E' mercoledì 6 giugno 1945: le truppe alleate sono entrate a Genova il 27 aprile, 40 giorni prima. In città è attivo l'Allied Military Government (AMG) della Quinta
Armata, così come in ogni regione liberata dall'occupazione tedesca.
Sindaco di Genova è Vannuccio Faralli1 che, insieme al comando della 92a Divisione di Fanteria americana, ha organizzato
per quel giorno una grande manifestazione in Piazza della Vittoria: un'occasione per favorire la convivenza tra i militari stranieri e la popolazione locale.
L'urna contenente una parte dei resti di Cristoforo Colombo, che per misura precauzionale era stata provvisoriamente allontanata, sarà riportata in città in
forma rituale dal generale Edward Mallory Almond, comandante della 92a. Insieme a lui è il generale Edgar Erskine Hume, capo dell'AMG in tutti i
territori sotto la giurisdizione della Quinta Armata.
Le cronache riportano "Lungo i porticati della piazza nereggia la folla ammirata; tutto intorno all'arco dei Caduti una divisione schierata, le bandiere al
vento dai balconi, le insegne delle Forze armate danno al piazzale un aspetto grandioso. E' un giorno solenne per Genova, i resti preziosi di uno dei suoi figli
migliori tornano alla Madre. Oggi forse noi sentiamo come non mai la fraternità verso i nostri Alleati, proprio perché è dalla nostra stirpe genovese che è
scaturito questo genio di tutti i popoli, questo coraggioso marinaio che per primo sfidò l'ignoto."
Sono presenti tutte le autorità cittadine e il Comitato di Liberazione per la Liguria.
"Alle 14 giunge il gen. Almond: le truppe rendono gli onori e la banda intona la marcia d'ordinanza. La sfilata è iniziata da un reparto d'onore che accompagna
il carrello militare trainato da sei cavali su cui è posta l'urna contenente le Ceneri del grande Genovese: il carrello si ferma davanti al monumento ai Caduti:
l'urna è presa da un soldato e portata sotto l'arco, su di una stele di marmo, mentre l'artiglieria spara alcuni colpi e una magnifica corona di fiori viene posata
sulla stele."
Il generale pronuncia un discorso: «Oggi come comandante delle Forze americane in Genova restituisco alla vostra città queste Ceneri di un vostro figlio
famoso, nello stesso modo con cui le nostre truppe hanno restituito a Genova la pace e la sicurezza poco più di un mese fa. Questo simbolo che era stato asportato
dalla città dalle forze sinistre dei vostri recenti oppressori vi è ora restituito. Eseguisco questo servigio con umiltà ma con grande orgoglio per i trionfi delle
nostro truppe. Vi assicuro che queste forze saranno sempre pronte nel futuro per aiutare la politica della terra che Colombo ha scoperto. Questa politica persegue
la giustizia, la tolleranza ed il benessere di coloro che amano la libertà e che seguono la strada della pace.
Spero pertanto che questo simbolo di Colombo non sarà mai più allontanato dalla vostra Città.»
"Dopo canti religiosi intonati dal coro americano Wings Over Jordan2 e una allocuzione del Cappellano della Divisione" gli
studenti della Columbia University cantano l'inno Dio salvi l'America3; "tre salve di artiglieria precedono il silenzio suonato da
un trombettiere e l'urna viene deposta su di un affusto di cannone che, ippotrainato" è preceduto nel corteo da un reparto di Vigili municipali ciclisti seguiti
dalla banda che intona una marcia militare e da una rappresentanza di truppe alleate.
"Le autorità e gli invitati prendono posto su cinquanta camionette Jeep e la colonna percorre, con ordine meraviglioso, via XX Settembre, piazza De Ferrari, via
25 Aprile, piazza Fontane Marose e via Garibaldi, giungendo a palazzo Tursi. Qui le ceneri, sempre trasportate da militari alleati, vengono deposte nel salone del
Consiglio, tra i busti di Colombo e di Amerigo Vespucci."
Il Sindaco pronuncia un discorso: «Signor Generale, Il primo magistrato di Genova, finalmente libera, ha l'onore di darVi il benvenuto in questa vetusta e
illustre Casa del Comune, che è custode gelosa del passato glorioso, civile e politico, di un popolo fiero, libero, repubblicano, assuefatto alla fatica, come
piacque definirlo allo storico Livio, che sgretolò e fecondò il macigno e, intollerante di ogni oppressione, mostrò nei secoli una profonda maturità politica che
gli consentì di autogovernarsi e di erigersi a supremo moderatore di un vasto ed importante impero coloniale.
