Il settimanale Il Mare del 18 luglio 1936 riporta il resoconto di un'iniziativa interessante, "Mostra del Costume Balneare".
«La prima manifestazione mondana dell'Azienda Autonoma di Soggiorno: la mostra del costume balneare antico e moderno si è svolta la sera di sabato scorso
[11 luglio] nel magnifico parco del Grande Albergo Imperiale con un gran Ballo di gala.
Stupendo il parco, tutto abbagliante nel suo insieme e scintillante di mille luci multicolori, affollato già verso le 21.30 da un numeroso ed elegante stuolo di
dame e cavalieri, giunto, attratto da questa manifestazione di mondanità, da tutte le cittadine della Riviera di Levante e da Genova. Largamente rappresentata la
numerosa colonia balneare soggiornante nella nostra città.
La sfilata dei modelli per l'esibizione del costume balneare femminile antico e moderno, presentato dalle principali Case italiane specializzate nel genere:
«Eneco» di Milano, «Nicky Sport» di Milano, «biki» di Milano, «Gabriella Sport» di Milano, e
«Pasteur-Lancellotti» di Genova, ebbe inizio alle ore 22 al ritmo di una affiatata orchestra.
Sono così sfilati i costumi in voga nel 1835, 1850, 1885, 1898, 1900, 1910, 1915, 1920, 1936, che hanno dato un'idea esatta dell'evoluzione rapida del costume
balneare femminile.
1835. Il tempo romantico delle nostre nonne! Sfumature di crinolina sulle spiagge. L'ala curvata ed aderente del vasto cappello nasconde occhiate furtive.
1850. La moda si fa timidamente audace, la civetteria femminile è famosa e temeraria.
1885. Comincia ad imporsi l'elioterapia, braccia nude.
1898. Sono sparite le calze, i calzoncini salgono al ginocchio.
1900. La moda continua con rapido passo la sua evoluzione. Già al principio del XX secolo si parla di elioterapia e la pelle impone i suoi diritti.
1910. La joupe-coulotte1 sfrattata dalle strade della città s'impone sulle spiagge e negli stabilimenti balneari.
1915. Si diventa eleganti! Dalla lana detronizzata si passa alla seta.
1920. Ritorno alla lana. I calzoni sono diventati calzoncini; la sottana una sottanina. Il coraggio è già pronto a più audaci conquiste.
1936. Costume aderente e modellatore. Vita, gioia, sole, mare!
Mamme sane e forti per bimbi forti e sani. Il sole delle spiagge d'Italia dà forza e vitalità, salute e felicità.
Un complesso di oltre un centinaio di modelli indossati da diciotto graziose e perfette signorine, modelli vivamente applauditi. Particolarmente ammirati ed
applauditi furono i costumi in seta «Lastex» color verde, bianco, rosso, simboleggianti i colori nazionali, che vogliono anche ricordare agli italiani
come in questo campo l'industria nazionale si sia liberata dal servilismo straniero, raggiungendo una perfezione raffinata; il costume «Impero»,
mutandine e reggipetto nei colori giallo e cremisi, simboleggianti la Roma Imperiale; «Ondina», a maglia di lana ondulata; «S. Margherita»,
costume di lana rossa inestringibile, «Paraggi», pantaloncini di flanella grigia con maglia argentina.
Terminata la sfilata dei modelli ebbero luogo animatissime danze, che continuarono sino a tarda ora, rallegrate da affiatata orchestra.
Fra gli intervenuti abbiamo notato il comm. Dott. Giulio Zino, Commissario Prefettizio, e Signora, il cav. Guglielmo de Amezaga, il cent. Roberto Giangrande,
l'avv. Dino Giuffra, S.E. l'Accademico d'Italia maestro Umberto Giordano e Signora, l'avv. Franco Leone e Signora, il comm. Prof. Vittorio de Sabata, direttore
dell'orchestra della «Scala» di Milano, il maestro Lo Russo, la marchesa Carina Negrone, l'aviatore dott. Giorgio Parodi, il generale comm. Angelo
Gatti, la nobildonna Bocconi di Villahermosa, il dott. Huth e famiglia, l'avv. Icilio Foligno, il conte Zdenko Thun, l'ing. Belloni, il console Boringhieri e
famiglia, il dott. Benedetto Bruzzo, il comm. dott. Vittorio Vigo e famiglia, il sig. Leone Leoni, la signorina Leoni, il sig. Mosso, il sig. Bianchi di
Castelbianco, donna Antonietta Villa e famiglia, il sig.Avanzo, il sig. Solari, il dott. Pietro Ruffini, l'avv. Antonio Costa, la scrittrice americana signora
Gremmel, il sig. Baffi, il conte e contessa Blumensthil, il sig. Corradi, e tantissimi altri.
