Testata Gazzetta
    Pezzi di storia

Guglielmo Marconi, imprenditore
di Giovanni Paoloni

Le Scienze – maggio 2007

La figura di Marconi inventore e scienziato ha in parte oscurato l'importanza del suo ruolo imprenditoriale e la sua influenza sullo sviluppo dell'industria delle telecomunicazioni in Italia

Alla fine dell'Ottocento, dopo l'invenzione del telegrafo elettrico e del telefono, la frontiera tecnologica delle telecomunicazioni si collocava in un campo di grandissima rilevanza economica: le comunicazioni navali.

Marconi Un giovane di successo - Guglielmo Marconi (1874-1937) aveva appena 21 anni quando trasmise il primo segnale radio dalla casa paterna di Villa Griffone, nei pressi di Pontecchio, in provincia di Bologna. Qui, Marconi in una fotografia dei primi del Novecento.

Il secolo XIX era stato caratterizzato dall'introduzione della navigazione a vapore, che aveva consentito enormi passi avanti dei servizi di trasporto passeggeri e postali via mare. Ma, a dispetto dei progressi tecnologici, alla fine del secolo rimanevano in sospeso alcuni problemi: in particolare la questione delle comunicazioni tra nave e terra durante la navigazione. finestra
I problemi tecnici per raggiungere questo traguardo sembravano insuperabili, e i pochi ricercatori che vi si dedicavano, pur concordando che la strada da battere era quella delle onde elettromagnetiche studiate da Hertz e Maxwell, non riuscivano a ottenere alcun risultato significativo. Fu Guglielmo Marconi, un giovane italiano dotato di straordinarie capacità di sperimentatore, a osservare alcune proprietà delle onde elettromagnetiche in particolari condizioni di trasmissione e ricezione: nel 1895 sperimentò per la prima volta il sistema antenna-terra, grazie a cui era possibile realizzare la trasmissione senza fili su distanze compatibili con una prospettiva di sviluppo industriale.

La trasmissione senza fili ha rivoluzionato le telecomunicazioni tra il XIX e il XX secolo: l'invenzione di Marconi è tra quelle che più hanno contribuito a formare il mondo in cui viviamo.
L'affermazione della radio come mezzo di comunicazione di massa ha poi arricchito di un'ulteriore dimensione questa rivoluzione. Nell'immaginario collettivo, la radio resta indissolubilmente legata al nome dell'inventore bolognese: un'indagine sull'onomastica stradale italiana ha mostrato che nei Comuni della penisola ci sono più strade e piazze intitolate a Marconi che a Garibaldi o a Roma. Ma se il suo nome resta legato allo sviluppo tecnologico delle telecomunicazioni contemporanee, del suo ruolo imprenditoriale e organizzativo tendono a perdersi la memoria e la traccia già a partire dagli anni trenta.

Figlio di un agiato possidente bolognese, Marconi aveva uno specialissimo background cosmopolita: la madre, Annie Jameson, apparteneva a una famiglia della piccola nobiltà terriera irlandese e i suoi parenti, produttori di whisky, erano al centro di una rete di relazioni commerciali e istituzionali che si rivelerà cruciale per il futuro del radiotelegrafo. Non fu dunque difficile per il giovane Guglielmo lasciare l'Italia nel febbraio 1896 e trasferirsi a Londra per brevettare la sua invenzione e promuoverne l'applicazione su scala industriale: solo nella nazione che vantava il più vasto arsenale mercantile e la più potente Marina militare del mondo, infatti, sarebbe stato possibile ottenere l'attenzione delle istituzioni e raccogliere i fondi per l'ingente investimento necessario allo sviluppo della telegrafia senza fili.
Il General Post Office e la Royal Navy dimostrarono immediatamente interesse per l'invenzione, e dopo alcune dimostrazioni coronate da successo nel 1897 Marconi fondò, usando capitali familiari e del concorso dei partner commerciali dei Jameson, la Wireless Telegraph and Signal, divenuta poco dopo Marconi's Wireless Telegraph Company Ltd.

Marconi Marconi e i suoi assistenti montano un'antenna a Signal Hill, in Canada,
per ricevere i primi segnali radio trasmessi attraverso l'Atlantico.

