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    Pezzi di storia

Santa Rosalia: il culto siciliano e il culto ligure
di Antonio Contino e Salvatore Mantia

Gli Apoti – febbraio/maggio 2005

Si veda anche l'articolo della Gazzetta pubblicato nel 2021 "Santa Rosalia: un legame tra Santa Margherita e la Sicilia"

Non solo in Sicilia, ma anche in Liguria il culto della "Santuzza" è diffusissimo. I contributi più notevoli e recenti sull'iconografia ed il culto di Santa Rosalia in terra di Liguria si devono a Giovanni Ferrerò, insigne studioso dell'Istituto Internazionale di Studi Liguri. copertina
Ecco l'itinerario che ci porterà alla scoperta dei centri liguri in cui è grande la devozione a Santa Rosalia Sinibaldi.
Un siciliano che avesse la ventura di visitare la chiesa di S. Martino e S. Benedetto a Pegli potrebbe meravigliarsi scoprendo che proprio la "Santuzza" è la patrona di quella località. La storia è semplice: infuriando nel 1657 la peste, i pegliesi, memori della prodigiosa liberazione dall'epidemia scoppiata a Palermo nel 1624, invocarono S. Rosalia e improvvisamente la pestilenza cessò. Alla santa palermitana, per volontà di Pier Antonio Della Chiesa, fu dedicata una cappella ed un altare ex voto. Nel 1673 S. Rosalia fu eletta patrona di Pegli. Ancora oggi il simulacro della Santa è portato in processione a Pegli il 4 settembre mentre i devoti cantano in coro: O S. Rosalia, che di Palermo siete, il popolo di Pegli difendete. Nella chiesa di San Martino inoltre si conservano una statua processionale (XVII sec.) ed un busto di legno dorato ed argentato anch'esso del XVII sec.