E' per me somma ragione di orgoglio ricevere oggi da Voi, signor Generale, a nome della Città, ufficialmente e nel quadro austero di una celebrazione eroica, le
ceneri del Grande Navigatore che, come scrisse il Poeta4 "da questi scogli
nuovi pel mar vedea mondi
spuntare"5, sì che, con animo non di avventuriero, ma con lo spirito latino, umanistico dello studioso, trasse alla scoperta delle terre
d'oltre mare da cui, con slancio entusiastico, Voi, signor Generale, siete mosso per riportarci a quella libertà, che è divino retaggio; e cui aspira ogni uomo che
si consideri degno del nome.
Rinvenuti a S. Domingo nel 1878 e donati alla Patria dai fratelli Luigi e Giuseppe G. B. Cambiaso, oriundi di questa terra, migliore occasione non poteva
presentarsi per consegnare i resti sacri di Cristoforo Colombo alla sua città, ancora fremente nell'ansito della recente riscossa che, auspice le truppe alleate,
l'ha svincolata per sempre dal duro servaggio nazi-fascista.
Signor Generale! A Voi, ai Vostri valorosi collaboratori, a tutti i Vostri gregari, a nome di Genova io porgo dal profondo dell'animo il grazie più vivo per
l'opera Vostra che, in questo momento, assurge a simbolo di immenso valore nella visione di un beneficio altra volta elargito al Vostro popolo da un figlio di
questa gente ligure, tenace nei suoi propositi, volitiva, idealista.
E permettete che a Voi, primo Comandante delle truppe liberatrici, per tutti i Vostri vittoriosi soldati io offra, a memoria perenne di un merito altissimo, la
cittadinanza onoraria di questo Comune, che vanta oltre 22 secoli di storia, come attesta questa tavola bronzea6, affermazione di una
civiltà che non demoliscono le sventure, né il tempo cancella.
Accoglietela, signor Generale, e sia pegno di una fratellanza nuova tra i popoli, che nasce e si cementa nello sforzo comune per l'attuazione di un'idea
universale di pace, di libertà, di benessere.»
Fra vivi applausi il sindaco Faralli consegna al gen. Almond l'artistica pergamena recante la motivazione della cittadinanza onoraria.
Nel ringraziare, il gen. Almond ha detto a sua volta: «Farò conoscere alle mie truppe e al mio Governo la generosità di questa città. L'amicizia fra i due
Paesi è tradizionale e il fatto che la vostra Nazione sia stata male condotta è noto a tutti: ma speriamo che nel futuro le cose possano andare meglio. Io sono
molto contento di essermi potuto fermare a Genova perché ammiro grandemente il vostro paese ed i vostri costumi. Spero che le mie truppe abbiano ben meritato della
vostra buona accoglienza; anch'esse sono molto contente di essere in questa città. A loro nome vi ringrazio.»
"Al termine del discorso Vannuccio Faralli consegna al Generale una pergamena e fa leggere la motivazione secondo la quale è stata conferita la cittadinanza
onoraria al signor Major general Edward M. Almond. Il Comandante americano ringrazia sentitamente ed accoglie pure, quale dono, il volume documentativo colombiano
di Giovanni Monleone (1879-1947).
Al termine della cerimonia ufficiale, il Sindaco offre un rinfresco e brinda egli stesso al nuovo cittadino. La cerimonia sembra ormai conclusa, quando il
generale Almond alza questa volta per primo il calice e dice testualmente:
«Ed ora un brindisi in ritorno al Sindaco ed ai concittadini di Genova, voglio dire: i miei concittadini: in riconoscenza della grande cooperazione
ricevuta.»"
La piccola urna di bronzo, eseguita nel 1887 dal milanese Antonio Pandiani (1838-1928), che contiene la teca nella quale si trova una piccola parte dei resti di
Colombo scoperti da mons. Rocco Cocchia (1830-1900, delegato apostolico a Santo Domingo) nella Cattedrale di San Domingo e inviati a Genova da Luigi Cambiaso,
console d'Italia in quella capitale, fu collocata nella Sala Rossa di Palazzo Doria Tursi, sede del Comune di Genova.
1 dal 25 aprile 1945 al 3 dicembre 1946
2 un importante coro afroamericano tra la fine degli anni '30 e l'inizio degli anni '40
3 God Bless America, inno patriottico americano del 1918
4 Giosuè Carducci
5 Poesia "Giuseppe Mazzini"
6 La Tavola di Polcevera, oggi nel Civico Museo di Archeologia Ligure a Pegli, ma a quei tempi nell'ufficio del sindaco. Detta anche
Sententia Minuciorum, è una lamina di bronzo con incisa una sentenza del Senato romano in latino del 117 a.C.
7 Carlo V d'Asburgo (1500-1558)