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    Pezzi di storia

L'inondazione del 17 agosto 1765
di Arturo Ferretto

Il Mare – 4 novembre 1911

Di terribili innondazioni, che innestarono Rapallo si ha speciale ricordo di una, successa il 23 ottobre del 1626, che fece rovinare la torre delle Saline, di un'altra del 19 giugno 1637 accompagnata da grandine, che secondo un nostro cronista «a guisa di ghiaia, ova e limoni, diroccò tetti, ucciso bestiami, spogliò Senigallia affatto d'annata il territorio, non vi rimanendo tampoco foglie a gl'alberi, che si videro poi germogliare e rifiorire d'autnnno, benché indarno».
Lo spaventoso diluvio del 6 settembre 1667 diroccò il ponte vecchio di San Francesco «e l'onde del fossato s'alzarono di notte tempo così improvvisamente, e con tanto impeto in varii luoghi fuori del proprio letto circa venticinque palmi, e 10 o 12 dentro le case del quartiere di Piazza da basso, ossia Orientale di Rapallo con danno notabile della roba, e grande smarrimento delle persone, demolendo la metà del Ponte di due archi sovrastante al detto Torrente, con qualche rusticano abituro, devastando campagne, annegando persone, quasi il simile seguendo l'anno appresso li 7 agosto 1668».
Rapallo pianse allora sulle sue vittime, come racconta il cronista d'allora.

Una serie di documenti inediti illustrano un'altra innondazione, avvenuta il 17 agosto del 1765.
E dopo due giorni la Comunità di Rapallo scriveva addolorata la seguente lettera al Magistrato della Comunità di Genova:
«Si è degnato l'Altissimo d'avvisarci la mattina del 17 corrente dell'adirata sua Maestà con un diluvio d'acque in gran copia dal cielo per più ore cadute che innondò talmente le campagne e strade, e con indicibile orrore e timore ove giunsero spianarono in maniera che impercettibile si è il danno caosato al Comune e particolari di questo Capitaneato, e tanto si è alzata l'acqua nel luogo istesso che universalmente ha disperso l'olio a particolari, quale confuso colla creta di montagna in grande abbondanza lasciata nel luogo, ha reso il medesimo che oltre il pessimo odore impedisce il passaggio. L'acqua medesima ha aperto voragini, diroccato strade, atterrati incontri e spianate muraglie in gran copia, ed è sormontata l'unico pozzo publico, avendo confusa l'acqua d'olio e creta. Che pertanto vedendo continuare l'istessa intemperie de' tempi, e dall'altra parte considerando quali pregiudici possa cagionare alla Sanità umana la vista del luogo fetente, e per riparare a' danni instantanei d'alcuni dirocamenti, spaccio del pozzo publico ed altre cose che non ammettono dilazione, abbiamo stimato di subito ricorrere dall'Ill.mo Sig. Capitano, acciocché in queste calamitose circostanze procuri far riparare ad ulteriori maggiori danni, giacché questo comune non ha la forma di rimediarvi, ed infatti sul riflesso de maggiori pregiudizi, ha subito dato le disposizioni che per ora sieno pulite le strade, riparato alli danni che non abbisognano dilazioni, e spacciato il pozzo publico con ordinarci che per li altri danni e diroccamenti se ne facci un detaglio con le dovute perizie per indi rapportare il tutto a V. V. S. S. Ill.mo».
Con altra lettera del 23 agosto la Comunità chiedeva allo stesso Magistrato che l'incarico dell'accomodo e della riparazione dei danni fosse commesso al patrizio Nicolò Giuseppe Spinola, villeggiante in Rapallo, che per mezzo di periti era in caso di sapere quale spesa occorreva per i restauri soggiungendo che «necessari sono li riadattamenti delle strade pubbliche, ma bensì necessaria sì è la spedizione per non ammettere dilazioni, che potranno cagionare pregiudizi alli viandanti e maggiori danni a siti medesimi ed annessi, sopravvenendo l'inverno al solito abbondante di pioggie. Raporto poi a far pulire il luogo et altri lavori già fatti per iscansare ogni infezione nell'aria che a ta1 effetto questo Ill.mo Sig. Capitano ne ha cenzionato del tutto il Magistrato di Sanità per pervenire qualunque sinistra informazione sparsa per codesta Dominante.».
Il 27 agosto Gio: Battista Paris e Nicolò Maria Bardi presentarono la prima nota delle spese. Nicolò Boero ebbe l'incarico di lavare le strade, fu nettato l'archivio pubblico, che era stato innondato; Ambrogio Castagneto e compagni pulirono il pozzo, e furono spese lire 21 «per nettare varii carogietti per dar esito all'aque verso il mare». cavallo
L'arco del ponte del Beugo era quasi ostruito di fango, e l'acqua si era scavata una grande fossa, per riempire la quale furono spese lire dodici.
Furono impiegati per sette giorni dodici facchini e quattordici operai in ragione di soldi venti al giorno per ciascuno.
Il 2 settembre 1765 lo Spinola, incaricato dal Magistrato delle Comunità «per l'inspezione sopra li ripari da farsi per sicurezza del luogo di Rapallo» scriveva:
«Per soddisfare in qualche parte alle loro giuste premure dirò che questa Comunità ed in particolare il di lei Priore Nicolò Bardi ha con tutto zel, attività et anticipando il proprio denaro (che non è poco) dati e fatti eseguire li opportuni ordini per il sbarazzamento delle strade. Siccome anche li Uffiziali di Sanità con tutta prontezza per togliere la puzza e fetore caosato dalla seguita inondazione hanno compiuto il loro dovere coll'ordinare pronto ripulimento delle botteghe e fondi, meritano l'approvazione e lode del loro operare, altro non rimane che il riadattamento delle strade maestre, cioè che sia a mia cognizione, il Ponte detto del Beugo, che conduce a S. Michele, S. Margarita, molto più d'altro ponte detto di S. Anna, esistente in strada Romana, quale merita pronto riparo, siccome anco il riempimento de' fossi in strada parimente Romana detta de Muretti, quale riempimento spetterebbe per quanto ho inteso agli affittuari degli alberi in essa strada esistenti, stati donati dalla Comunità ai Massari di Nostra Signora di Monte Allegro.
Circa poi li ripari da farsi per sicurezza e per liberare da ulteriori innondazioni il luogo di Rapallo – principalmente la Piazza della Parrocchia detta Piazza d'alto, ed il vicolo diritto, crederei trattandosi d'acqua vi fosse necessaria la perizia di qualche ingegnere pretendendosi da alcuni essere ciò provenuto a motivo di vari prati convertiti in orti con dei ripari, quali ristringono il corso delle acque e le rovesciano nel luogo, io però mi rimetto al giudizio de' Professori et alle sempre saggie loro determinazioni e profondamente m'inchino».