San Martino Gloria di Santa Rosalia
Chiesa di San Martino a Pegli

Molti bastimenti che venivano in Sicilia per acquistare grano ed esportare panni e carta pegliesi, sino al XVII secolo, erano intitolati alla Santa palermitana.
Dal punto di vista iconografico la Vergine Palermitana in Liguria è generalmente raffigurata in vesti regali, come la dipinse Anton Van Dyck nel 1625 nella grande pala d'altare per l'oratorio del Rosario di Palermo, e non in vesti d'eremita, come invece l'aveva precedentemente dipinta il termitano Vincenzo La Barbera.
Quest'ultimo infatti per la prima volta codificò l'iconografia della Santuzza nel 1624.
A Genova il culto di S. Rosalia si diffuse durante la peste del 1657 per opera dei padri camilliani, che prestavano assistenza ai malati.
Nella chiesa di Santa Croce e San Camillo si conserva una scultura lignea policroma del Settecento d'ignoto autore che raffigura la Santa morente nella grotta. Nella stessa chiesa si conservava un dipinto di Valerio Castello raffigurante la Virgo panormitana nell'atto di proteggere la città di Genova. Il quadro fu trafugato dalle truppe napoleoniche e in seguito ritrovato presso un antiquario. Tuttora fa parte di una collezione privata milanese.
Come ex voto per grazia ricevuta lo stesso pittore Castello realizzò nel 1657 la "Gloria di Santa Rosalia" su commissione del nobile ligure Giovanni Maria De Franchi, guarito dalla peste. Il dipinto oggi si conserva nella chiesa di San Girolamo di Castelletto. I De Franchi ebbero un ruolo centrale nella diffusione del culto della Santuzza in Liguria. Alcuni membri della famiglia sono sepolti a Palermo nella chiesa di S. Giorgio de' Genovesi.
Anche a Bonassola S. Rosalia è molto venerata. Nella cinquecentesca chiesa di Santa Caterina d'Alessandria si conserva un busto reliquiario in argento cesellato e di ottima fattura. Tra i bonassolesi circola una leggenda sulla provenienza di questa reliquia: il ventenne Marcantonio Paganetto un giorno scappò da casa e, imbarcatosi su una nave diretta in Sicilia, arrivò a Palermo. Qui lavorò al servizio del barone Lo Curto, che lo licenziò su due piedi, quando venne a sapere dell'amore del giovane per la figlia, la baronessina Rosalia. In preda alla disperazione, mentre si recava in processione alla grotta del monte Pellegrino, promise a Santa Rosalia che avrebbe portato con venerazione a Bonassola una sua reliquia se avesse avuto la grazia di sposare la figlia del barone. Il matrimonio avvenne dopo l'improvvisa scomparsa del riottoso barone Lo Curto. Fu allora commissionato ad un argentiere un busto reliquiario nel quale fu conservato un frammento di osso della Santa, che lo stesso barone custodiva gelosamente in casa.
Una piccola flotta di tre sciabecchi portò a Bonassola il reliquiario e preziosi arredi sacri. Marcantonio Paganetto, però, fu accusato di furto da suoi concittadini, i quali pensarono che tali ricchezze fossero parte di qualche bottino. Amareggiato per questo fatto, deposto il reliquiario nel muretto di recinzione di una chiesa, decise di non ritornare più in Liguria e trasferirsi definitivamente a Palermo.
Anche a Savona ed a Quiliano la devozione a S. Rosalia è molto diffusa. Gli storici locali ne pongono l'inizio nel 1631 quando l'epidemia della peste colpì quadro queste due città liguri. La vergine Palermitana venne invocata come protettrice degli appestati.
Nella chiesa di S. Lorenzo di Quiliano si conserva una reliquia della Santa in un pregevole reliquiario argenteo a forma di rosa. Fu il cardinale di Palermo, il genovese Giannettino Doria (1573-1642), nel 1630 a concedere personalmente ai devoti di Quiliano la reliquia per la venerazione. Tale reliquia fu autenticata e concessa dal cardinale Doria alla famiglia Pertusio.
I mercanti quilianesi erano bene inseriti nella società siciliana: a Termini Imerese la famiglia Tenaglia (o Tinaglia) di Quiliano fece notevoli donazioni per la costruzione della chiesa della Madonna della Consolazione. Inoltre il quilianese Cristoforo del Bono fu console dei genovesi a Termini Imerese nel XVII sec.
A Quiliano inoltre si conserva nel convento dei Cappuccini un dipinto raffigurante S. Rosalia, opera del Moncalvo.
Nella chiesa parrocchiale di S. Salvatore e S. Giuseppe di Valleggia (SV), frazione di Quiliano, in una grande tela (pala d'altare), attribuita ad un "Seguace di Pietro Novelli", la Santuzza è raffigurata insieme con altri santi. L'opera raffigura La Santissima Trinità con la madonna, San Giuseppe, Santa Rosalia e santi francescani.
Una leggenda narra che a Valleggia durante le visite pastorali degli anni 1684 e 1742 i vescovi del luogo contestarono l'autenticità di una reliquia della Santuzza custodita nella chiesa parrocchiale. Ma in ambedue gli anni risuonò per la chiesa un improvviso scampanellio. In ambedue i casi, il prodigio fu ritenuto un segno di Santa Rosalia per dimostrare l'autenticità delle sue reliquie.
In un pregiato scrigno barocco si conserva nella parrocchia di Spotorno un'altra reliquia di S. Rosalia, giunta lì per mezzo di mercanti.
A Finalborgo (Savona) una statua lignea della Santa è venerata nella chiesa parrocchiale di S. Biagio: raffigura la Vergine palermitana in abiti regali con una corona sul capo.
A Gorra (SV) una pala d'altare rappresenta la Santuzza che intercede per la città di Palermo. Nella splendida tela è presente una dettagliatissima immagine del porto di Palermo e il monte Pellegrino. L'opera, che è del 1661, riprende i moduli espressivi e l'ambientazione scenica della Santa Rosalia di Vincenzo La Barbera conservata nel Museo Diocesano di Palermo. Gli abitanti di Gorra portano inoltre in processione una statua della Santa.
Anche nella meravigliosa pala d'altare conservata a Carbuta-Calice Ligure è raffigurata la Santa che benedice il porto di Palermo.
Proviene dalla chiesa di San Giacomo di Corte, a Santa Margherita Ligure, la tela di Bartolomeo Guidobuono che raffigura Santa Rosalia insieme ai santi Rocco, Sebastiano, Ignazio e Filippo Neri in adorazione della SS.ma Trinità. L'opera tuttora si conserva nel Museo Diocesano di Chiavari.
A Rapallo, nella Basilica dei Santi Gervasio e Protasio, nell'altare dedicato alla Santuzza, si conserva la pala Santa Rosalia, San Gervasio e San Protasio che intercedono presso la Trinità per le anime del Purgatorio. E' opera del pittore Domenico Piola.
L'Oratorio della Santissima Trinità di Lavagna custodisce una bella tela d'anonimo autore (XII-XVIII): rappresenta la Vergine palermitana che abbraccia la Croce.
Pure la città di Nizza venera la Santuzza: nella cattedrale di Sainte Réparate c'è una cappella dedicata a lei. Fu eretta nel 1655 per grazia ricevuta dai Nizzardi in occasione dell'epidemia della peste che infuriò in quei luoghi nel 1631. In Francia S. Rosalia è venerata assieme a S. Rocco, ambedue protettori degli appestati.
Vestigia artistiche comprovanti il culto della Santuzza sono sparse per tutta la Liguria. Rappresentativo è l'esempio della Santa Rosalia attribuita all'anversese Hieronimus Gerard (Geronimo Gerardi) conservato a Genova nella pinacoteca della Banca Carige (già quadreria Doria) e proveniente da Palermo.
Negli ultimi anni si è creata una proficua collaborazione tra gli scriventi ed il team d'entusiasti ricercatori liguri, tra i quali primeggia per solerzia Giovanni Ferrero, al fine di investigare gli innumerevoli rapporti tra la terra del Navigatore e la nostra Isola.

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