Dell'ottimo e brillante successo della riuscita manifestazione mondana va data lode all'attivo Comitato dell'Azienda Autonoma di Soggiorno presieduto dal
Commissario Prefettizio dott. Comm. Giulio Zino, che ha indetto questa esibizione di costumi balneari femminili per richiamare l'attenzione del pubblico
sull'industria nazionale vittoriosamente affermatasi anche in questo campo.
Accurata e perfetta l'organizzazione diretta personalmente dal cav. De Jonshon, direttore del Grande Albergo Imperiale.»
Non si sa se gli antichi Romani frequentavano le spiagge, le giovani donne in bikini raffigurate nei mosaici di Piazza Armerina erano probabilmente in bagni
pubblici: certamente le invasioni barbariche fecero scomparire l'usanza.
Nel medioevo i bagni in mare erano considerati quasi una pratica immorale, fino a quando, a metà '700, si scoprì il valore curativo del sole e dell'acqua di
mare.
Non sono tempi per scoprirsi e i primi «bagnanti» sono completamente vestiti e le riviste di moda dell'800 consigliano «abiti da
mare» più semplici di quelli normali, senza balze, volani, strascichi.
Solo dopo il 18602 appaiono pantaloni neri, lunghi alla caviglia, ricoperti da una tunica pure scura, piuttosto ampia verso il basso:
calze bianche, basse scarpette da ballerina con legacci alla greca, cuffia rigonfia o cappello a larga tesa e guanti (sotto, naturalmente, il busto di gomma).
Per gli uomini paglietta e baffi a manubrio, lunghe braghe e lunghe canottiere a righe: il tessuto è una maglia pesante di lana.
I bambini vestono tutti alla «marinara».
Verso la fine del secolo i costumi diventano più «disinvolti», di colori vivaci. Pantaloni e casacchina si accorciano e qualche modesta
scollatura comincia a farsi strada, sempre attenti a non offendere il pudore e a evitare l'abbronzatura, caratteristica di classe popolare.
Quando ai bagni di mare si aggiungeranno i bagni di sole, il desiderio di "tintarella" darà inizio alla ricerca di "qualche centimetro di pelle scoperta in
più", la nude-escalation.
Gli "anni Venti" del '900 vedono una donna sportiva che abbandona busto e corsetti per andare in spiaggia con un costume che s'incolla alla pelle, in
maglia elasticizzata.
La vera svolta avviene tuttavia dieci anni dopo la Mostra all'Imperiale, quando nel 1946 nasce il "due pezzi" o bikini3, indossato per
la prima volta in Italia, da Lucia Bosè, nel '47, sedicenne vincitrice del concorso di Miss Italia a Stresa. Sono gli "anni Cinquanta", si vuole dimenticare la
guerra e scoppia la febbre dell'abbronzatura: ancora un decennio e i costumi sono ormai sgambati, i bikini sempre più ridotti, l'aderenza assicurata da una fibra
appena scoperta e più confortevole, l'elastan (più nota con il nome commerciale di Lycra).
Santa Margherita è interessata anche all'interesse che il cinema dedica alla spiaggia e alla sua moda con un nuovo genere di film: gli spiaggiarelli.
La tendenza a scoprirsi culminerà nella seconda metà del '900 con il topless4, il costume monopezzo che provocherà non poche
accuse di offesa al pudore.
Per indossare il costume e prendere un bagno di sole oggi non è più necessario essere al mare: sono sufficienti un prato in campagna oppure una vasca in
giardino, una terrazza in città o l'albergo in montagna.
Il nuoto fa parte del programma dei Giochi Olimpici moderni sin dalla prima edizione di Atene del 1896: per la pratica dello sport sono state largamente utilizzate
fibre sempre più moderne, in grado di assicurare aderenza e aerodinamicità.
1 jupe-culotte è la gonna-pantalone
2 Sono gli anni della nascita della cultura balneare in Italia, quando vedono la luce i primi stabilimenti balneari a Livorno, Venezia, Rimini,
Viareggio, Genova.
3 Ideato dal francese Louis Réard nel 1946, prende il nome dai test nucleari appena avvenuti nell'atollo di Bikini, nell'oceano Pacifico:
riteneva credeva che avrebbe suscitato uno shock analogo.
4 L'idea fu di Rudi Gernreich, stilista austriaco.