Testata Gazzetta
    Pezzi di storia

Pagano a duro prezzo l'arrivo degli industriali
di Mauro Schettini

L'Unità – 15 luglio 1950

Quando a Rapallo giungono i ricchi - Una città dalla pesante fisionomia umbertina - Duemila lire al chilo il pesce fresco

Le case di Rapallo sbucano come una sorpresa - tutte accese dal sole - dalle rocce livide a ridosso della riviera: vedete poi che si dispongono sul mare, che sembrano fermare in un ferro di cavallo.
Il mare è nella città.
Gli alberi verdi, i tavolini dei caffè, le baracche balneari sono tutte cose che non hanno stabilità: sembrano sobbalzare da un momento all'altro, come vignetta castelletti di legno, sollevati dall'acqua agitata.
Città fine secolo
Il mare non è liscio e tranquillo come a Venezia dove talvolta acquista la stessa aria immobile dei palazzi e dei canali. Il mare di Rapallo è irato, gonfio, si dibatte continuamente tra la gente e le case. Ma Rapallo ha un grave aspetto composto. Tutta la città è un po' fine secolo. Ha palazzotti grossi e massicci con le finestre dell'ultimo piano, che sporgono dai tetti alti, come nella provincia francese. E' una città comoda: ha un tono severo e contegnoso. E' un'antica colonia di industriali milanesi che trascorrono a Rapallo un mese o due nell'estate ed i giorni di sole, a gennaio, a novembre ed in aprile. Non sono industriali esigenti, amano la comodità, ma non le spese superflue. La sera si coricano prima di mezzanotte e la mattina vanno al mare di buon mattino. «La gente che viene qui - mi spiegava un cameriere - è capace di lasciare morire di fame una città senza spendere cento lire per salvarla. Ma non ama i vizi, è gente assennata. Paga per mangiare e dormire in un albergo modesto di Rapallo dalle 6 alle 8 mila lire al giorno. Ma il suo pasto non supera le tre portate e la frutta. E' il pasto domenicale di un funzionario di ferrovia. Il dolce lo mangia soltanto due volte la settimana».
Affreschi sulle case
La messa è breve per chi paga poco - dicono a Rapallo: E' un antico adagio che potete leggere in molte botteghe. Un cameriere difatti può segnare sul conto 2 mila lire una pietanza che, altrove, non la pagate duecento. Il barbiere, il ristoratore, il pescivendolo, il cartolaio potrebbero imporre al cliente i prezzi che vogliono: il cliente, che è l'industriale, non li discute poiché non è tirchio. Trascorrere un mese di villeggiatura a Rapallo per lui è come compiere un dovere: ne sopporta così i sacrifici senza fiatare. I negozi di Rapallo non sono lussuosi: mostrano molta merce nelle vetrine, merce di buona qualità, eleganti abiti estivi, ottimi calzini di seta, costumi da bagno di ogni tipo. Le vetrine sono ricche ed appariscenti: non vi trovate però nulla di superfluo. E' sconosciuto al negoziante di Rapallo l'accappatoio a tinte sbalordite, il pantalone arabescato, le pipe incastrate di perline, che invece fermano gli occhi di tutta la gente a Capri o a Forte dei Marmi. La pesante fisonomia di Rapallo: i suoi palazzi che sembrano acquistare al sole le tinte dei saloni prefettizi, con la solennità dei monumenti, rappresentano un poco l'ideale di tutti quegli industriali milanesi che vengono a Rapallo. Hanno rendite fisse e fanno investimenti sicuri. Le facciate di molti edifici sono affrescate come i famosi caffè di mezzo secolo fa: raccontano fra una finestra ed un balcone, dalle persiane chiuse, le mitiche favole delle ninfe e dei fauni, accompagnate da classiche danze ateniesi. Le ville sopra la città e sul mare sono ampie e grosse, ma costruite senza fantasia: molte affondano negli ulivi. E' una città dalle immagini ferme e tutte eguali: non corre al mare come le altre, tra casette bige e villette bianche, ma con aria stagnante. Si adagia sulla riva con alberi antichi e massicci.
Ambizioni sbagliate
Tra il mare e le case di Rapallo vi passa come un'aria gelida che spegne ogni contatto tra loro. Il mare strepita continuamente sotto la riva, che invade, scivolando poi come da un marmo liscio. Sembra balzar fuori, ad ogni momento, dal ferro di cavallo che formano le case, sull'acqua tutte sonnolenti. In piazza ribolle ai piedi della gente, passante sotto larghi lastroni di cemento, che hanno costruito per allontanare la riva dalla vista degli alberghi e dei caffè. Alla punta del piccolo golfo lo vedete sempre bianco di spuma.
Passando a S. Margherita trovate l'ambiente di Rapallo: caldo e composto. Il cameriere dell'albergo si muove come il maggiordomo di un duca; e gli alberghi hanno vasti saloni di stile liberty, sedie e poltrone dalle alte spalliere solenni. Rapallo, S. Margherita, S. Remo ebbero il ruolo, alla fine del secolo scorso, di sostituire per gli industriali milanesi Nizza, Cannes, Montecarlo, che i loro colleghi francesi e americani frequentavano per accompagnarsi alla vecchia e superstite nobiltà europea. Gli alberghi e le ville di S. Margherita furono costruite per soddisfare le ambizioni aristocratiche di molti industriali milanesi, che vollero trovare in riviera il candelabro in oro ed il duca in vacanza: tutto come a Nizza. Ma è rimasto come un vecchio sogno insoddisfatto avere tutta la costa d'oro, a Rapallo o a S. Margherita: tanto che in mezzo secolo non è stata spostata una specchiera o trasformato una parete nelle ville e negli alberghi della estatica riviera.
Un letto stile impero
Una notte, in un albergo ho dormito in un letto stile impero, le spalliere di raso di molte sedie erano sfilacciate, ma avevo l'impressione di avere fuori la porta due domestici addetti alla mia persona. Le famiglie che frequentano S. Margherita e Rapallo si sforzano di imitare duchi e marchesi, come facevano i loro nonni. Ma le ambizioni aristocratiche degli industriali milanesi costano a tutta l'altra gente della riviera duri sacrifici. I falegnami, gli impiegati, gli operai, i facchini, i pescatori, i professionisti, i calzolai, a Rapallo, a S. Margherita e a Chiavari e in cento altri comuni della riviera sono costretti a pagare per qualunque merce gli stessi alti prezzi che vengono offerti ai contegnosi clienti degli alberghi e delle pensioni.
Il finto duca di Santa Margherita la mattina mangia un chilo di frutta che mantiene al prezzo di L. 400 al chilo anche fuori di casa sua: poi mangia a mezzogiorno e sera il pesce fresco che porta subito al prezzo di L. 2.000 al chilo, se a cena egli comincia a mangiare caccia, per tutta la popolazione anche un passerotto viene venduto a peso d'oro. La gente prega Dio che non gli venga la voglia delle carote, che sono rimaste l'unico cibo a prezzo basso, poiché non è richiesto negli alberghi e nelle ville. Un grosso comune a quattro passi da Rapallo, Chiavari, è uno dei più poveri della riviera: da un anno all'altro si è trovato con migliaia di disoccupati.
Le loro famiglie si trovano in villeggiatura senza volerlo: a Chiavari la frutta costa 300 e 400 lire al chilo e il pesce fresco a 2.000 lire. Le spese per l'aria contegnosa dei palazzi di Rapallo e di Santa Margherita le pagano in maggior misura le famiglie degli affamati, con una minestra in meno al giorno.

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