Il Mare – 31 dicembre 1938
nella lista delle vivande nei ristoranti e trattorie
Anche il settimanale Il Mare segue le disposizioni impartite dal regime fascista alla stampa: diffondere il divieto dell'uso di termini e nomi stranieri,
preferendo i corrispondenti termini italianizzati.
Già nel 1923 l'Art.4 del Regio decreto 11 febbraio 1923, n. 352 relativo all'applicazione della tassa sulle insegne impone "Quando si tratti di insegne in
lingua straniera l'applicazione della tassa è obbligatoria ed è fatta in misura quadrupla
", misura aggravata dalla Legge 9 settembre 1937, n. 1769.
Due anni dopo la pubblicazione dell'articolo il messaggio governativo sarà ancora più netto: l'Art.2 della Legge 23 dicembre 1940, n. 2042 (Divieto dell'uso di
parole straniere nelle intestazioni delle ditte e nelle varie forme pubblicitarie) obbliga "E' vietato l'uso di parole straniere nelle insegne, nei cartelli, nei
manifesti, nelle inserzioni ed in genere in ogni forma pubblicitaria, con qualunque mezzo effettuata. Gli avvisi, i cartelli, le liste ed in genere ogni scritto,
esposti nell'interno dei locali pubblici o di commercio, devono essere redatti in lingua italiana."
Scrive Il Mare:
L'Unione Fascista dei Commercianti comunica:
«Il Direttorio dei Sindacati Pubblici Esercizi, recentemente riunitosi, ha deliberato di iniziare una intensa campagna, nell'ambito della categoria
interessata, per la pronta sostituzione, nella lista delle vivande del giorno, dei nomi stranieri o, comunque, di provenienza esotica, con termini italiani, in
quanto oggi non è più tollerabile che vivande di pretta cucina italiana vengano indicate nella lista del giorno con nomi di altri paesi.
Pertanto tutti gli associati sono impegnati formalmente a mettere immediatamente in esecuzione tale deliberazione ed all'uopo si segnalano le sottoelencate
traduzioni di diversi nomi più comunemente usati nella lista delle vivande, già in atto in altre province:
Pollo in aspik, pollo in gelatina; Carrè di vitello, costolette di vitello; entrecote, costata; rumpsteak, lombata; purèe di
patate, passata di patate; potage St. Germaine, minestra di piselli; omelette, frittata; omelette confiture, frittata dolce; omelette
fines herbes, frittata erbolata; uova pochèes, uova affogate; tournedos alla Rossini, filetto alla Rossini; croquettes di pollo, polpette
di pollo; Chateaubriand, filetto; goulash, spezzatino di vitello con pepe rosso; wurstel con crauti, salsicciotti con broccolo agro; beef
steak, filetto di bue; consommè, brodo ristretto; noisettes di vitello al Madera, noci di vitello al marsala; petit suisse, cremino;
filetto di bue en boite, filetto in casseruola.
I titolari di ristoranti, trattorie e osterie con cucina sono perciò avvertiti che il Sindacato si riserva in modo tassativo di controllare l'applicazione di
tale deliberazione.»
L'italianizzazione non si limiterà a questo, inventando termini che oggi ci appaiono decisamente comici: il cocktail diventa, ad esempio, "bevanda
arlecchina" (o anche polibibita), brandy e whisky, acquavite. Alcol, alcole; brioche, brioscia; champagne, sciampagna; cognac,
arzete; the, tè; dessert, fine di pasto; insalata russa, insalata tricolore; marron glacé, marrone candito
Alcuni termini si sono conservati, come bar o bouvette, mescita e sandwich, tramezzino.
La disposizione non si limita ai termini alimentari: diamo alcuni esempi, certamente non esaustivi.
Se comprendiamo autobus, torpedone, è umoristico pensare a color bordeaux, color barolo; chiave inglese, chiavemorsa; tessuto
Galles, tessuto principe; garçonnièr, giovanottiera; playboy, vitaiolo; pied-à-terre, fuggicasa;
dribbling, calceggio; tabarin, puttanambolo; Buenos Aires, Buonaria; George Washington, Giorgio Vosintone; Churchill, Ciorcil;
Louis Armstrong, Luigi Braccioforte;
furono più di 500 le parole tradotte perché ritenute lesive dell'identità e del prestigio nazionali.