Nello stesso periodo, in Italia alcune riviste tecniche cominciavano a diffondere le prime notizie attendibili sui risultati ottenuti da Marconi in Inghilterra e sugli apparecchi da lui realizzati. Il generale Annibale Ferrero, ambasciatore a Londra, e l'addetto navale Augusto Bianco, entrambi in costante contatto con l'inventore, informavano dei suoi successi il ministro della Marina Benedetto Brin: questi, intuendo l'importanza dell'invenzione per il futuro sviluppo dei servizi navali, invitò Marconi a ripetere gli esperimenti in Italia. Titanic
Tra il giugno e il luglio 1897, eseguì a Roma e La Spezia le prime dimostrazioni di fronte ad autorità italiane. Alle prove assistettero i sovrani, gli alti gradi militari, e un gruppo di ufficiali della Marina: ai quali, una volta esaurite le dimostrazioni, furono affidati gli apparecchi utilizzati, trasmesso l'indispensabile know-how, e indicata la traiettoria tecnologica verso cui indirizzare i prossimi studi. Tuttavia, almeno per il momento, i rapporti tra il giovane inventore e la madrepatria non andarono oltre.
Nascita di un'industria
Tornato in Inghilterra, Marconi riprese
radio l'intenso lavoro che lo portò in pochi anni a porre le basi di una grande industria radiotelegrafica, che in breve tempo sarebbe divenuta un gruppo internazionale. Lo sviluppo tecnico e commerciale della telegrafia senza fili, infatti, fu realizzato in quegli anni dalla Marconi's Wireless, che riuscì a imporre e mantenere la propria leadership in questo settore nascente grazie al fiuto tecnologico, all'abilità negli affari e al talento propagandistico del suo fondatore.
Il traffico era gestito dalla compagnia in un regime di sostanziale monopolio, perché gli operatori della Marconi avevano disposizione di non stabilire contatti con le stazioni dotate di apparati diversi, vale a dire i sistemi radio tedeschi: questi ultimi erano peraltro indeboliti dalla rivalità fra il sistema Slaby-Arco (della AEG) e il sistema Braun (della Siemens-Halske). Il governo tedesco promosse perciò nel maggio 1903 la costituzione della Telefunken, cui partecipavano sia AEG sia Siemens: si scatenò così una guerra commerciale tra la Marconi e la Telefunken, con un'intensa attività diplomatica da parte dei governi interessati che portò, dopo vari passaggi, alla prima conferenza internazionale sulla radiotelegrafia, tenuta a Berlino nel 1906, e al varo di una Convenzione internazionale.

South Wellfleet La stazione Marconi di South Wellfleet, in Massachusetts, nel 1916:
da qui Marconi stabilì un nuovo record trasmettendo un messaggio
di Theodore Roosevelt a re Edoardo d'Inghilterra, che si trovava
in Cornovaglia, a quasi 5000 chilometri di distanza.

Germania e Gran Bretagna ratificarono un accordo che entrò in vigore nel 1908: vi si stabiliva fra l'altro, per ragioni tecniche legate all'uso del codice Morse, l'adozione di un nuovo segnale internazionale di pericolo: le lettere «SOS». La Marconi e la Telefunken continuarono per qualche anno ancora la guerra commerciale dietro le quinte, ma la Marconi vedeva indebolirsi le proprie posizioni anche in Gran Bretagna. Era giunto il momento di firmare la pace: l'accordo, raggiunto nel gennaio 1911, consistette nella costituzione della DEBEG, una società tedesca a maggioranza Telefunken ma con la partecipazione della Marconi, con il compito di gestire gli impianti radiotelegrafici della Marina mercantile tedesca. La DEBEG acquisì il controllo di tutte le apparecchiature Marconi e Telefunken su navi tedesche, e mise fine al divieto di comunicazione fra sistemi diversi.
Poi, il 14 aprile 1912, vi fu il disastro del Titanic, una tragedia che ebbe un forte impatto emotivo sull'opinione pubblica, e che avrebbe avuto un ruolo importantissimo nella diffusione delle comunicazioni radio. A bordo del transatlantico, infatti, c'erano anche due «marconisti»: e fu solo grazie alle richieste di soccorso inviate via radiotelegrafo che la motonave Carpathia, in navigazione a 58 miglia marine di distanza, quindi ben oltre la portata dei tradizionali segnali ottici, arrivò in tempo per salvare 700 dei 1500 passeggeri del Titanic. In pochi anni, la pratica delle comunicazioni radio si impose come uno strumento indispensabile per gli armatori, gli assicuratori e le autorità marittime e portuali. Le compagnie di navigazione divennero così i principali clienti della Marconi e della Telefunken.

