L'Unità – 25 luglio 1964
Portofino, un poco altezzosa, ha invece lo snobismo1 del suo isolamento.
Sta per essere «milanizzata» la celebre località balneare. Palazzoni, juke-box, night, golf, intensa vita notturna. Tutti parlano milanese.
Uno che passi sul lungomare di Pegli può vedere su uno scoglio una lapide semicancellata dalle acque, dal vento e dal sole; e poiché gli scogli attorno a Genova
sono pieni di lapidi grondanti di storia, naturalmente vien voglia di correre il rischio di rompersi una gamba per andare a vedere che diamine c'è scritto, a quale
epico evento la faccenda si riferisca. Tanto interesse culturale viene compensato; dalla lapide si apprende: «Nella lontana estate del 1771 / da questo
scoglio non partì nessuno. Memori i posteri»
eccetera. Il che dimostra che Gandolin2 ha fatto scuola e che i liguri
possono essere ancora dei feroci umoristi, ma soprattutto che sono degli ottimi psicologi. Perché la voglia di leggere la lapide deriva dal fatto che questa è fuori
mano; se fosse sotto il naso dei passanti a nessuno verrebbe in mente di darci neppure un'occhiata.
E' la stessa impostazione psicologica che presiede le sorti di Portofino: a Portofino si è indotti a venirci perché è forse l'unica località turistica non solo
d'Italia, ma anche del mondo, che abbia fondato la propria fortuna nel sollecitare l'interesse del turista proprio rifiutandosi di accoglierlo, trattandolo male,
guardandolo con freddezza piena di sussiego.
Le altre località di villeggiatura spalancano le braccia al turista, questa gli mostra i pugni; altrove, visto che la massa dei villeggianti è giovane e vuole
ballare, metteranno i juke-box anche nelle stanze da bagno; qui li proibiscono; altrove, per divertire i turisti, costruiscono night-club, scritturano
«numeri» dall'Africa Centrale all'America del Nord, qui si scocciano se qualcuno accende la radio; negli altri centri, per poter ospitare sempre più
gente, costruiscono palazzi che sembrano caserme per granatieri: qui non si può spostare neppure un paracarro; in tutte le altre parti, visto il «boom»
dell'automobile, cercano di rendere più agevoli le vie d'accesso: a Portofino, dove si arriva solo in macchina, dal mare o a piedi, alle automobili hanno proibito
di avvicinarsi al paese.
Respinto in tutti i modi, naturalmente, il turista non desidera che andare a Portofino, che così è sempre zeppa esattamente come gli altri centri. Ma a differenza
degli altri centri questo è uno dei pochissimi (sono tre o quattro in tutte la costa ligure) che è riuscito a conservare le sue caratteristiche, il suo verde, la
sua tranquillità; che se ne infischia della moda, la quale spinge un certo tipo di villeggiante ad andare a Capri o sulla Costa Azzurra, in Sardegna o a Cortina:
qui non ci sono oscillazioni: più di tanta gente non ci sta, dato che non c'è posto, e quella «tanta gente» ci sarà sempre.
Descritta così, tutto sommato, Portofino può apparire sommamente noiosa; ed in effetti la è, almeno per chi cerca esattamente quelle cose che qui non può avere.
La consolazione sta nel fatto che tutte queste cose si trovano appena girato l'angolo. A Rapallo, ad esempio. Ecco, se non fosse che non c'è il Duomo, uno che
arriva a Rapallo può pensare di essere arrivato a Milano: intanto perché - se a Milano il mare non si vede - qui lo si vede poco: prima ci sono le case, poi decine
di migliaia di persone, poi una distesa di barche. Il mare è sotto le barche e sotto le persone. Poi, come a Milano, anche qui tutti parlano milanese. Infine anche
qui ci sono certi bei palazzoni immensi, giganteschi che aspirano tutti ad essere scambiati per il «pirellone». Qui ci sono juke-box, night-club, golf,
tennis, snack-bar e wiski a gogò proprio come a Milano, cosicché i milanesi si sentono a loro agio, come se non si fossero mossi da casa.
Non è una battuta: se si dà un'occhiata alle località di provenienza dei villeggianti che si trovano a Rapallo si scopre che al primo posto vengono i milanesi
(che sono in numero tale da superare da soli non soltanto i villeggianti provenienti da tutto il resto d'Italia, ma anche gli «indigeni»), al secondo,
staccatissimi, i torinesi; quindi i bolognesi. Non si tratta di dati relativi solo a quest'anno: da decenni, ormai, le proporzioni rimangono immutate e i lombardi
vanno completamente «milanesizzando» Rapallo, trasferiscono qui le loro abitudini, i loro gusti, il loro modo di vivere, le loro automobili targate MI
che, schierate in lunghe file, danno l'impressione di essere in via Manzoni.
A pochi chilometri di distanza l'una dall'altra, (Santa Margherita, posta tra le due, è, anche nello sviluppo del turismo, una via di mezzo)
rappresentano nel modo più significativo i due volti dell'estate in Liguria: da una parte Portofino, uno poco altezzosa, che ha lo snobismo del suo isolamento;
dall'altro Rapallo che ha fatto tutto quello che poteva essere fatto per attirare sempre più gente, fino a sfigurarsi, a gonfiarsi, a diventare un'altra cosa.
Dimostrando, insomma, che l'alternativa al non fare niente sarebbe quella dello strafare. Il che, naturalmente, non è vero. Comunque, per fortuna di chi viene a
passare l'estate quaggiù, queste due concezioni opposte delle vacanze vivono l'una a fianco dell'altra, se no diventerebbero intollerabili tutte e due: una
pretendendo di riservare la villeggiatura a silenziosi contemplatori, pallidi poeti, asceti e miliardari, l'altra proponendoci come ideale del riposo estivo
l'Idroscalo di Milano.
1 snob,sostantivo inglese inizialmente con il significato di ciabattino, poi persona estranea, infine persona non fine, non
adeguata a un ambiente colto e raffinato. Non documentata l'ipotesi che derivi dal latino s(ine> nob(ilitate), senza nobiltà.
2 Pseudonimo di Luigi Arnaldo Vassallo (1852-1906), scrittore e disegnatore umoristico genovese.