"Pio VII P. M. in Genova e nella Liguria l'anno 1815”, 1869
Dieci mesi andavano a compiersi dacché il Pontefice Pio VII liberato dalla sua lunga cattività, attendeva a Roma al ristoro dei mali cagionati alla Chiesa dalla
grande rivoluzione francese, e successivo impero di Napoleone Bonaparte, allorquando sorse la minaccia di nuovi sconvolgimenti.
Il primo Marzo dell'anno 1815 Napoleone fuggito dall'Isola d'Elba riappare in Francia, come non può essere che noto a chi mediocremente è istrutto nella storia
del nostro secolo. Al suo novello apparire si commovon del pari i torbidi genii un dì suoi satelliti. Tra quali Gioachino Murat re intruso di Napoli agognante al
dominio di tutta Italia.
Questi, reputando propizia a' suoi fini la nuova occasione, a mezzo il Marzo medesimo con solenne proclama annunzia voler rendere Italia indipendente, voler
cacciarne gli austriaci, e chiede al Papa il transito delle sue truppe per le terre pontificie.
Il rifiuto che dovea seguitare e seguitò in fatti questa domanda, mettea in pericolo la persona del Pontefice; il perché fu unanime sentimento che egli si
procacciasse scampo collo allontanarsi dalla sua Sede finché non desse giù la procella.
Per luogo di suo rifugio fu scelta Genova sia perché il religioso re di Sardegna Vittorio Emmanuele da due mesi circa Sovrano anche del Genovesato saputo il
bisogno del Papa invitato lo aveva a rifugiarsi ne' suoi Stati, sì perché atteso il suo porto di mare Genova gli dava tutto l'agio di mantenere le dovute relazioni
coll'orbe cattolico.
Così deciso si attesero gli avvenimenti. A' 22 Marzo il ministro prosegretario di Stato Cardinale Bartolomeo Pacca per tempissimo riceve avviso che un corpo di
avanguardia napolitana sino dalla sera innanzi avea oltrepassato il confine. Immantinente ne avverte il Pontefice, e fermasi di tratto per quel giorno stesso la
partenza da Roma.
Era il mercoledì della settimana santa e il Papa secondo il consueto, e secondo anche i presi concerti dovea recarsi agli uffizi in S. Pietro per poi lasciar
Roma in sul far della notte. Il Papa infatti lascia il Quirinale, e si avvia al Vaticano. Qui per altro muta divisamento e prima che annotti accompagnato dai
Monsignori Mauri e Soglia con una sola carrozza a due cavalli esce di Roma per porta Angelica, e s'avvia per Viterbo c Siena a Firenze. In questa città raggiungelo
il Cardinal Pacca la sera del lunedì di Pasqua 27 Marzo, e continuando il viaggio per Livorno, Pisa, Viareggio, Massa e Carrara, l'eccelsa comitiva giunse il primo
Aprile felicemente in sul tramontar del sole sul ligure suolo a Sarzana. Il savio e pio cavaliere Marchese di S. Saturnino ministro di Sua Maestà Vittorio
Emmanuele, a nome del suo Sovrano fu ad accogliere il Papa fuori della città.
Dopo le prime parole d'ossequio al S. Padre così egli manifestò a tutto il popolo là radunato la sua missione: Io ho ordine dal mio re di dirvi che ora
dovete ubbidire a questo (e colla mano indicava il Papa) che è il primo dei Sovrani, ed il supremo capo della Chiesa. Allora si videro i primi atti dello
slancio dei Liguri verso del Papa.
Il popolo staccò dalla carrozza ove era il Pontefice i cavalli e traendola a mano condusse il Vicario di Cristo siccome in trionfo alla Cattedrale di S. Andrea
apostolo, dove Sua Santità ricevuta prima egli stesso la benedizione del SS. Sacramento benediceva della mano il popolo affollato. Le truppe di Sua Maestà
britannica, che ivi erano di guarnigione, prestarono a Lui gli onori militari.
Egli poi passò a pernottare in Vescovato, il Cardinale Pacca presso il conte Spina congiunto dell'Arcivescovo di Genova, e gli altri personaggi del suo seguito
presso le più rispettabili famiglie le quali ebbersi a grande onore lo albergarli.