Il patrizio genovese Pier Francesco Bracelli, capitano di Rapallo, inviando il 2 settembre al Magistrato delle Comunità la lista delle spese fatte «per spaccio del pozzo pubblico e riadattamento de siti indispensabile» dichiarava che le spese dovevano andare a carico del Borgo e dei Quartieri uniti ai Borzoli, Amandolesi ed Olivastro, perché «tutti li siti nettati non erano del Borgo, ma passarono sino alle vicinanze proprie di essi quartieri, e dell'acqua del pozzo sudetto se ne prevalgono eziandio le vicinanze inchiuse nelli accennati quartieri, cosiché giusto si è che vadino le referite spese a carico del Borgo e quartieri uniti, escluso Oltramonte e Pessino. Vi sono altri devastamenti più notabili tanto nel luogo come fuori di esso, e nelle strade romane che abbisognano ristorazione, non potendovi passeggiare viandanti, né trascorrere i corrieri, e siccome molti fanno instanza a questi Magnifici rappresentanti per l'accomodo e riadattazione così da medesimi vengo incaricato a rinnovarle le loro suppliche».
Ed il 16 settembre i Priori della Comunità di Rapallo scrivevano al Magistrato delle Comunità che «molte sono le pretensioni eccitatesi per riparare a che in avvenire non succeda una casualità come seguì nella passata innondazione», e rifuggivano dall'idea di arruolare ingegneri «quali con vaste idee «tenderanno a profittare a spese del comune i particolari».