marinai Due marinai leggono un «marconigramma».

Offerta reale
Accanto al talento scientifico-tecnico, che nel 1909 fu premiato dall'Accademia di Svezia con il primo Nobel per la fisica conferito a un italiano, Marconi aveva rivelato doti imprenditoriali e senso politico non comuni: questi sono ancora più evidenti se si guardano da vicino i suoi rapporti con la madrepatria. Si potrebbe pensare che, in un'attività di dimensioni internazionali così cospicue, i rapporti con l'amministrazione italiana fossero per lui una questione marginale. In effetti, alla fine degli anni novanta i rapporti del giovane inventore bolognese con i vertici politico-militari italiani si interruppero. I tecnici della Marina tentarono di avviare da soli un programma di prove e studi sugli apparecchi da lui lasciati nel 1897, ma i risultati furono deludenti. Questo stato di cose, tuttavia, non durò a lungo: l'eco dei successi marconiani in America e in Inghilterra riaccese l'interesse della Marina per gli apparati riceventi e trasmittenti realizzati dalle officine Marconi di Chelmsford, e nel 1902 un giovane ufficiale, Luigi Solari, fu inviato per trattare con la Marconi l'acquisto di «apparati radiotelegrafici modello 1901».

Santa Marconi nel 1933, davanti a un'antenna
a onde corte a Santa Margherita Ligure.

Nello stesso anno la notizia dell'invenzione del detector magnetico fu l'occasione per avviare una nuova fase dei rapporti tra Marconi e l'Italia. Per decisione personale di Vittorio Emanuele III, infatti, la Marina mise a disposizione di Marconi la nave Carlo Alberto per eseguire crociere di sperimentazione su grandi distanze. Era un'occasione importante per l'inventore bolognese, specialmente se si considera la fragilità finanziaria della Marconi's Wireless, le cui risorse erano allora in gran parte impegnate nella creazione della struttura commerciale, e i cui azionisti non erano in grado di sostenere da soli tutto lo sforzo economico richiesto da sperimentazioni su vasta scala.
L'offerta del re era stata determinata da varie motivazioni: tra queste il progetto presentato da Marconi di impiantare in Italia una stazione ultrapotente in grado di corrispondere con il Sud America, e la possibilità di concordare con il governo italiano una convenzione «per l'applicazione gratuita a scopo militare e commerciale del suo sistema di telegrafia senza fili». D'altra parte, l'Italia rappresentava in quegli anni per Marconi il trampolino di lancio per una strategia imprenditoriale di forte espansione, grazie alle prospettive che il sostegno dei Ministeri della Marina e degli Esteri gli apriva in termini di ulteriori sperimentazioni, di accaparramento di mercati, e di possibilità di porre nella penisola e nelle colonie una base privilegiata per la costituzione di una rete radiotelegrafica internazionale. Considerando la posizione geografica dell'Italia, infatti, Marconi riteneva che potesse diventare il principale nodo dell'Europa meridionale nello sviluppo di una rete radiotelegrafica mondiale a grande distanza.

Un'industria moderna
  • Il contributo di Guglielmo Marconi alla moderna industria delle telecomunicazioni non si limita alle sue invenzioni ma comprende anche il sistema di impresa di cui fu fondatore.
  • Dopo un breve periodo di sostanziale monopolio, Marconi seppe infatti misurarsi con successo con una concorrenza internazionale vasta e agguerrita.
  • L'Italia fu al centro delle sue strategie a partire dalla seconda metà degli anni venti, quando le sue aziende si inserirono nelle politiche di settore del governo Mussolini.

