Quattro anni fa, il 3 giugno 2018, Santa Margherita perdeva uno dei suoi ultimi "personaggi", il dott. Rinaldo Caffarena, più noto come Diddo: era nato a
Bogliasco il 23 luglio 1927.
Tutti lo stimavano come medico, sempre disponibile anche negli ultimi anni: ultimo "esemplare" del dottore di un tempo, quando non erano disponibili le analisi
di laboratorio e le medicine di oggi e il medico accorreva con mezzi di fortuna nelle zone più disagiate.
Al suo funerale la folla riempì piazza Caprera: una dimostrazione di affetto di giovani e anziani verso un amico, un consigliere, un uomo splendido, una persona
di cultura.
Non tutti sanno che le sue doti andavano ben oltre la medicina.
Frequentò il ginnasio Cristoforo Colombo di Genova ed era il primo della classe in italiano: una dote che coltiverà per tutta la vita, scrivendo poesie e
memorie. Conseguirà poi la maturità nel 1946 al "Collegio Scuola Larco" di Santa Margherita.
Non solo, l'anima artistica si sbizzarriva anche nel disegno: alcune sue opere sono nientemeno che alla Biblioteca del Congresso di Washington e al Museo Reale
delle Stampe di Copenhagen.
L'elenco, non esaustivo, dei suoi lavori stupisce (consultabili presso la Biblioteca della Fondazione Mario Novaro a Genova):
Lasciamo Diddo con una sua poesia di luglio 2006:
Lisciossi la barba con cura, guardossi d'intorno nel bar, Scolossi il suo gotto di rum, riempillo di nuovo e parlò. "Son vecchio e molto ho vissuto sul mare, nei porti lontani. La vita è passata, le mie navi son ferme, non navigano più. In moli dispersi nel mondo, vuotate di uomini e cose, su ormeggi incrostati da anni, son come me adesso, in un bar. Il tempo consuma ogni cosa. La ruggine spegne i colori poi blocca i motori e le vele, strappate, ricadono giù. Il vento che arriva la sera non sposta la barca. Il carbone non brucia in caldaia. Un fumo che salga nel cielo non c'è. Siam fermi nell'ultimo attracco che il caso, la vita ci offre pietosa e cortese, gentile per noi, a cui tanto donò. Perché in fondo, o gente dabbene, ognuno ha avuto una storia, un romanzo, una vita, una gloria. Ognuno in fondo ha vissuto e lo sa.Sa tutto di sé, o almeno ricorda le cose più belle o più gravi. Oh sì, noi siamo come navi che partono e vanno qua e là. Qua e là per il mondo. E tornano indietro vagando avventure mai viste, bonacce assolate, con stelle la notte, nadir o zenit. Sbarcando ogni tanto, nei porti stranieri, le facce erano strane, i cibi, i modi diversi, la lingua era ignota, le donne eran blu. Ma allora chi sei tu nella vita? Sei tu nel tuo giusto o gli altri, per caso? Tu hai visto i tuoi giorni girando nel mondo e poi torni qui. Sei vecchio, lo sai, stai bene seduto a un tavolo grezzo bevendo il tuo rum. Oh sì, puoi parlare a gente dabbene. Ma sanno ascoltarti? E capirti? Non so. Intanto, che importa? Le antiche avventure, i colpi di mare, Corfù, Singapore, dei nomi perduti, il tuo antico equipaggio, che dicono a loro? Ben poco, lo so. Son ombre di un'ora, saranno scordate. Non l'hanno vissute, le hanno ascoltate, parole di un vecchio che parla, che dice le cose di un mondo che ora non c'è. Ognuno ha il suo mondo. Lo ha, lo ha avuto, lo avrà. E' suo, suo soltanto. Lo tiene nel cuore. Non può raccontarlo, lui solo lo sa. Ha amato, ha vissuto, ha provato. Con lui, tanti altri. Insieme, vicini. Nel tempo che passa per tutti. Nell'aria, nel sole, il tempo volò." Lisciossi la barba con cura, guardossi d'intorno nel bar. "Vi posso dire una storia? La mia vita ha forse un valore? Chissà mai, chissà "