Anche gli Agenti di Santa Margherita non rimasero inoperosi, ed il 16 ottobre 1765 scrivevano al predetto Magistrato:
«L'inaspettata inondazione dell'acqua caduta li 17 dello scorso agosto ha recato con gravi danni e rovine non poca afflizione a diversi popoli di questo Capitaneato di Rapallo, e specialmente agl'abitanti di questa Mag.ca Comunità di Santa Margherita, poiché oltre la disposizione in buona parte dei loro propri beni rimasero anche dall'impeto di tal acqua distrutti e molto dannificati diversi ponti e passi publici della stessa Mag.ca Comunità, come è publico e notorio; ed essendo di precisa e somma necessità il riedificare e ristorare li detti ponti e passi publici siamo a supplicare l'incessante provvidenza di V. V. S. S. Ill.mo a degnarsi d'ordinare la reedificazione e ristorazione dei passi publici rimasti dannificati e rovinati dall'incidente sudetto, e spettanti rifarsi a spese di questo Comune con fare quelle Commissioni e dare quei ordini che a V. V. S. S. Ill.me meglio pareranno per minor dispendio del Comune medesimo, come pure a degnarsi di dar facoltà a questa Mag.ca Comunità col conseglio di chi meglio V. V. S. S. Ill.me stimeranno di poter prendere ad imprestito da uno de M. M. Cittadini, o da uno de Signori Ambrosio Limbanio et Ambrosio Nicolò Pini la partita che sarà necessaria per la reedificazione e ristorazione suddetta con quell'annuo frutto e sotto quei patti, modi e forme da pagarsi in appresso in distaglio secondo il consueto sopra li poderi e teste delle quattro Parocchie, che formano questo Comune in quei tempi e rate a V.V. S.S. Ill.me meglio viste e piaciute.»
E il 16 novembre la Comunità di Rapallo scriveva al Magistrato:
«Coerentemente alle previdenze da V.V. S.S. Ill.ma date per l'accomodamento delli Ponti a S. Anna, Bogo, e Strada dei Muretti, dobbiamo farle presente essere a quest'ora acconciato il ponte di S. Anna, ma bensì procrastinarsi il riadattamento del Bogo, ossia Saline, stante li continui tempi piovosi e l'incertezza in cui siamo d'uno stabile accomodamento non così facile a risolversi e porsi in opera nella corrente stagione, procurandosi però di stabilire e preparare il bisognevole per la ventura primavera.
Resta a farsi il riempimento della strada de muretti e l'accomodamento più in su a detta strada di recente dall'ultime acque cadute rovinata molto più dall'inondazione passata; ma però riuscirebbe la spesa gettata, se non si oviasse alla causa per cui l'acque continueranno ad essere l'esterminio della strada medesima e la causa dell'innondazione frequente di questo luogo. Riparo più acconcio non si rinviene per cui il luogo e la strada più non rimanga esposta a sì grave danno che la formazione di un riparo fatto con diligenza ed attenzione, epperò furono le instanze de particolari confinanti alla detta strada per dover noi concorrere alla spesa della formazione di detto argine che riparerà senza fallo la strada non solo, ma anche li beni de confinanti sudetti.
L'acque nuovamente cadute in questi contorni han dato ad intendere la facilità con cui di sovente innondato sarà il luogo tutto, stante il letto del fiume S. Francesco talmente pieno che l'acque sormontano le mura laterali, ed innondano il paese, oltre l'essersi innoltrate da non parte detta del Molinetto, come altresì di due condotti in mezzo al luogo, quali più non ricevono, anzi rifiutano l'acqua necessaria cose tutte di spesa bensì, ma necessaria di pronto riparo; per il primo un slargamento della sabia ossia sabione che alza oltre l'usato dal suo centro ed il riempimento di quell'esito verso il Molinetto, e per il secondo l'accomodamento e il riparo delli accennati condotti sono l'unico mezzo per indennizzare il lungo dalli imminenti pregiudici.