Le prime stazioni italiane
Dopo la conclusione della seconda campagna sulla Carlo Alberto cominciarono a infittirsi le iniziative per la creazione di servizi radiotelegrafici in Italia. Nel 1903 il Parlamento approvò la spesa di 800.000 lire per la costruzione di una stazione di grande potenza a Coltano, nei pressi di Pisa, il cui scopo dichiarato era quello di favorire le comunicazioni tra l'Italia e gli emigrati residenti in Sud America. Nello stesso anno si tenne una serie di manifestazioni nel corso delle quali l'inventore ebbe modo di illustrare i progressi della radiotelegrafia. E' in questo clima che nel maggio 1904 si giunse alla firma della prima convenzione tra Marconi e il governo italiano: quest'ultimo poteva utilizzare gratuitamente i brevetti Marconi e far riprodurre i relativi apparecchi nei propri arsenali in cambio dell'impegno a garantire al sistema Marconi l'esclusiva del traffico.
L'accordo era estremamente vantaggioso per l'inventore, dato che assicurava alla sua compagnia il monopolio nel mercato italiano degli apparecchi radiotelegrafici: infatti, anche se per l'installazione di stazioni fisse l'unico cliente era lo Stato, tutti gli armatori che volevano comunicare con le stazioni italiane erano costretti a usare apparecchi prodotti dalla Marconi.

Morse Due cimeli marconiani: un apparecchio Morse
usato negli esperimenti sulla Carlo Alberto…
ricevitore … il ricevitore che usò per i test di trasmissione transatlantica del 1901.

Tra i primi risultati della convenzione ci fu la costruzione di una rete radiotelegrafica tra le principali stazioni della Somalia, collegate alla madrepatria tramite l'Eritrea. Il 3 agosto 1904, inoltre, l'inaugurazione delle comunicazioni tra la stazione radio di Bari e quella montenegrina di Antivari sembrava avviare una più incisiva presenza italiana nel campo delle radiocomunicazioni internazionali, già preannunciata nel 1903 dall'entrata in funzione della stazione radio dell'ambasciata italiana a Pechino. La stazione di Coltano fu invece una delusione: fu inaugurata nel 1911, con grave ritardo e con un raggio d'azione notevolmente ridotto, e servì più che altro ai collegamenti con i reparti impegnati nella guerra di Libia.
Nel frattempo la situazione internazionale della Marconi's Wireless stava per mutare radicalmente. La seconda Conferenza radiotelegrafica internazionale, tenuta a Londra nel 1912, privò la compagnia della forte protezione statale di cui godeva in Gran Bretagna e in Italia, costringendola da quel momento a fare dovunque i conti con una concorrenza temibile. Anche per questo, forse, il rapporto di Marconi con l'industria che aveva ideato e creato cominciò a trasformarsi, passando da un coinvolgimento diretto nella conduzione dell'impresa a un ruolo più distaccato di stratega autorevole della ricerca e dell'innovazione. Contestualmente, Marconi cominciò a dedicarsi sempre di più allo sviluppo delle attività del gruppo in Italia. Egli poteva del resto contare nella penisola su un fidato collaboratore: Luigi Solari, che aveva curato gli acquisti di apparecchi Marconi per la Marina e che poi, lasciata la carriera militare, era divenuto direttore dell'Ufficio Marconi di Roma.

Elettra Marconi nel 1930 sulla nave laboratorio Elettra (da cui prese il nome l'ultima figlia dell'inventore).

