Testata Gazzetta
    Pezzi di storia

Don Francesco di Cosimo I de' Medici, Duca di Toscana, a Portofino
(1 dicembre 1548)
di Arturo Ferretto

Il Mare – 13 aprile 1912

Guadagnata che t'ebbe l'imperatore Carlo V, il 24 d'aprile del 1547, la battaglia di Muhlberg1, che decise le sorti della guerra co' Francesco protestanti d'Alemagna, dandogli in mano il suo maggior nemico nella persona di Giovan Federico di Sassonia, tornò col pensiero ad un gran disegno.
Pago della gloria e della grandezza acquistata, questo Cesare, che non vedeva mai nei suoi stati tramontare il sole, innanzi che la fortuna gli volgesse le spalle, deliberò accomiatarla amichevolmente.
Prima di abbandonare le redini di un tanto imperio e di chiudere la famosa vita nelle consuetudini monacali a Iuste d'Estremadura2, Carlo voleva assicurare al figliuolo don Filippo, allora governatore della Spagna, ed in età di ventun'anno, quando più fosse della eredità sovrana, considerando come necessario che i suoi stati rimanessero uniti in una sola potenza dominatrice. Laonde condottosi a Bruxelles, lo invitò a passare nelle Fiandre, non solo por farvelo riconoscere come suo successore, ma anche per iniziare, lui presente, le pratiche segrete per la corona imperiale, che non gli riuscirono seconde.
Il Principe, ricevuti gli ordini del padre, nel novembre del 1548 salpò dal porto di Rosaz in Catalogna, accompagnato dal duca d'Alva, da Cristoforo Mundruzzo, cardinal di Trento, dal commendatore d'Alcantera don Luigi Davila, dal capitano della guardia don Gomez Figueroa, dal maggiordomo don Guittierez Lopez de Padilla e da molti altri personaggi spagnuoli, con una flotta di bene cinquantaquattro galere, sicule la più parte, napoletane o spagnuole, e diciannove liguri di Andrea Doria, tra le quali la quinquereme in codesti tempi reputata stupenda cosa.
E quel celebrato ammiraglio, nonostante la tarda età3, volle assumere in persona il comando di codesta flotta.
Della ciurma facean parte non pochi marinai di Portofino, Santa Margherita, Rapallo e Zoagli.
I venti contrari e le tempeste ne ritardarono il tragitto; ma finalmente, sul cadere del novembre, giunse a Genova, dove la repubblica, assicuratasi che questi spagnuoli non avrebbero attentato alla sua libertà, li ricevette con grandioso apparato e con ogni sorte di feste e di allegrie.
Gli storici di Carlo V e gli annalisti della repubblica genovese son pieni delle pompose descrizioni di questo ricevimento. Ma a noi importa piuttosto il ricordare che i principali signori della penisola in questa occasione si affrettarono a muovere per Genova, o vi mandarono onorevoli ambasciate in ossequio del Principe; dacché nessuno stimasse prudente trascurare di gratificarsi in questa occasione l'Imperatore, né il prossimo venturo padrone, del quale s'ignoravano tuttavia le voglie riposte e gli umori.
Cosimo I de' Medici4, com'era da credere, non mancò a quel ritrovo; ma, diffidando dei Genovesi, non volendo esporsi tra tanti principi che vantavano ambizioni di precedenza, né ben celando l'eterno cruccio, perché Carlo pochi mesi innanzi gli aveva cavato di mano Piombino, dopo essersi servito di lui per ispodestarne gli Appiano; messa innanzi la necessità della presenza sua nello stato pei torbidi di Siena, mandava invece ad ossequiare il principe don Filippo, il figliuolo primogenito Francesco de' Medici, allora appena settenne, con un corteggio solennissimo.
Lo componevano principalmente gli oratori monsignor Giovambattista de' Ricasoli, vescovo di Cortona, e messer Agnolo Niccolini, poi luogotenente a Siena, ambedue consiglieri del Duca; messer Lorenzo Pagni, uno dei suoi segretarii di stato; messer Iacopo de' Medici, provveditore della spedizione; maestro Andrea Pasquali, celebrato fisico, che aveva sopra di sé la particolare custodia di don Francesco, non che una bella, numerosa e onorevole schiera di gentiluomini di corte.
Servirono al trasporto quattro galere napoletane del vicerè don Pietro di Toledo5, poste sotto il comando del suo figliuolo don Garzia6, e due cosimesche7, tutte sontuosamente fornite.
Del rimanente il carteggio degli oratori col duca di Firenze nei giorni che durò l'ambasceria, pubblicato da G. E. Saltini, fin dal 1879, sull'Archivio Storico Italiano, ci dà i più minuti ragguagli di don Francesco e della corte, del felicissimo viaggio, dell'arrivo e del lieto ricevimento, che ebbe in Genova; ci dice che il ragazzetto si portò da uomo fatto, serbando sempre «il grande decoro de' suoi pari da non desiderare di meglio» e ci descrive partitamente le onoranze, che gli fecero il duca d'Alva suo zio8, la Signoria di Genova, lo stesso don Filippo e tutti quei principi e gentiluomini ivi convenuti. genealogia
Si trattenne in quella città l'ambasceria fiorentina fino agli 11 di dicembre, in che il principe di Spagna mosse alla volta di Milano. Monsignor de Ricasoli lo seguitò come oratore del Duca, e Don Francesco tornossene festoso a casa co' suoi.
Tali i fatti.