A Lerici distante poche miglia da Sarzana per cura del sig. Francesco Amati e d'ordine del Governatore trovavansi pronte le feluche che dovevano tragittare a
Genova il Sovrano Pontefice, ond'è che la domenica in albis di buon mattino, dopo aver assistito alla Messa, il Papa e la comitiva colà si avviò a pigliar la
via del mare.
«Chi ha costeggiate per mare le due così dette Riviere di Genova, dice il Cardinale Pacca nella sua Relatione del viaggio, sa quante e quanto belle
prospettive e quasi incantatrici scene teatrali si presentano alla vista di chi naviga a non molta distanza dalla spiaggia; ma assai più bello, anzi sorprendente
era allora quello spettacolo. Le cime delle colline prossime al mare, tutta la spiaggia e fino i tetti delle case di diversi villaggi situati sul lido erano coperti
di gente che all'apparir delle feluche, in una delle quali sapeano che era il Papa, alzavano grandi grida di giubilo chiedendo la benedizione, e intanto non
cessavano gli spari dei mortai ed il suono delle campane, e di tempo in tempo si spiccavano dalla spiaggia varie barchette verso di noi; e tra queste una ne vidi
piena di sole donne, che cantando e remigando vennero a poca distanza della feluca, che portava il Papa, presero in ginocchio la benedizione e poi nello stesso modo
al lido cantando se ne tornarono».
Per poco che avesse spirato di vento colla corsa di un giorno il Papa sarebbe giunto a Genova; ma il vento mancò affatto e la traversata dovutasi fare a forza di
remi riuscì lentissima; per la qual cosa in sul far della sera appena è che il corteo si trovasse nel golfo tigulio in vista di Rapallo.
Andar oltre parve cosa sconveniente e forse pericolosa: miglior consiglio pigliar terra e passare la notte in quella popolosa borgata. Nessuno si attendeva a
cotesto. I Rapallesi meno clic altri.
Quindi un immenso giubilo e un vero entusiasmo eccitossi in loro, allorché videro alle feluche del Papa volgere le prore
verso di essi.
Nulla era in pronto per lo sbarco, ma il fervore la gioia degli abitanti supplì. Andarono a guado incontro alle feluche e là ovele barche per toccar della
carena sul fondo non poteano più oltre procedere porsero le braccia e dovette il Papa, racconta il Pacca, e noi tutti scendere a terra sulle braccia dei
marinai. Oh chi fu l'avventurato cui toccò in sorte il dolce incarco di trasportare il Papa?
Egli passò la notte nel palazzo del Sig. Marchese Gian Carlo Serra, e il giorno seguente celebrati per tempo i divini misteri, concesso il bacio del piede, e
compartita la benedizione si avviò verso il mare fra le acclamazioni del popolo, gli spari del cannone della torre, e il suono festevole di tutte le campane.
L'onore di riportare il S. Padre in portantina lo vollero serbato a sé i membri del corpo degli Anziani.
Giunto al lido, ecco nuovo spettacolo di devozione e di affetto. Sentiamo il Pacca testimonio di veduta: «Per la mattina seguente si preparò sulla riva un
gran tavolato per fare che il Papa vi passasse comodamente sopra nell'imbarcarsi, ed io vidi alcune persone del popolo che per baciargli i piedi si gettarono in
mare, occuparono il luogo vicino ai tavolato aspettando il di lui passaggio, s'immersero nell'acqua fino alla gola: spettacolo che grandemente mi commosse».
Da questo tavolato benedisse Pio VII il popolo che calcato gli stava innanzi, lo benedisse ancora dalla nave una seconda volta, e questo, continua a dire lo
stesso storico «partito appena il Papa si affollò alla casa donde era uscito e per tutte le stanze fino alla strada con gran devozione baciava in ginocchioni
que' luoghi dove supponevano che passando avesse posto il piede».
Il Papa uscito dal golfo di Rapallo solcava le onde in faccia a Portofino a Camogli a Recco a Sori e via tutte le altre borgate della riviera