Antenne, cavi e politica
La prima guerra mondiale segnò l'inizio di una nuova fase nel rapporto tra Marconi e l'Italia: nel dicembre 1914 fu nominato senatore, e nel maggio 1915, quando il paese entrò in guerra, fu inquadrato come ufficiale di complemento del Genio, e poi della Marina. Pur non essendo direttamente coinvolto nelle operazioni militari, Marconi ebbe un ruolo di primo piano sul versante politico, finanziario e tecnico: fu presidente della Banca italiana di sconto (uno dei polmoni finanziari della mobilitazione industriale e della vita imprenditoriale durante la guerra), partecipò alla missione statunitense di Nitti nel 1917, e svolse delicati incarichi per conto del governo nel mondo politico e imprenditoriale anglosassone. Nel 1919 Marconi era uno dei quattro plenipotenziari che rappresentavano l'Italia alla Conferenza di pace di Parigi: tuttavia, in disaccordo con il governo su parecchie questioni, nell'aprile 1920 si dimise dall'incarico. La questione di Fiume lo portò infine alla rottura con Nitti.
Le ragioni politiche non erano la sola causa di insoddisfazione per Marconi: sin dai primi mesi di guerra, infatti, la crisi delle telecomunicazioni civili in Italia aveva imposto una battuta d'arresto alla crescita della sua compagnia italiana. Nel 1916 era stata stipulata una nuova convenzione tra lo Stato e la Marconi, che rinnovava fino al 1929 le facilitazioni per l'uso gratuito dei brevetti della società in cambio di una serie di impegni sul ruolo della Marconi stessa nelle forniture di apparati e di servizi alla Marina militare, e di una percentuale sul traffico radiotelegrafico commerciale; questi impegni, però, non furono onorati se non in minima parte dal governo, innescando una grave crisi della radiotelegrafia italiana, protrattasi anche nel dopoguerra.
Dopo la fine della guerra, il traffico radiotelegrafico commerciale con l'estero riprese a svilupparsi, e si tentò di potenziarne la rete aggiungendo a essa le nuove stazioni realizzate durante il conflitto. Si trattava però di uno sviluppo inadeguato, sia come capacità di traffico, sia come estensione geografica, dato che continuava a mancare il collegamento diretto con il Sud America. Inoltre, in un contesto internazionale mutato, l'amministrazione italiana riteneva che la superiorità tecnologica della Marconi stesse venendo meno, e che dunque non fosse più conveniente la prosecuzione di un rapporto che di fatto garantiva il monopolio Marconi in Italia.
Nel febbraio 1921 scadeva il divieto di dare in concessione a privati i servizi di radiocomunicazione: si apriva così una fase di concorrenza per l'assegnazione delle concessioni. Nel giugno fu costituita a Roma la Società italiana per i servizi radiotelegrafici e radiotelefonici (SISERT), presieduta da Marconi: l'obiettivo era dar vita a una grande impresa nazionale, per ottenere in esclusiva la concessione dei servizi di radiocomunicazione. La SISERT fece richiesta per la concessione d'impianto di 12 stazioni; analoghe richieste furono presentate dalla Radio Italia (collegata alla francese Société Générale de Télégraphie sans Fil) e dalla Radio Elettrica (collegata alla Telefunken).
Negli stessi mesi era giunta a maturazione la questione del cavo sottomarino tra Italia e Sud America. Le comunità italiane d'oltreoceano premevano per un collegamento diretto con la madrepatria e la mancata realizzazione del collegamento radiotelegrafico ipotizzato all'inizio del secolo aveva dato spazio all'idea di stendere un cavo transoceanico. La proposta fu di Giovanni Carosio, un ingegnere italiano emigrato in Argentina, che diede vita alla Compagnia italiana dei cavi telegrafici sottomarini, nota in seguito come Italcable. Ma la caduta del governo Bonomi, la crisi della Banca italiana di sconto (che coinvolse lo stesso Marconi) e la convulsa vicenda dei governi guidati da Facta ostacolarono la sottoscrizione dei fondi occorrenti per l'impresa, facendo temere che fosse irrimediabilmente compromessa.

Radiorario Uno dei primi numeri del «Radiorario».