Congregati noi adunque nanzi dell'Ill.mo Sig. Capitano unitamente a gran parte de meglio stanti del Borgo e seriamente esaminata la pratica, siamo venuti in sentimento d'accordare l'argine anzidetto necessario e li successivi riadattamenti anche il luogo esposto più non rimanga ad una casualità bisognevole con avere a tal effetto fattane Deputazione ne Signori Gio. Battista Bontempo, Nicolò Bardi, Gio. Maria Torre e Gioannandrea Agrifoglio ad effetto di venire una volta al riparo de pregiudici tanti che sofre questa Comunità, e concordare nel tempo stesso con coloro che dovranno soccombere alla formazione dell'accennato argine la quota che ne spetta al Comune nostro, ed indi perfezionare l'ideal al maggior vantaggio e risparmio possibile la maggior parte de' quali dichiaransi pronti a concorrere per quella quota di spesa che sarà appresa loro spettarne e susseguentemente riparare a che il fiume di S. Francesco più non innondi il Luogo con slargare in mezzo il sabione col alzare verso quell'esito delli Molinetti, e finalmente porne il dovuto riparo alli condotti, il tutto con animo sempre d'averne l'approvazione da V.V. S.S. Ill'.me.»
L'innondazione aveva prodotto «in mezzo al Borgo, vicina al mare» un profondo precipizio, e per chiudere la voragine malefica furono impiegate due barcate d'arena, ed i lavori vennero eseguiti sotto la direzione dei maestri Antonio Maggio, Giuseppe Maggio, Gio: Battista Castagnino, Nicolò Nobile ed Andrea Norero.
Come nell'innondazione del 24 ottobre p. p. anche allora le chiese di Rapallo e di Santa Margherita ebbero danni non pochi.
Il 3 settembre 1765 il Rev. Gerolamo Benedetto Costa, arciprete di Santa Margherita, scriveva al Vicario della curia Arcivescovile, che «nell'orribile luttuosa innondazione di questo Borgo e sue adiacenze, quale non ostante lo rinforzo delle communi suppliche alla Divina Misericordia da noi continuate in più Tridui ed altre Funzioni per trattenere il flagello della Divina Giustizia, seguì per la piena dei nostri peccati la mattina de' 17 del corrente agosto circa le ore 14, e durò por tre ore continue con memorabile rovina ed esterminio delle circonvicine pianure e con gravissimo danno sofferto dagli abitatori nelle sostanze a motivo della non mai per l'addietro a memoria d'uomini veduta escrescenza delle acque nel Borgo all'altezza di palmi otto e più, restò anche involta questa Chiesa, in cui con non poco danno delle sue supellettili rimaste lorde, la piena dell'acque si portò alla non mai per l'addietro veduta altezza di palmi sei circa e arrivò sino all'armario, nel quale si trovava serrata con chiavatura la cassa ossia Custodia di legno dorato delle reliquie insigne di San Domizio Martire, cioè della maggior parte del di lui Sagro Corpo quali dall'acque, avvegnaché torbide e fangose penetrate dentro la detta Custodia, senza però alcuna rottura di cristalli, e delli sigilli, sono rimaste deformemente imbrattate».
A Rapallo l'acqua, penetrata nella chiesa parrocchiale, avea divelto i sigilli, che avevano autenticato lo reliquie di San Biagio, deposte in un'urna situata nel suo altare, il che prova come la stessa iattura, che incolse testé Rapallo e Santa Margherita, coi suoi tristi effetti, le aveva colte il 17 agosto del 1765.
Rapallo pianse allora due vittime, Angela Maria Cuneo, d'anni 30, domestica di Gio: Battista Tassara, rimase fulminata ed il Registro dei Defunti la segna «fulmine icta obiit».
La seconda, Margherita Pietranera, serviva in qualità di domestica l'arciprete Fortunio Benedetto Molfino, e rimase annegata aquis praefocata, come dice l'atto di decesso.
L'Arciprete Molfino, nel notare le due vittime, non può fare a meno di ricordare che anch'egli si era appena salvato per la misericordia di Dio.
I Consiglieri di Rapallo, alla presenza del Capitano, il 22 agosto del 1765, indissero un pellegrinaggio, al Santuario di Montallegro «non solo per pregare la gran Vergine e madre di Dio N. S. Protettrice e Padrona di interporsi presso il suo Divin Figlio, acciocché siamo liberi da ulteriori flagelli e castighi, ma ancora di ringraziarla sulla passata innondazione di quei danni e pregiudici maggior che sovrastano».
E la domenica 25 agosto le volte del patrio Santuario echeggiarono di un solenne Tedeum, che si sprigionò dai mille cuori commossi dei nostri arcavoli venerandi.

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