Un termine inglese balzato agli onori della cronaca da quando si è compreso che l'eccesso di turisti rispetto alle capacità di un territorio ha conseguenze negative
sia a livello ambientale che a livello commerciale.
Overtourism è la situazione di sovraffollamento di turisti in un determinato luogo: un fenomeno al quale sono più sensibili località con limiti logistici
come Venezia, le Cinque Terre o Santa Margherita. Anche perché l'aumento numerico dei turisti comporta inevitabilmente la presenza di fasce culturali sempre meno
consapevoli del rispetto che meritano certi luoghi: ne è un esempio la recente incriminazione di turisti intenti a incidere iscrizioni su monumenti millenari.
Su scala infinitamente meno importante, anche il lordume che troviamo sulle nostre strade o piazze è un sintomo significativo.
Anche un paese che vive soprattutto di turismo, come Santa Margherita, non può sottovalutare l'effetto sulla domanda di servizi come trasporto, alloggio, cibo
che ciò comporta, la necessità di progetti di sviluppo (il nostro Piano Urbanistico Comunale ancora latitante), il congestionamento delle poche strade e dei
parcheggi, i residenti intrappolati nelle proprie case.
Come fare? Il problema non è di facile soluzione e molte località stanno adottando soluzioni differenti: da noi il problema viene semplicemente ignorato.
C'è stato qualche contatto con le aziende coinvolte nella prenotazione di tour e alloggi? Se ne è parlato con le amministrazioni dei comuni limitrofi? Sono
stati coinvolti commercianti, albergatori e altri operatori commerciali che vivono del turismo?
Secondo uno studio condotto dall'Università di Groningen (Paesi Bassi), i fattori che hanno provocato l'overtourism, definiti "barriere dello sviluppo del
turismo sostenibile", sono:
Torniamo a quello che, più o meno consapevolmente, pagano i cittadini.
La produzione di rifiuti pagata dai residenti, affollamento e rumore; ai residenti spetta la manutenzione delle aree dopo che i turisti se
ne sono andati; l'aumento dei costi di beni e servizi e l'aumento degli affitti (la gentrificazione, trasformazione dei quartieri popolari, porta addirittura
al trasferimento di residenti); perdita di attività artigianali e commerciali tradizionali e loro sostituzione con attività destinate ai turisti; aumento
dei prezzi: di beni e servizi per i quali i residenti hanno una minore disponibilità di risorse e degli immobili causato dalla presenza di reti come
Airbnb o Home-Away; la congestione e la privatizzazione degli spazi pubblici attraverso le concessioni; il precariato, l'esternalizzazione e il
rischio di pratiche di sfruttamento sul lavoro per quanto riguarda l'impiego nel settore turistico, complici la forte crescita della domanda e la stagionalità degli
arrivi; gli investimenti delle autorità in infrastrutture designate per i turisti, a scapito di quelle di cui necessitano le comunità locali; l'impatto
paesaggistico di edifici dimensionati per lo sfruttamento e non armonici con il territorio; l'aumento della criminalità: prostituzione, consumo di alcol
o uso di sostanze stupefacenti;
Ce n'è abbastanza perché un'amministrazione consapevole se ne occupi1. Come afferma un autorevole articolo dell'Università greca di
Patrasso "L'overtourism è un problema che non si risolve in una notte. Ci vogliono organizzazione e tanta fatica e pazienza. Per gli imprenditori del settore è
ragionevole pensare che molti turisti portino molti profitti, ma in realtà questo è ciò che può letteralmente distruggere il business."
"Le città possono morire in tre modi diversi: quando vengono distrutte da un nemico, quando i nativi sono espulsi da una nuova civiltà, oppure quando gli abitanti
perdono la loro memoria e diventano stranieri nella propria città."
1 Qualche amministratore conosce lo strumento della Capacità di Carico Turistica (CCT), metodologia di calcolo finalizzata a quantificare il
numero ottimale di visitatori che una destinazione è in grado di accogliere?