Questo era lo stato dell'arte quando nell'ottobre 1922 si insediò il governo Mussolini, con Giovanni Antonio Colonna di Cesarò al Ministero delle Poste e dei Telegrafi, che riprese la questione del cavo transoceanico e nel febbraio firmò una convenzione con l'Italcable. Nello stesso mese fu anche varato un decreto che regolamentava le comunicazioni per mezzo di onde elettromagnetiche, riservandone l'esercizio allo Stato, che poteva tuttavia dare i servizi in concessione. I progressi nel campo delle valvole termoioniche avevano favorito negli anni della guerra la crescita della radiotelefonia, cioè la trasmissione senza fili dei suoni e della voce, ponendo le premesse per il successivo, rapido sviluppo della radiofonia.
Viva la radio!
L'idea era stata formulata per la prima volta nel 1916 da David Sarnoff, futuro presidente della RCA; le prime trasmissioni radiofoniche furono realizzate dalla stazione Marconi di Chelmsford nel febbraio 1920. Nel novembre dello stesso anno la Westinghouse iniziò a trasmettere da una stazione di Pittsburgh, e a collocare sul mercato i propri apparecchi ricevitori. Dovette invece attendere ancora qualche mese Sarnoff, prima che il successo della Westinghouse convincesse anche la RCA a dar vita a una propria radiostazione nel luglio 1921.
Nel maggio 1922 le stazioni radio negli Stati Uniti erano 187, e gli apparecchi radio in ascolto avevano raggiunto l'incredibile cifra di 750.000. Ma se la radio americana si caratterizzò immediatamente come un sistema privato, i paesi europei preferirono il modello del monopolio pubblico: fu presto chiara infatti l'importanza politica del controllo sulle trasmissioni, anche se la ragione addotta era il timore che il finanziamento esclusivamente pubblicitario dei programmi potesse comprometterne la qualità. Il primo monopolio pubblico fu costituito in Gran Bretagna con la creazione della British Broadcasting Company (BBC), il 18 ottobre 1922: il mercato della radio si rivelò un buon affare, e il numero degli abbonati BBC passò da 36.000 nel 1922 a 1.130.000 nel 1924.
Non stupisce quindi che anche in Italia Marconi si muovesse per assicurarsi la prima presenza nel settore, con la costituzione dell'Agenzia radiotelegrafica italiana, diretta da Solari: il quale, in una lettera a Mussolini del settembre 1923, accennava per la prima volta ai possibili usi della radiofonia per l'informazione e per la propaganda. Da questo momento la partita della Marconi si fece più complessa e più «politica», ed è impossibile comprendere le vicende del settore radiotelegrafico senza fare riferimento all'intero contesto delle telecomunicazioni, dai cavi sottomarini ai telefoni, e all'incipiente sviluppo della radiofonia.
Gli organismi tecnici ministeriali erano convinti che per superare la crisi della radiotelegrafia italiana si dovesse ottenere l'apporto di tutti i gruppi concorrenti, riunendoli in una società di nuova costituzione, cui affidare il servizio in concessione. Questa soluzione, che vedeva contrario Marconi, era quella favorita dal ministro Colonna di Cesarò: furono quindi avviate trattative per la costituzione di una nuova società, la Italo Radio, con cui il governo firmò una concessione nell'agosto 1923.
L'amicizia di Ciano
La concessione data alla nuova società prevedeva una rete basata sulle trasmissioni a onde lunghe. Marconi, invitato a partecipare alla Italo Radio, si rifiutò di aderire: come scrisse in una memoria indirizzata a Mussolini, i termini sui quali era basata la concessione gli apparivano tecnicamente inadeguati «alla nuova era iniziata nel campo delle radiocomunicazioni con l'introduzione delle onde corte a fascio [e] alla rivoluzione avvenuta nel campo della tecnica radiotelegrafica».

BBC Guglielmo Marconi trasmette da uno studio della BBC
nel gennaio 1930.