Ecco come il segretario Lorenzo Pagni, col suo dispaccio del primo dicembre 1548, dà conto al duca Cosimo del viaggio di Don Francesco:
«L'arrivo dell'Ill.mo signor don Francesco a Lerici fu hiersera (30 novembre) a hore 22 in circa, et nella medesima hora, senza posarsi punto nell'alloggiamento che s'era ordinato per lui, si volse imbarcare su la galera Capitana del signor don Gratia; godendosi et pigliando assai diletto della bellezza della poppa di essa et delle camere abbigliate e molto riccamente, et profumate di sorte che non vi si sentiva alcun cattivo odore. Cenò S. S. Ill.ma della miglior voglia del mondo, et l'onorevole et accurato maestro Andrea (Pasquali) lo messe poi a dormire in un letto, certo dogno della persona sua. Le amorevolezze et grate accoglienze che nell'arrivo furno fatte a S.S, Ill.ma dal tenente di don Gratia et da tutti e ministri delle galere lo taccio, per che l'E. V. può per se stessa considerare, per esser criati et ministri di don Gratia, che non furono se non grandi, et la cena suntuosa, con un servitio d'argenti molto honorevole et ricco. Furono ripartiti questi gentilomini, con e loro servitori, tra le quattro galore di don Gratia et le due di V. S. Et col signor don Francesco, su la Capitana, furno messi tutti e signori che servono l'E. V. et su la Pisana di quella il vescovo di Cortona et messer Agnolo Niccolini.
A hore sette di notte in circa le galere si missono a viaggio con bonissimo vento, et stamattina, avanti che apparissi il giorno, comparsono a Portofino con prospera navigatione. Et perché, poi che fu fatto giorno, il vento tal' or mancava et tal' or si metteva contrario per la prua, fu necessario affaticare la ciorma, et con i remi fare la maggior parte del cammino; nel quale la galera Pisana di V. E. non … punto, et con la vela et col remo - alla Capitana di don Gratia, ancorché la sia quadrireme: di maniera che ogni uno se n'è maravigliato, et è stata giudicata una galera eccellentissima, che se havesse tutto il ripieno de forzati riuscirebbe anco meglio, La Saetta, per esser mal fornita di forzati, speesse volte è restata indietro. Pur è stata sempre aspettata et è venuta in conserva con l'altre. Dirò a V. E. una cosa maravigliosa, la quale mi è stata referita da maestro. Andrea Pasquali, che nella galera Capitana, nessuno ha potuto dormire tutta la notte passata eccetto don Francesco, che non obstanti li strepiti e romori della galera, che come V. E. sa, sono infiniti, non ha lassato mai di dormire sino al giorno chiaro. Et di poi che fu desto si stette anco un pezzo nel letto a riposare, et per insino alla levata sua, stette tanto bene quanto si possa desiderare. Ma dipoi che fu levato, per spatio d'un'hora e circa, havendo noi il vento per prua et navigando con e remi, S. S. Ill.ma per il moto che era grande, per l'una e l'altra ragione si cambiò alquanto nella faccia et vomitò un pochetto di materia pituitosa, che per quanto afferma maestro Andrea gli dette pochissimo fastidio, et li sarà di notabile giovamento per la sanità sua. Doppo il spatio d'un'hora et mezo in circa S. S. Ill.ma trovandosi scarica et molto allegra et con assai appetito di mangiare, fece fermare le galere, vicino a Genova sette miglia in circa, et quivi desinò di buonissima voglia. Dipoi partendo per finire il viaggio, fu incontrata dal signor Don Gratia con dua o tre fregate armate etc.».

Il duca Francesco de' Medici giunse dunque a Portofino avanti che apparisse il giorno del 1° dicembre del 1548, essendo stata prospera la navigazione.
Le galee partirono poiché fu fatto giorno. Oltre la musica di trombetti, cornette e tromboni che poi in Genova «feciono una melodia maravigliosa» trovavansi a bordo delle galee, che per breve tempo sostarono a Portofino «gran copia di buffoni» ed un nano. In Genova il principe Andrea Doria invitò il duca Francesco ad uno splendido convito insieme ad una sessantina di personaggi. «Durò il pasto per spatio di tre hore o più, con un servitio di novanta sorte di vivande, et con molte intermesse di musiche, tanto di istrumenti quanto di voci… Il nano trattenne tutti quei signori dal principio del pasto sino alla fine, et fuori del suo solito, si governò sempre da persona savia et prudente.»
Il corteo, che sull'alba del 1° dicembre dal 1548 allietò la spiaggia del nostro mare, era tale da meritare un cenno doveroso, cenno, costituente una pagina novella di storia, che impreziosisce gli Annali dei paesi del nostro bel golfo tigullio.


1 La battaglia di Mühlberg vide contraposti l'esercito ispano –imperiale di Carlo V e la Lega di Smalcalda (principati e città protestanti - guidata) da Giovanni Federico I di Sassonia: quest'ultimo fu fatto prigioniero.
2 Nel 1556 Carlo V abdicò alla corona spagnola in favore del figlio Filippo II di Spagna e alla corona del Sacro Romano Impero in favore del fratello Ferdinando I; si ritirò nel monastero di Yuste in Spagna.
3 Andrea Doria aveva 82 anni
4 Cosimo (1519-1574): proprio nel 1548 gli venne attribuita l'uccisione a Venezia di Lorenzino de' Medici (1514-1548), l'assassino di Alessandro de' Medici (1510-1537). In realtà pare che Lorenzino sia stato fatto assassinare proprio da Carlo V per vendicare Alessandro, marito della propria figlia naturale Margherita d'Austria.
5 Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga (1484-1553)
6 García Álvarez de Toledo y Osorio (1514-1577)
7 che appartenevano a Cosimo
8 Don Fernando Álvarez de Toledo y Pimentel, III duca d'Alba (1507-1582)

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