliere artificiali di barriera), purché ricadano all'interno della stessa concessione, ampliando il numero delle proprie postazioni. La misura è stata introdotta da un emendamento della legge di Bilancio della Regione e autorizza "i Comuni, anche per periodi limitati di tempo, a utilizzare scogliere artificiali ed altre opere a mare per attività connesse alla balneazione, con la posa di attrezzature purché amovibili, il tutto previa verifica obbligatoria di sicurezza". Non saranno molti, però, gli stabilimenti che già potranno usufruire della possibilità: «La Regione ha fatto la norma, ma i Comuni mettono i paletti – dice Stasio - c'è grande interesse della categoria su questa possibilità, ma le procedure prevedono una documentazione del geometra e l'istruzione di una pratica piuttosto complessa in Comune: gli effetti si vedranno dalla prossima estate». La misura è stata fortemente criticata dalle opposizioni, in Regione, come la Lista Sansa che, con la consigliera Selena Candia, ha accusato: «Toti vuole privatizzare anche gli scogli». La Regione ha replicato, con l'assessore Scajola, che «non si tratta di nuove concessioni: la novità riguarda le zone già in concessione che per una serie di ragioni non si potevano utilizzare. Abbiamo ricevuto richieste dal mondo del turismo che chiede più spazi. E' una sperimentazione. Se funzionerà, nel 2024 i Comuni dovranno modificare i loro Piani di utilizzo demaniale». foto 3
Come prima del Covid?
Anche sulle spiagge della Liguria, il Covid ha lasciato il segno: i distanziamenti imposti dalle norme sanitarie per oltre due anni, hanno abituato i clienti degli stabilimenti balneari ad avere molto più spazio a disposizione, cui non vogliono più rinunciare. In media, i concessionari hanno mantenuto un distanziamento di compromesso che ha portato alla riduzione del 30% delle postazioni, riverberandosi sui costi di lettini e ombrelloni, del 15% in più. Se la distanza tra ombrelloni, prima del Covid, era di 1,90 metri, e, durante il Covid, di 3 metri, ora è in media di 2,70 metri: sono stati i clienti a chiederle, già mentre rinnovavano la prenotazione, disposti ad affrontare un aumento delle tariffe (in Liguria il 90% circa dei clienti è stagionale, dunque "storico").
Cosa succederà?
I concessionari sono in attesa: «Non sappiamo cosa faremo l'anno prossimo, abbiamo messo in piedi, o rilevato, le nostre aziende trent'anni fa, non abbiamo paura di fare gare ma non vogliamo che ci portino via il valore di imprese che noi abbiamo fatto crescere» riassume Stasio. Proprio la stagionalità dei clienti, tipici della Liguria, crea quel portfolio che passerà in solido, con la concessione, a chi vincerà le gare. La Regione si prepara a difendere il comparto in sede nazionale, i concessionari uscenti chiedono che, nel caso in cui debbano cedere la propria attività, conclude Stasio, «sia corrisposto un anno di fatturato: riferendosi all'ultimo anno, oppure alla media degli ultimi tre anni: sennò il lavoro di una vita, anzi di tre generazioni, gli investimenti, la cura dei clienti andranno in fumo».

© La Gazzetta di Santa