Il Ministro e i suoi consiglieri avevano sbagliato i conti: la mancata partecipazione di Marconi non solo privava la Italo Radio di un apporto tecnologico essenziale e di collegamenti internazionali indispensabili, ma creava al Ministro, per ragioni politiche e finanziarie, il problema di trovare un altro socio italiano per la nuova concessionaria. Frattanto, in attesa di una schiarita sulla radiotelegrafia, la compagnia Marconi avviò contatti con alcune società del settore radioelettrico per incalzare il governo sulla questione della radio: l'obiettivo era di infrangere quella che il 10 gennaio 1924 il giornale «Il Messaggero» aveva definito «la maglia fittissima di una rete che sarebbe tenuta da interessi internazionali oscuri e contrari». Nacque così il gruppo fondatore della società Radiofono.
Alla fine del gennaio 1924 Colonna di Cesarò dovette lasciare il Ministero delle Poste, dove fu sostituito da Costanzo Ciano: è anche possibile, benché allo stato attuale della documentazione sia impossibile affermarlo con certezza, che lo scontro col gruppo Marconi sia stato una delle ragioni della sua sostituzione. Tra Ciano e Marconi, al contrario, vi erano ottime relazioni: «I rapporti personali del ministro livornese con Marconi - ha scritto lo storico della radio Franco Monteleone - risalivano agli anni della guerra e al servizio reso dalla radiotelegrafia nella tattica bellica e nella navigazione marittima. […] E' quindi da attribuire ai risultati conseguiti nello sviluppo della radiotelegrafia marittima e ai meriti che Marconi si era conquistato presso Ciano, il consenso che il gruppo della Radiofono ottenne dal ministro nel periodo immediatamente successivo al suo insediamento».
Il 30 aprile 1924 i servizi del Ministero delle Poste e Telegrafi, della Marina mercantile e delle Ferrovie dello Stato confluirono nel nuovo Ministero delle Comunicazioni, di cui Ciano fu nominato ministro. Il 1° settembre 1924 Ciano propose una convenzione radiotelegrafica addizionale che, riconoscendo l'impossibilità delle compagnie francese e tedesca a soddisfare da sole gli impegni contratti col governo italiano, spianava la strada al controllo di Marconi sulla Italo Radio; il 23 settembre anche l'Italcable entrava in Italo Radio, e due giorni dopo Guglielmo Marconi e la Marconi inglese cedevano alla società italiana il diritto di usare tutti i brevetti radiotelegrafici di loro proprietà e si impegnavano a fornirle consulenza tecnica e commerciale.
Ciano mise mano anche alla questione telefonica: la privatizzazione dei telefoni era stata avviata da Colonna di Cesarò nel 1923, ma il ministro si era rivelato incapace di controllare i conflitti tra i gruppi telefonici privati, che in gran parte facevano capo alle potenti società elettriche. Il regime voleva un equilibrio di potere tra il polo economico torinese e quello milanese: Ciano riuscì a imporre la soluzione voluta da Mussolini, privilegiando la SIP di Gian Giacomo Ponti, che ottenne il controllo di tre delle cinque concessionarie del servizio.
La radio e il regime
Dopo la nascita della Radiofono, l'Agenzia radiotelegrafica italiana venne trasformata in Società anonima «La Radio Nazionale», controllata dalla stessa Radiofono; contemporaneamente nasceva, fuori dal controllo della Marconi ma probabilmente collegata a Ciano, la Società italiana radio audizioni circolari (S1RAC), con lo scopo di favorire la commercializzazione in Italia degli apparecchi radio prodotti dalla Western Electric.
Fu Ciano a comprendere, anche prima di Mussolini, le potenzialità politiche del nuovo mezzo, e a farsene interprete dal punto di vista politico e organizzativo: il 3 giugno 1924 comunicava alla Radiofono e alla S1RAC che il governo aveva deciso di affidare l'esercizio del servizio radiofonico a una società unificata, e le invitava a prendere contatti per la fusione. Il 27 agosto nasceva l'Unione radiofonica italiana (URI), con maggioranza Radiofono: il 6 ottobre successivo l'URI mandava in onda da Roma la trasmissione inaugurale.
Frattanto erano state fissate le norme sul contenuto e sul finanziamento delle trasmissioni: in Italia (unico fra i paesi in regime di monopolio) furono ammesse insieme la pubblicità commerciale e il canone di abbonamento, e i notiziari furono severamente regolamentati per assicurare il controllo politico preventivo di tutte le informazioni. Il 18 gennaio 1925 iniziò le pubblicazioni il «Radiorario» e nel 1926 fu creata la Società italiana pubblicità radiofonica anonima (S1PRA), con capitale ripartito fra URI, S1RAC e un gruppo di imprenditori milanesi.
Alla fine del 1927 l'URI fu trasformata in Ente italiano audizioni radiofoniche (EIAR), società per azioni, concessionaria del servizio radiofonico. Va rilevato tuttavia che, nonostante il sostegno dato dal regime alla radio per ragioni soprattutto politiche, il costo degli apparecchi e degli abbonamenti non permisero in Italia uno sviluppo del servizio paragonabile a quello registrato in altri paesi europei: soltanto nel 1940, in effetti, il numero degli abbonati italiani superò, portandosi a quota 1.375.205, quello degli abbonati BBC del 1924.
Gli ultimi anni
Nel 1927 Marconi fu nominato presidente del CNR: era il primo passo del percorso che lo avrebbe portato a ricoprire le più importanti posizioni istituzionali negli organi scientifici del regime: alla presidenza del CNR si affiancarono infatti nel 1930 quella dell'Accademia d'Italia e poi quella dell'Enciclopedia Italiana diretta da Giovanni Gentile. A partire dal 1929 cominciò invece a indebolirsi il rapporto tra Marconi e la compagnia inglese da lui fondata: per iniziativa del governo britannico, infatti, le società di telecomunicazioni furono spinte a operare una ristrutturazione complessiva, accompagnata da una serie di fusioni e ristrutturazioni delle compagini azionarie; al termine di questo processo la fisionomia societaria della Marconi risultò profondamente mutata, anche nel nome.
Un ulteriore passaggio di questa vicenda è legato allo sviluppo della tecnologia militare che avrebbe preso successivamente il nome di radar. Nel 1931 Marconi aveva rilevato l'effetto eco delle microonde che colpivano oggetti in movimento (la scoperta alla base del radar) ma aveva accantonato qualunque ulteriore ricerca perché voleva concentrarsi sul suo obiettivo del momento, che riguardava l'impiego delle microonde per le telecomunicazioni. Nelle sue ricerche, aveva il sostegno economico della compagnia inglese, che però nel 1935, adducendo a motivo i costi giudicati eccessivi, (ma probabilmente per ragioni militari), interruppe i finanziamenti.
In Italia, nel frattempo, a dispetto delle importanti cariche scientifiche, il ruolo di Marconi nella politica delle telecomunicazioni stava cambiando radicalmente. Alla fine del 1928 la SIP decise di entrare nella radiofonia: assunse il controllo della Radiofono, giungendo così a controllare anche l'EIAR, e nel giugno 1931 acquistò l'intero pacchetto azionario della S1PRA.
Fu definita la «piemontizzazione» dell'EIAR: nel 1929 gli studi e gli uffici dell'EIAR furono trasferiti al Palazzo dell'Elettricità, sede torinese della SIP, e nel 1931 anche la produzione di molti programmi fu trasferita a Torino. Ma tra il 1929 e il 1931 la SIP fu investita da una grave crisi: come altri fra i maggiori gruppi industriali e bancari dell'epoca, il salvataggio operato dallo Stato la portò nel 1933 a far parte dell'IRI. Presidente della SIP fu nominato Giancarlo Vallauri: fondatore dell'Istituto elettrotecnico nazionale Galileo Ferraris, docente al Politecnico di Torino, vicepresidente dell'Accademia d'Italia e presidente dell'EIAR, era il maggior esperto italiano di telecomunicazioni dopo Marconi.
Considerato il regista della «piemontizzazione» dell'EIAR, Vallauri era il referente di una rete di organi tecnici della pubblica amministrazione, militari e civili, nella quale erano numerosi coloro che, senza voler mettere in discussione le capacità e il ruolo storico svolto da Marconi nello sviluppo della radiotelegrafia, si erano opposti al monopolio della sua compagnia in Italia, e guardavano con crescente attenzione ai risultati ottenuti dall'industria americana, in particolare nel campo delle valvole.
Nel 1934 Ciano dovette lasciare il Ministero delle Comunicazioni, e Marconi perse un potente alleato politico: se il rapporto personale con Mussolini continuò a garantire all'inventore un ruolo istituzionale di spicco all'interno del regime, nelle strategie politiche altri attori stavano ormai prendendo il suo posto.
Nel luglio 1937 Marconi morì improvvisamente, e Vallauri, che da anni ne insidiava la posizione, ne prese il posto come capofila della comunità scientifica che ruotava attorno alle telecomunicazioni, e non solo: nel 1941 fu nominato presidente del CNR.

© La Gazzetta di Santa